Processo ex Legnochimica, «costretti a chiudere l’azienda per la cattiva qualità dell’aria»
Il racconto di un imprenditore piegato dagli incendi e «dalla puzza». «Alcuni lavoratori hanno accusato problemi respiratori, non volevano venire a lavoro»

COSENZA Prosegue dinanzi al Tribunale di Cosenza il processo sulla ex Legnochimica di Rende. Le accuse mosse nei confronti di Pasquale Bilotta, ex liquidatore dell’azienda Legnochimica – difeso dall’avvocato Pietro Perugini – sono di disastro ambientale e omessa bonifica.
«Costretti a chiudere l’attività»
«La qualità dell’aria è pessima, quando si verificano gli incendi la situazione peggiora». A parlare è Giuseppe Falbo, titolare della Gf Car e Gf Motor, azienda che insiste in un terreno adiacente l’ex Legnochimica di Rende. «In un incendio scoppiato nel 2017 – racconta in aula il testimone rappresentato dall’avvocato Salvatore Tropea – abbiamo subìto danni alla struttura. Le cupole (sotto le quali sostano le auto in vendita) sono state bruciate e i climatizzatori resi inutilizzabili dalla fuliggine. Un danno complessivo pari a circa 15mila euro». Non solo, la «cattiva qualità dell’aria» secondo l’imprenditore avrebbe provocato anche un calo consistente nel fatturato perché «siamo stati costretti a chiudere alcuni giorni l’azienda e in una occasione è stata disposta la sospensione delle attività a seguito di un’ordinanza emessa dal sindaco Marcello Manna». Ovviamente per l’azienda i danni sono stati molteplici, «abbiamo in tutto 35 operai, molti si sono rifiutati di continuare l’attività lavorativa e alcuni hanno accusato difficoltà respiratorie». Inoltre «sono saltate alcune consegne e la casa madre ha più volte sollecitato i nostri uffici per capire quali fossero i motivi legati alle mancate immatricolazioni». Oggi – racconta l’imprenditore – «abbiamo ripianato alcune perdite ma la qualità dell’aria resta pessima». E anche gli incendi si verificano costantemente, «almeno un paio all’anno e nel 2015 un rogo ha resistito oltre 40 giorni agli interventi costanti dei vigili del fuoco».
«Non si respira, la puzza resta»
L’esame dei testimoni è proseguito con l’escussione del teste delle parti civili. A parlare è Raffaele Strusi, responsabile della Gf Motor dal 2011. «Nel giugno del 2017, l’incendio ha provocato danni alle strutture aziendali e abbiamo dovuto chiudere l’attività». «C’era da morire», esclama il teste quando gli viene chiesto quale fosse la percezione dei lavoratori sulla qualità dell’aria respirata. E oggi «la puzza c’è sempre» sottolinea Strusi che ricorda un ultimo incendio verificatosi con l’intervento dei vigili del fuoco durato due settimane. I roghi e l’odore nauseabondo hanno spinto «molti clienti a non recarsi in azienda con conseguenti perdite economiche». In riferimento all’incendio segnalato dai testimoni e riferito all’estate del 2017, l’avvocato Perugini ha richiamato all’attenzione del giudice Familiari l’acquisizione (già avvenuta nelle precedenti udienze) della «relazione dell’Arpacal che aveva certificato l’assenza di inquinamento dell’aria».
I terreni «(s)venduti»
L’ultimo testimone sottoposto ad esame è Pietro Ferro (parte civile nel processo) – rappresentato dall’avvocato Pasquale Filippelli – figlio di Mena Iorio, titolare di un terreno adiacente alla Legnochimica. I terreni erano stati concessi a titolo gratuito ad un parente che aveva realizzato un’azienda agricola poi chiusa «perché sono stati posti sotto sequestro i pozzi che venivano utilizzati per abbeverare il bestiame». Secondo quanto raccontato dal testimone, i terreni sarebbero stati «(s)venduti» dopo la chiusura dell’azienda agricola. «Nessuno voleva comprarli, valevano – secondo una stima effettuata – circa 60 euro al metro quadro, poi siamo stati costretti ad accettare un’offerta da 23 euro al metro». Il processo proseguirà a febbraio 2022, quando nella prossima udienza saranno escussi i testimoni del Pm e il consulente della difesa.