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La riflessione

«Catanzaro ha bisogno di una classe dirigente all’altezza»

Se fosse prevista una tassa per i politici che si lasciano andare a giudizi affrettati, a volte senza senso, qualcuno, a Catanzaro, sarebbe ridotto alla fame. Ma, come dicevano gli antichi, se Ate…

Pubblicato il: 15/11/2021 – 9:52
di Franco Scrima*
«Catanzaro ha bisogno di una classe dirigente all’altezza»

Se fosse prevista una tassa per i politici che si lasciano andare a giudizi affrettati, a volte senza senso, qualcuno, a Catanzaro, sarebbe ridotto alla fame. Ma, come dicevano gli antichi, se Atene piange Sparta non ride. Autodefinire che il lavoro fatto dall’Amministrazione comunale sia stato «un buon lavoro» non è solo singolare, ma è troppo.
È mai possibile che non si vuole comprendere che alla gente ribolle il sangue sentendo affermare dal sindaco che: «Ancora una volta la nostra amministrazione conferma di essere un modello positivo nell’ambito delle strategie di sviluppo urbano». E ancora: «Sono convinto che la Città potrà raccogliere i frutti di questa programmazione grazie alla visione politica e gestionale che l’amministrazione ha saputo esprimere».
Che dire? La democrazia consente a ciascuno di dire ciò che vuole; spetta poi ai cittadini valutare le parole e decidere se applaudire o fischiare. Nel caso che ci interessa, è da applaudire colui che a fine mandato vorrebbe essere ricordato come un “benefattore” per essere riuscito a cambiare il volto della città facendola diventare «bella, attraente, ricca, comoda e vivibile» (lo ha sostenuto Abramo) oppure da fischiare. Personalmente propendo per la seconda soluzione se si aggiunge la fine che, anche per responsabilità del Comune di Catanzaro, ha fatto la Sacal (la società di gestione dell’Aeroporto di Lamezia Terme) finita in mani private con tutto ciò che ne può conseguire per la Calabria.
Sarà una competizione dalla quale non si esce indenni se i catanzaresi dovessero comprendere che il sindaco ha esagerato, sia pure in buona fede, quando ha scritto che «Catanzaro è una città nella quale le attività commerciali che prima si contavano sulle dita di una mano, oggi sono centinaia, così da avere cambiato il volto di Corso Mazzini, affollato da mattina a sera da acquirenti costretti a fare la fila per entrare nei negozi».
Un’affermazione talmente impossibile da lasciar pensare che non l’abbia potuta dire. Ma se putacaso l’avesse detta si deve desumere che evidentemente le diecine di serrande abbassate, ormai da molti mesi, su Corso Mazzini siano una messa in scena, magari artatamente allestita dalle opposizioni per screditare l’amministrazione comunale alla quale si intende addossare la responsabilità di immobilismo e la mancanza di idee senza precedenti.  
Vedere ciò che si vuole vedere difficilmente riesce, anche perché la realtà, prima o poi, emerge e può fare anche male. E la realtà, anche in questo caso, denuncia la mancanza di idee oltre all’incapacità di evitare che la Città cadesse in una grave crisi commerciale.
Catanzaro ha bisogno di un cambiamento radicale dei membri della sua classe dirigente, molti dei quali sono approdati in politica dimostrando di non essere ancora maturi o capaci di gestire una realtà complessa come un Consiglio comunale, il cui primo dovere avrebbe dovuto essere migliorare il territorio. Il capoluogo regionale non è solo un insediamento umano esteso, ma è un nucleo consistente di uomini e cose che vanno tenuti parimenti in considerazione ed essere accompagnati verso quel processo evolutivo che li rende orgogliosi e consente loro di usufruire del benessere di una città che si evolve.
Sarebbe sufficiente ricordare che Catanzaro è il capoluogo della Calabria, dove hanno sede non solo la presidenza della Regione e il governo regionale articolato nei vari assessorati, ma anche la Corte d’Appello, Il Tribunale Regionale Amministrativo, la Corte dei Conti e, non ultima, l’Università con l’unica facoltà di medicina e chirurgia della Calabria. La verità è che Catanzaro, vuoi per una rivalità mai sopita, vuoi chissà per cos’altro, è avversata e denigrata quasi in tutta la Calabria da quando è stata elevata a capoluogo di regione.
Lo dimostra il fatto che è veramente raro, per esempio, che Catanzaro sia quasi sempre assente nel palinsesto dei telegiornali della Rai regionale. Presenze che, al contrario, non vengono lesinate alle altre quattro province, alcune delle quali occupano spazi televisivi giornalieri per cronache anche di scarso valore e interesse collettivo. E ciò si perpetua da anni nell’indifferenza generale, primi fra tutti coloro che hanno finora amministrato la Città.
Abramo ammetta, anche dopo la sonora bocciatura, di aver fatto di tutto per entrare nella Giunta regionale da cooptato (come l’ex Spirlì, insomma) il che avrebbe significato bypassare le elezioni regolari temendo probabilmente che non avrebbe mai trovato la forza elettorale per essere eletto. Ha tentato prima con Salvini e successivamente facendosi “raccomandare” dal sindaco di Venezia, Brugnano, ma è rimasto ugualmente al palo. Visto che può contare su queste amicizie, il consiglio che gli si può dare è di trasferirsi al Nord tra la Lombardia e il Veneto. Può darsi che trovi terreno fertile per un altro ventennio da vivere sulle spalle di quelle popolazioni sicuramente più ricche di questa martoriata Calabria.
*giornalista

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