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La sfida di un imprenditore calabrese ai colossi del sushi

Michele Giglio da Soverato ai progetti della catena “Basho”. Cucina fusion «e adesso ristoranti in tutto il mondo»

Pubblicato il: 09/12/2021 – 12:55
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La sfida di un imprenditore calabrese ai colossi del sushi

SOVERATO È una storia calabrese quella dei ristoranti “Basho”. Ed è anche la sfida di un giovane imprenditore del Catanzarese ai colossi del sushi. Michele Giglio e la sua catena di risoranti rendono omaggio nel nome a uno dei più grandi maestri del sushi giapponese. Ma non è questo l’unico motivo del successo a cui fa riferimento in un servizio il sito Forbes. «La sua peculiarità, che lo ha reso un’eccellenza rispetto ad altri ristoranti che hanno come core business il sushi è, infatti, la capacità di fondere in modo magistrale la cucina giapponese con quella sudamericana, in particolare del Brasile, passando per quella cinese, fino ad  arrivare ai sapori tipici dell’Italia meridionale».  

Da Rio de Janeiro a Catanzaro

È infatti a Rio de Janeiro che Giglio, ad appena 18 anni, incontra lo chef brasiliano che ancora oggi forma personalmente i cuochi che entrano a far parte della catena. A quel punto il giovane decide di aprire il primo bistrot a Catanzaro, il “Fazzari’s 18” all’interno del prestigioso palazzo Fazzari. E poi avvia la sfida “Basho” dalla sua Soverato, in Calabria, punto di partenza per il suo progetto più ambizioso. È così che il progetto arriva a Lamezia Terme, Cosenza e Catanzaro. E, da pochi mesi, anche in Puglia, a Bari, città d’origine di sua madre. «È stato in un certo senso un ritorno a casa, alle origini», ha spiegato l’imprenditore calabrese che sin dall’avvio del locale ha stretto un legame molto intenso con  il capoluogo pugliese dove, d’altronde, il pesce, crudo o cotto che sia, è una sorta di  “divinità”.  

Fatturato triplicato nel lockdown. «Ora sedi in tutto il mondo»

Ogni location “Basho”, spiega Forbes, si caratterizza per una propria specificità: al  “Basho Crazy” di Bari è stato assegnato questo singolare nome in quanto aperto,  decisamente in controtendenza, in piena pandemia; “Basho Garden”a Cosenza offre ai suoi  clienti la possibilità di degustare le pietanze in un bellissimo giardino ricreato all’interno del  locale; “Basho Fusion Experience” a Lamezia Terme è immerso in una bellissima villa; prossimamente a Catania vedrà la luce “Basho Boutique” in una cornice estremamente  raffinata che richiama l’eleganza dei locali di alta moda. “Basho” è oggi una realtà consolidata nel Sud Italia che offre lavoro a circa 100 persone in  un ambiente molto giovanile con un età media inferiore ai 30 anni. I difficili mesi del  lockdown non sono stati un ostacolo per la crescita della catena che, al contrario, ha  triplicato il suo fatturato grazie alle consegne a domicilio. «I venerdì regalavamo uno spritz con l’ordine per ricreare nel salotto di casa, in qualche modo, l’atmosfera di un week end  fuori», ha affermato Michele Giglio per rimarcare, ancora una volta, l’importanza del “prendersi cura” del cliente. “Basho” non ha paura di “sfidare” i colossi del sushi, realtà già consolidate nel panorama italiano. Michele Giglio, anzi, guarda già oltre i confini nazionali. «Il  mio progetto futuro – dice a Forbes – è far conoscere Basho come realtà e marchio internazionale aprendo nuove sedi in ogni punto del mondo».

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