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il caso

‘Ndrangheta, da latitante non ostacola il processo e ottiene uno sconto di pena

La «condotta inconsueta» è valsa ad un 32enne imputato di narcotraffico e associazione mafiosa, le attenuanti generiche e quindi uno sconto sulla pena

Pubblicato il: 21/01/2022 – 14:39
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‘Ndrangheta, da latitante non ostacola il processo e ottiene uno sconto di pena

TORINO Da latitante ha favorito il rapido svolgimento del processo rinunciando a chiamare testimoni o a far valere qualsiasi tipo di impedimento: una «condotta
inconsueta», come è stata definita negli stessi ambienti del Palazzo di Giustizia di Torino, che è valsa a un 32enne imputato di narcotraffico e associazione mafiosa le attenuanti generiche e quindi uno sconto sulla pena, che è stata calcolata in 17 anni di carcere. Il caso giudiziario riguarda Vincenzo Pasquino, torinese, legato ad un locale di ‘ndrangheta nel nord-ovest, arrestato in Brasile lo scorso maggio, ed è ancora in attesa di estradizione, insieme a un altro ricercato, il boss Rocco Morabito, figura considerata di spicco della criminalità organizzata. Pasquino, essendo formalmente latitante, non è stato giudicato con il rito abbreviato. Ma nel processo, celebrato con il rito ordinario, non si è opposto all’acquisizione di tutti gli atti dell’indagine e, anzi, ha rinunciato a proporre testimonianze e perizie. Dopo l’arresto aveva scritto una lettera in cui ammetteva di aver «venduto molto fumo». Pasquino, la momento, non figura nell’elenco dei collaboratori di giustizia.

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