Covid, Codacons contro Asp: «Tracciamento in tilt, prigionieri in casa»
L’esponente dell’associazione Di Lieto attacca il sistema sanitario: «Si resta per giorni in attesa dell’esito del tampone negativo»

CATANZARO «Il sistema di tracciamento è oramai collassato». È quanto denuncia Francesco Di Lieto del Codacons Calabria che aggiunge: «Al netto delle dichiarazioni roboanti dei nostri rappresentanti regionali, la sanità continua a scontrarsi sempre con gli stessi problemi: carenza di personale, mancanza di mezzi ed una organizzazione farraginosa».
«Inutile scagliarsi contro gli operatori – prosegue Di Lieto – troppo spesso mandati allo sbaraglio a combattere una infinita emergenza a mani nude…in fondo il pesce puzza dalla testa. Solo per renderci conto del caos organizzato che dilania la vita di tantissime famiglie, ecco un esempio davvero illuminante».
«Al rientro a scuola dopo le vacanze natalizie – racconta l’esponente del Codacons – in una scuola cittadina, si sono registrati alcuni casi di soggetti positivi: docenti ed alunni. Immediatamente la dirigente ha disposto la sospensione delle attività didattiche in presenza e l’avvio della didattica a distanza per la durata di 10 giorni. Seguendo il rigido protocollo veniva disposta una quarantena, sempre di 10 giorni, con test di uscita (tampone molecolare o antigenico) con risultato negativo. Fin qui tutto nella norma. Tant’è che l’Asp di Catanzaro, invitava tutti i soggetti coinvolti a presentarsi il 31 gennaio 2022, presso il piazzale della funicolare per sottoporsi proprio al “tampone di fine quarantena”».
«Eppure da allora – prosegue il racconto Di Lieto – non si riescono ad avere più notizie. Intere famiglie si ritrovano da giorni prigioniere in casa in attesa di conoscere esito di un tampone senza, inutile dirlo, alcun tipo di supporto o qualcuno che si degni di dir loro come comportarsi. Parliamo di intere famiglie perché non sono, ovviamente, coinvolti solamente i ragazzi».
«Uno dei tanti paradossi della gestione dell’emergenza – sottolinea – sono proprio questi “positivi fantasma”, ossia quelle persone che aspettano da giorni, settimane, di sapere se possano uscire di casa, se possono andare a lavorare. Un esercito di condannati agli arresti domiciliari la cui unica possibilità per potersi liberare è quella di infrangere le regole, uscire di casa e pagarsi un tampone. Grazie all’inefficienza del sistema si finisce per costringere chi deve sopravvivere ad andare in giro per capire se è negativo. C’è della follia in tutto questo».
«Ed è davvero difficile – denuncia – da mandar giù la rabbia di chi si sente totalmente abbandonato; di chi aspetta con santa pazienza che la burocrazia faccia il proprio corso senza, purtroppo, ricevere alcuna risposta. Sembra di vivere in un incubo».
«Del resto non è cambiato nulla a queste latitudini – conclude Di Lieto – la sanità pubblica è sempre stata considerata il bancomat della politica e, da due lunghissimi anni, questo sfascio è proprio sotto gli occhi di tutti. Dietro la facciata della propaganda, oramai è chiaro, la verità è una sola: se hai problemi son caxxi tuoi».