CATANZARO Un’atmosfera inedita alla Provincia di Catanzaro, e anche una scena inedita, almeno negli ultimi 20 anni. C’è tensione, a Palazzo di Vetro, con i dipendenti sul piede di guerra per il mancato pagamento dell’ultimo stipendio a causa della gravissima situazione economica e finanziaria nella quale versa oggi un ente che è sempre stato un modello di gestione virtuosa della cosa pubblica ma che oggi condivide con le altre “consorelle” d’Italia un presente di asfissia contabile, causata (in gran parte anche se non solo) dai tagli del livello centrale, e un futuro di incertezza assoluta.
«Ce la stiamo mettendo tutta per uscirne», dice il presidente della Provincia di Catanzaro Sergio Abramo al personale che in massa si riversa nella sala consiliare dove è in programma la seduta per l’approvazione di un bilancio da lacrime e sangue. Si respira tutta la preoccupazione dei dipendenti, che mantengono comunque un atteggiamento tranquillo e non si lasciano sopraffare dalla tentazione di mettere in atto proteste eclatanti, che pure avrebbero una giustificazione. Tutti attenti alle parole di Abramo, che in apertura dei lavori del Consiglio spiega che «manderemo subito il bilancio a Roma, ho già sentito il ministero dell’Economia per avere il prima possibile quello che ci tocca, circa 2 milioni, e pagare gli stipendi entro 15 giorni». Quello del mancato pagamento degli stipendi è serio e grave ma purtroppo è solo uno degli aspetti di un problema molto più gigantesco: come le altre in Italia, la Provincia di Catanzaro sta subendo gli effetti nefasti della pessima e ottusa Riforma Delrio e del sistematico e draconiano taglio dei trasferimenti statali, e sta pagando poi lo scotto di alcune scelte del passato, come quei contratti derivati che l’ente di recente ha annullato in autotutela rischiando un contenzioso monstre con le banche.
E poi c’è, incombente e minaccioso, lo spettro del default, del dissesto per evitare il quale si sta lavorando a un piano di riequilibrio pluriennale che sarà molto doloroso: «E il dissesto – specifica Abramo – non risolverebbe alcun problema, farebbe solo venire qui un commissario». L’attualità, quindi, è un bilancio di Palazzo di Vetro ingessatissimo dalle spese fisse e senza respiro, con entrate pari solo a 30 milioni e con la miseria di un solo milione a disposizione per le manutenzioni. C’era una volta la Provincia di Catanzaro… Abramo annuncia che a breve, insieme i parlamentari calabresi avrà l’incontro richiesto con i vertici politici del ministero dell’Economia, e già si intrecciano le dita. Da Abramo poi un accorato appello all’unità e all’umiltà: «Non addebito niente a nessuno, credo di essermi comportato da signore, quando ho accettato questa candidatura non pensavo di trovarmi in questa situazione. Non sono scappato, sarebbe stato facile per me a dicembre – prosegue il presidente della Provincia rivolgendosi ai dipendenti in aula – andarmene poiché ero in scadenza ma non l’ho fatto per senso di responsabilità. Per me è mortificante che dopo 18 anni di amministrazione non si possano pagare gli stipendi. Se dovessimo avere un esito negativo, sarò il primo a scioperare assieme a voi. Ma bisogna avere calma e restare uniti».
Un appello che viene raccolto anche dai banchi dell’opposizione, con il consigliere provinciale di centrosinistra Gregorio Gallello che, annunciando l’astensione sul bilancio, afferma: «Abbiamo capito le difficoltà strutturali della Provincia, ci sono fasi come questa in cui non bisogna disperdere energie in polemiche o per scaricare responsabilità. Abbiamo dato e continuiamo a dare la nostra disponibilità a collaborare in modo unitario per dare risposte immediate e per evitare il rischio di trovarci una Provincia svuotata di competenza». (a. c.)
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