CORIGLIANO ROSSANO Spremuti come i limoni ed ormai esausti dopo due anni e mezzo di emergenza pandemica. Dal 20 ottobre 2020, giorno in cui è stato inaugurato, il reparto Covid dell’ospedale “Giannettasio” di Corigliano Rossano ha curato 515 pazienti – dato aggiornato a ieri sera – e somministrato oltre cento dosi di anticorpi monoclonali (ne abbiamo accennato qui) sulle 770 utilizzate in tutta la Calabria da quando è stata autorizzata questa terapia.
Il personale medico e infermieristico è allo stremo da tempo. Un mese fa è giunto anche il congedo del direttore della Pneumologia Covid, Giovanni Malomo (qui la notizia). Il primario aveva rassegnato le sue dimissioni da responsabile, in attesa di capire quale potesse essere il futuro del reparto a emergenza pandemica conclusa (scaduta ieri, 31 marzo).
Quel futuro sembra sempre più nebuloso: mentre Malomo pare non abbia ricevuto alcuna risposta alla sua missiva, da quest’oggi il reparto Covid dello spoke di Corigliano Rossano chiude battenti in entrata: non saranno più ricoverati pazienti. Attualmente sono ancora ricoverati 34 pazienti sui 36 posti letto disponibili, assistiti da personale sempre più esiguo. In servizio vi sono solo 5 medici, 22 infermieri e 18 operatori socio-sanitari. Per raggiungere il numero minimo della dotazione del personale per i livelli assistenziali con quel numero di posti letto, servirebbero altri 3 specialisti, 6 infermieri e 6 oss in più. Ed è questo il senso di una lettera che i medici in servizio hanno inviato oggi all’Asp.
Nella missiva i sanitari comunicano la sospensione dei ricoveri della Pneumologia Covid del Giannettasio da oggi e fin quando non saranno dimessi venti pazienti, in quanto il personale attualmente in servizio nel reparto può assisterne complessivamente 14: in questo momento ne stanno gestendo venti in più.
Il personale, peraltro, da oltre due anni lavora incessantemente, senza ferie, coi turni di riposo centellinati, a livelli di stress altissimi, tanto da superare al punto di non ritorno.
«Si comunica che i turni del reparto Covid del presidio ospedaliero di Rossano, per il mese di aprile – riferiscono nella missiva inoltrata all’Asp di Cosenza – non possono essere garantite con solo cinque unità mediche e in assenza di un responsabile del reparto (viste le dimissioni di Malomo, ndr), considerato l’elevato numero di pazienti in atto ricoverati. Pertanto risulta difficile il governo clinico di un reparto con un gran numero di pazienti critici in ventilazione meccanica e alti flussi di ossigeno. Ci troviamo costretti al blocco immediato dei ricoveri e alla chiusura di venti posti letto dei 36 assegnati».
Insomma, una bella grana se correlata alla morsa ancora molto serrata del virus in Calabria, in provincia di Cosenza e sullo Jonio.
Il reparto Covid ad alta intensità di cure dello spoke di Corigliano Rossano, negli ultimi mesi è stato privato di personale, trasferito nei reparti Covid a bassa intensità allestiti negli ospedali di Trebisacce e di Cariati. Ma di pazienti Covid nei dieci posti letto di Trebisacce, dall’8 febbraio scorso – giorno dell’inaugurazione – nemmeno l’ombra, a tal punto che il reparto stesso è stato chiuso definitivamente la settimana scorsa (come quello di Praia a Mare). A Cariati i pazienti, dal 21 gennaio ad oggi, sono stati otto, tutti trasferiti da Rossano e fino a quando dal “Cosentino” non sono giunte all’indirizzo del “Giannettasio” richieste ulteriori di personale. Il motivo dei reparti Covid “fantasma” è sempre quello: la cronicizzata carenza di personale a disposizione dell’Asp, nonostante i fondi ad hoc.
Da oggi in poi il futuro della Pneumologia Covid del presidio ospedaliero di Rossano è, dunque, di difficile interpretazione, senza lo stacanovismo di Malomo e con personale risicato ed esausto dopo due anni e mezzo di lotta in trincea contro il Sars-Cov-2. A Corigliano Rossano, però, tutti ricordano gli impegni assunti dall’amministrazione comunale e dai manager dell’azienda, secondo cui finita la pandemia – e quando finirà – gli immani sacrifici profusi dallo spoke di Corigliano Rossano per combattere il virus, dovrebbero produrre in dote l’unità operativa complessa di Pneumologia. (l.latella@corrierecal.it)
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