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Usura ed estorsione a Sellia Marina, chieste 18 condanne – NOMI

Clan Scerbo-Trapasso-Mannolo-Zoffreo accusato di avere controllato il territorio attraverso il taglieggiamento e l’usura

Pubblicato il: 04/04/2022 – 16:20
Usura ed estorsione a Sellia Marina, chieste 18 condanne – NOMI

CATANZARO Ha invocato 18 condanne da 20 a un anno di reclusione, il pm della Dda di Catanzaro Veronica Calcagno nell’ambito del processo “Big Bang” istruito contro la consorteria Scerbo-Trapasso-Mannolo-Zoffreo accusata di avere, in maniera sistematica, controllato il territorio di Sellia Marina attraverso il taglieggiamento e l’usura. Il pm Veronica Calcagno ha invocato per Alfonso Mannolo, 5 anni; Mario Scerbo, 20 anni; Martino Sirelli, 18 anni; Giovanno Zoffreo, un anno; Egidio Zoffreo, un anno; Fabio Mannolo, un anno; Giuseppe Capicotto, un anno; Mario Falcone, 12 anni; Leonardo Falcone, 10 anni; Antonio Scicchitano, 10 anni; Leonardo Curcio, 12 anni; Salvatore Macrì, 10 anni; Tommaso Trapasso, 10 anni; Leonardo Trapasso, 10 anni; Dante Mannolo, 2 anni; Giuseppe Talarico, 8 anni;  Volodymyr Nemes, 4 anni; Pietruccia Scerbo, 3 anni. Il prossimo 16 maggio verrà discussa la posizione di Pietro Scerbo. Tra le parti civili Sergio Scalese, titolare di un’agenzia di viaggi, sua moglie Carmela De Mare, difesi dall’avvocato Michele Gigliotti e la suocera Teresa Rizzo, difesa dall’avvocato Daniela Scarfone.

L’inchiesta

Le indagini della Compagnia dei carabinieri di Sellia Marina hanno rivelato l’estorsione ai danni di un imprenditore che avveniva sistematicamente dal 1976. E chi non poteva pagare finiva sotto il giogo dell’usura, come accaduto a un imprenditore del settore floro vivaistico, sotto estorsione fin dagli anni 90. 
Così è accaduto anche che il titolare di un’agenzia di viaggi, posto sotto usura, avesse accumulato un debito monstre nei confronti di cinque diversi usurai. In particolare l’imprenditore era stato vessato negli anni dai Trapasso (Leonardo, Tommaso e Salvatore Trapasso) i quali prenotavano viaggi, anche all’estero, senza pagare. Schiacciato dai debiti l’uomo alla fine ha visto, quale unica possibilità per uscire dall’incubo, quella di denunciare i propri aguzzini.

L’imposizione del caffè

Dante e Alfonso Mannolo avrebbero anche cercato di imporre la fornitura di caffè a due titolari di un bar. Non solo. Avrebbero anche cercato di intimidire uno dei due baristi, tramite il noto dj “Big Martino”, al secolo Andrea Martino, per impedirgli di denunciare il fatto ai carabinieri. Il barista, però, ha avuto fiducia nella giustizia e ha denunciato ogni cosa. 

Due anni di indagini

L’attività investigativa scaturisce da un duplice episodio verificatosi nel 2018, quando sono state poste delle taniche di benzina davanti a due differenti esercizi commerciali. Due anni di indagini da parte della Compagnia di Sellia Marina che hanno avuto il fondamentale contributo anche delle dichiarazioni di alcune delle vittime. 
Gli indagati sono difesi dagli avvocati Vincenzo Cicino, Antonio Lomonaco, Gregorio Viscomi, Claudia Conidi, Francesco Gambardella, Salvatore Staiano, Luigi Falcone, Domenico Pietragalla, Nicola Tavano, Giuseppe Fonte, Salvatore Iannone. (ale. tru.)

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