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Le estorsioni a tappeto del clan Mannolo. “Pizzo” chiesto ai condomini, un resort pagava 30mila euro all’anno

L’inchiesta è il seguito dell’operazione Malapianta. Imprenditore costretto a cedere un immobile al boss. Tassi usurari fino al 120% annuo

Pubblicato il: 02/05/2022 – 11:46
Le estorsioni a tappeto del clan Mannolo. “Pizzo” chiesto ai condomini, un resort pagava 30mila euro all’anno

CATANZARO La cosca Zoffreo-Mannolo di San Leonardo di Cutro – colpita oggi dall’operazione “Jonica” della Dda di Catanzaro – era arrivata a chiedere il pizzo ai condomini di uno stabile a Cutro. Dal 2003 al 2018 – raccontano le indagini della Guardia di finanza di Crotone, coordinate dai pm Domenico Guarascio e Paolo Sirleo – Antonio Mannolo aveva costretto i titolari delle proprietà immobiliari a consegnare direttamente a mani, una cifra in contanti, non inferiore a 300 euro da ciascun condomino ottenendo, dunque, un introito estorsivo non inferiore ai 10mila euro all’anno, per un importo complessivo di 150mila euro. Tra le condotte contestate ai 13 indagati dell’inchiesta della Dda di Nicola Gratteri vi sono estorsione, usura, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori. Tutti aggravati dalle modalità mafiose.

Decine di estorsioni nei confronti di villaggi turistici

Ci sono decine di estorsioni condotte con metodi mafiosi nei confronti dei villaggi turistici della costa calabrese e delle aziende che vi operavano per manutenzione tra i reati contestati dalla Dda alle 10 persone destinatarie della misure cautelari disposte dal gip distrettuale Matteo Ferrante. In carcere con le accuse, a vario titolo, di usura, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori aggravate dalla modalità mafiosa sono finiti Felice Falcone (70 anni), Albano Mannolo (52), Alfonso Mannolo (83), Remo Mannolo (50), Carmine Ranieri (44), Giuseppe Trapasso (35), Fiore Zoffreo (55) ; il gip ha disposto i domiciliari per Antonio Mannolo (53), Carmelina Mannolo (56) ed il divieto di dimora in Calabria per Leonardo Mannolo (34).

Indagine seguito dell’operazione Malapianta

L’indagine è di fatto una prosecuzione dell’operazione Malapianta del maggio 2019 con la quale la Dda di Catanzaro aveva già inferto un duro colpo alla cosca Mannolo-Zoffreo-Trapasso che opera a cavallo tra le province di Crotone e Catanzaro. Al vertice c’è l’anziano boss Alfonso Mannolo (attualmente detenuto in carcere per una condanna a 30 anni nel processo di appello). La nuova operazione della Guardia di Finanza riguarda una serie di attività criminali, soprattutto estorsioni, commesse dal 2001 al 2018 nei confronti di attività turistiche ed aziende che operavano all’interno di villaggi tra San Leonardo di Cutro e Sellia Marina.

Imprenditore costretto a cedere un immobile al boss

Figura centrale, secondo quanto emerge dalle indagini, è il boss Alfonso Mannolo a cui è contestato anche il reato di usura per un prestito di 200mila euro ad un imprenditore al quale sono stati chiesti interessi usurari che sono arrivati fino al 120% annuo. Quando l’imprenditore non è riuscito a saldare il debito ha fatto intervenire a sua garanzia un altro imprenditore che ha pagato la somma pattuita cedendo anche un terreno a Legnago (Venezia) del valore di 125mila euro. Inoltre il boss Alfonso Mannolo, attraverso minacce di morte, ha costretto un imprenditore di Botricello a dargli un immobile. Ad uno dei villaggi turistici di San Leonardo di Cutro dal 2005 al 2017 è stato imposto un canone “estorsivo” di 30mila euro annui per garantire la tranquillità da parte della cosca. Le estorsioni venivano eseguite anche per mantenere le famiglie dei detenuti. In tal senso Giuseppe Trapasso, con modalità mafiose, tra novembre e dicembre 2020, avrebbe chiesto soldi ad un bar di Cropani. (ale. tru.)

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