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«Vittorio Nisticò sbarca in televisione»

A partire da mercoledì 8 giugno in prima serata, Canale 5 trasmette la nuova fiction dal titolo “L’Ora – inchiostro contro piombo” con l’attore Claudio Santamaria nel ruolo di Antonio Nicastro. La tr…

Pubblicato il: 08/06/2022 – 18:00
di Bruno Gemelli
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«Vittorio Nisticò sbarca in televisione»

A partire da mercoledì 8 giugno in prima serata, Canale 5 trasmette la nuova fiction dal titolo “L’Ora – inchiostro contro piombo” con l’attore Claudio Santamaria nel ruolo di Antonio Nicastro. La trama della fiction si concentra nel raccontare il lavoro di informazione portato avanti dal giornale L’Ora, fondato a inizio Novecento dalla famiglia Florio. Il direttore storico di quel giornale fu un calabrese, Vittorio Nisticò. Nato a Soverato nel 1919, era parente dell’avvocato Mario Casalinuovo, già ministro dei Trasporti nel quinto governo Fanfani.
Nisticò si avvicinò al Partito Comunista a Bari, durante la campagna referendaria del 1946 per la Repubblica. Diresse L’Ora di Palermo per ben 20 anni, dal 1955 al 1975. In quel tempo anni furono uccisi tre giornalisti dell’Ora: Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Giovanni Spampinato.
Il giornale palermitano ebbe, negli anni, come editore, il Partito comunista di Togliatti e poi di Longo e poi di Berlinguer. Nisticò si formò come giornalista nel dopoguerra, nei quotidiani di area comunista, in particolare si affermò a “Il Paese” diretto da Tommaso Smith, come brillante notista politico. A 35 anni l’editore Amerigo Terenzi gli affidò la direzione dell’Ora , la testata fondata nel da Ignazio Florio, che aveva avuto come direttore, nel 1904, Edoardo Scarfoglio. Diede prova di curiosità intellettuale e indipendenza di giudizio anche rispetto al Pci di cui pur faceva parte. Nel 1978, L’Ora entrò in una fase di difficoltà economiche che ne minacciavano l’esistenza. Per salvare la testata, Nisticò fondò una cooperativa di giornalisti che per dieci anni gestì L’Ora. Poi il giornale tornò alla gestione diretta della proprietà, riconducibile al Pci, fino alla cessazione delle pubblicazioni nel 1992.
Nisticò restò punto di riferimento per le decine di giornalisti dell’Ora proiettati dalla diaspora in varie testate, alcuni con compiti di direzione. Fondò e diresse per alcuni anni il mensile di cultura e politica mediterranea Euros. Nel 2002 gli fu assegnato il Premio Saint-Vincent di giornalismo alla carriera e nel 2003 Carlo Azeglio Ciampi lo nominò grande ufficiale al merito della Repubblica. Sulla figura e l’opera di Nisticò ci sono alcuni saggi editi da Sellerio, oltre che una pubblicazione diffusa dalla Regione Siciliana. La prima inchiesta sulla mafia fu fatta e pubblicata da L’Ora nel 1958, e portò – scrisse Giuseppe Sottile – «per la prima volta a galla quel verminaio che si estendeva da San Giuseppe Jato a Rocca Busambra e che aveva come epicentro Corleone e come capobastone un pecoraio destinato a grandi imprese criminali ma fino a quel momento del tutto sconosciuto: Luciano Liggio. L’Ora pubblicò la sua foto in prima pagina sotto un titolo a nove colonne, composto da una sola parola: “Pericoloso”. Sembrava un “wanted” del vecchio West. E ne ricevette, come immediata conseguenza, un attentato alla tipografia con quattro chili di tritolo e un boato che alle 4.52 di domenica 19 ottobre terrorizzò i palermitani che abitavano tra piazza Massimo e piazza Politeama. Era l’incollerita diffida del boss.

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