ROMA Il colloquio tra Luca Palamara e Giuseppe Pignatone a cena il 9 maggio del 2019 sarebbe potuto essere intercettato, ma il trojan fu spento. Sarebbe una relazione della società Rcs di Milano a smentire quanto sostenuto dal procuratore capo di Perugia Raffaele Cantone in merito a quanto da lui asserito davanti al Consiglio superiore della magistratura in sede di audizione sul caso “Palamara”.
In particolare, secondo quanto ricostruito da “Il Riformista”, il sistema di intercettazione inserito nel cellulare dell’ex presidente dell’Associazione magistrati nonché già membro del Consiglio Superiore della Magistratura sarebbe stato «spento» di proposito e non programmato come asserì in audizione il procuratore Cantone. Rileggendo il verbale depositato negli archivi del Csm, incalzato dalle domande del consigliere Nino Di Matteo, Cantone dichiarò «Non era stato programmato… sono in grado di dirle che il Trojan ha funzionato fino alla 16:53 di quella giornata». E alla domanda di Di Matteo se era o meno programmato fino a quell’ora, Cantone risponde: «Fino alle 18». Un’affermazione che, secondo quanto riportato dal “Il Rifomista”, sarebbe stata smentita dalla relazione della società di Milano che fornì la strumentazione utile all’intercettazione. Da quella relazione, scrive il quotidiano, risulta che «la programmazione effettuata l’8 maggio 2019 dal maresciallo del Gico Roberto D’Acunto. Contrariamente a quanto dice Cantone, il finanziare programmò il trojan per registrare il 9 maggio 2019 dalle 6 pomeridiane alle 11:59:59, cioè fino a mezzanotte». «Tale programmazione, però – riporta “Il Riformista” – venne annullata dal maresciallo Orrea la mattina del 9 maggio 2019». L’aspetto strano che rileva il quotidiano è che quella relazione essendo agli atti del Csm, nessuno dei consiglieri ha fatto presente a Cantone l’anomalia e chiesto conseguentemente spiegazioni. Secondo “Il Riformista”, inoltre la deposizione del procuratore capo di Perugia striderebbe su un altro aspetto e cioè che Palamara sarebbe dovuto essere intercettato soprattutto la sera, così come sottolineato dagli stessi finanzieri, quando incontrava a cena amici e conoscenti. Infatti nel procedimento a carico di Palamara il maggiore del Gico Fabio Di bella aveva dichiarato, «Palamara era una persona che era solita intrattenersi fino a tardi la sera e incontrare diverse persone programmando quindi la registrazione nelle ore serali anche fino a tardi». Da qui l’interrogativo legittimo che rilancia “Il Riformista”: chi diede l’ordine di spegnere il Trojan?
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