TREVISO Il direttore della casa circondariale di Treviso, Alberto Quagliotto, ha avviato un’indagine interna per fare luce sulla misteriosa evasione di Edison Pula, pluripregiudicato albanese di 27 anni. Pula, all’alba di giovedì, ha segato le sbarre della sua cella ed è fuggito dal carcere di Santa Bona.
Il piano di evasione, secondo gli inquirenti, è stato sicuramente preparato nei minimi dettagli e con grande perizia (in passato il 27enne era già fuggito con le stesse modalità da un carcere albanese). Resta da capire come sia stato possibile che nel carcere sia entrata una grossa lima da ferro, quella con cui Pula ha tagliato le sbarre.
Il detenuto riceveva pochissime visite ma potrebbe essersi organizzato grazie alle numerose telefonate autorizzate e ai video-colloqui con i parenti. Difficile, se non impossibile, che la lima possa essere stata portata durante le visite ricevute dall’esterno. Più probabile, invece, l’ipotesi che nei mesi di detenzione Pula – che sarebbe in possesso del bottino milionario del colpo a Mogliano nella villa di un petroliere – si sia invece creato una rete di amicizie e coperture per ottenere quel di cui aveva bisogno e non è esclusa nessuna ipotesi. Nemmeno – segnala il Corriere del Veneto – quella che la consegna del seghetto possa essere avvenuta dall’esterno della cella attraverso un drone.
Altra possibilità è che Pula si sia avvalso di legami con la criminalità organizzata. Lo sottolinea il segretario generale del sindacato polizia penitenziaria, Aldo Di Giacomo. Il suo è un allarme sulle alleanze tra criminalità albanese e ‘ndrangheta, un sodalizio che potrebbe aver avuto un ruolo anche in questa vicenda. «La criminalità albanese è da tempo alleata al Nord con la ‘ndrangheta e i clan mafiosi per gestire traffici di droga e prostituzione – spiega Di Giacomo – È urgente capire chi abbia potuto aiutare il criminale albanese a scappare e a nascondersi. È proprio in carcere che spesso si costruiscono i legami di affiliazione tra clan».
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