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L’intervista

Rilancio economico, Papillo: «Puntare decisamente sulla promozione dei territori»

Il presidente del Gal “Terre Vibonese” illustra la strategia per creare sviluppo ed occupazione: «Scommettere sui giovani per lottare contro l’emigrazione»

Pubblicato il: 07/08/2022 – 7:00
di Roberto De Santo
Rilancio economico, Papillo: «Puntare decisamente sulla promozione dei territori»

VIBO VALENTIA Promozione del territorio, delle produzioni d’eccellenza e del paesaggio locale. Una sfida che sta alla base della strategia adottata da Vitaliano Papillo, presidente dell’Agenzia di sviluppo Gal “Terre Vibonesi” che racchiude 49 comuni dell’area. Il 40enne sindaco di Gerocarne al suo secondo mandato, guida dallo scorso anno anche la Cisal della provincia di Vibo Valentia. Papillo, laureato in Economia aziendale e management, quella sfida sembra averla indirizzata nella direzione giusta per essere vinta. Visti i risultati conseguiti sul campo. Il territorio che promuove, infatti, registra importanti progressi in termini di crescita economica e di occupazione. Risultati dell’azione mirata portata avanti dal Gruppo di azione locale che guida e che punta decisamente alla riconoscibilità delle qualità di un territorio come quello Vibonese.

La Cipolla di Tropea è uno dei prodotti d’eccellenza del Vibonese


Perché è così importante investire nella promozione delle produzioni locali per rilanciare lo sviluppo economico della Calabria?
«Semplice: perché la Calabria è fatta di territori e ogni territorio si identifica con le sue produzioni locali, che fanno da volano in misura direttamente proporzionale con il territorio, con le sue peculiarità, con i suoi stessi prodotti. Parlando, ad esempio del Vibonese, abbiamo l’eccellenza delle eccellenze in campo enogastronomico e non solo. Parliamo della Cipolla rossa di Tropea, della ‘Nduja di Spilinga, del pecorino del Poro Dop. Parliamo di distillati di liquori ma anche di conserve di tonno noti a livello nazionale. Parliamo di un’industria vitivinicola che sta conoscendo sempre più un’ascesa e del tartufo di Pizzo. Senza dimenticare i mostacciuoli di Soriano e, passando all’artigianato locale, alle terracotte di Gerocarne. Se invece puntiamo lo sguardo al turismo, nel Vibonese si racchiudono vere e proprie gemme incastonate nella Costa degli Dei: da Tropea a Capo Vaticano. Ma c’è anche Pizzo Calabro e nell’entroterra centri spettacolari nelle Serre, con Soriano e Zungri. Inseriti in scenari incontaminati e mozzafiato che offrono anche tanti percorsi di trekking per gli amanti del settore. Questo è lo spaccato produttivo e di bellezze che possiede il Vibonese, se lo moltiplichiamo con le eccellenze enogastronomiche e i tanti angoli di paradiso che sono presenti in Calabria, si comprende quanto possa essere determinante la promozione dei territori, per la crescita economica complessiva della regione».

La promozione del territorio passa anche sulla valorizzazione delle produzioni locali

Cosa state facendo come Gruppo di azione locale per puntare su questi aspetti?
«Per quanto riguarda il Gal “Terre Vibonesi” ci siamo mossi e continuiamo a muoverci su diversi fronti. Innanzitutto, se parliamo di finanziamenti, abbiamo cercato di adottare, nella redazione dei bandi, misure “cucite” sul territorio, da noi inizialmente battuto in lungo e in largo per ascoltare dai diretti interessati quelle che erano le esigenze prioritarie. Suggerimenti che, tramite la nostra struttura, abbiamo cercato di tradurre dalla teoria alla pratica, ottenendo un apprezzabile successo di partecipazione. Basti considerare che siamo riusciti a impegnare tutte le risorse assegnateci e che abbiamo lanciato l’ultimo bando in “overbooking”. Questo in attesa della nuova programmazione comunitaria e delle nuove risorse europee. In secondo luogo abbiamo sostenuto e continuiamo a sostenere o organizzare tutte le manifestazioni e iniziative del territorio indirizzate alla promozione dei prodotti e delle tipicità enogastronomiche, naturalistiche, artigianali e di qualsiasi altro prodotto che rientri nel nostro raggio d’azione e caratterizzi il Vibonese. Inoltre, sempre a questo fine, non perdiamo occasione per partecipare ad eventi che, fuori dai confini provinciali, in Italia o all’estero, rappresentino una valida vetrina per le produzione locale. Garantendo visibilità alle bellezze turistiche presenti nella zona».

La terracotta di Gerocarne è segno distintivo di un intero territorio

Quali sono i punti di forza delle produzioni calabresi che possono fare la differenza rispetto ad altre aree del Paese?
«La Calabria non ha ancora lo sviluppo che meriterebbe a causa della discontinua valorizzazione che fin’ora gli è stata data e per questo risulta essere una terra ancora prevalentemente “vergine”. Dunque tutta da scoprire. Un aspetto che coniugato alla peculiarità di possedere un clima eccezionale che deriva dallo stretto rapporto col Mediterraneo (che fornisce ai cibi caratteristiche organolettiche uniche), permette di dare alle produzioni qualità e genuinità che altre zone non posseggono. Una qualità e una genuinità che derivano anche dal rispetto della tradizione nel modo di produrre e lavorare i prodotti della terra o dell’artigianato, che le aziende calabresi, in prevalenza a conduzione familiare, hanno tramandato da padre in figlio. E nonostante i dovuti aggiustamenti, derivanti dall’innovazione tecnologica, non hanno snaturato».

I vini calabresi stanno progressivamente conquistando notorietà sui mercati internazionali

Secondo lei perché finora le produzioni agroalimentari, ma anche artigianali della regione non sono così conosciute nel Paese e nel mondo?
«Credo lo si debba attribuire alla poca fiducia riposta nelle potenzialità delle produzioni locali. Sono mancati soggetti, come hanno dimostrato di essere capaci i Gruppi di azione locale (Gal), che agiscono per coordinare iniziative tese a far comprendere e superare questi limiti. Non si è data particolare importanza a quelle produzioni enogastronomiche e artigianali o a quel modello di turismo che, seppure di nicchia, come può essere quello esperenziale, potrebbe costituire un volano economico per il territorio. Sono mancati, in molti casi, la formazione, l’innovazione, il ricambio generazionale, l’adeguata attenzione da parte delle istituzioni ad ogni livello. Ed è mancata anche la visione strategica che puntasse a fare rete e sinergia tra produttori cercando di far nascere consorzi o associazioni. Una strada che invece rappresenta la vera forza capace di penetrare mercati più ampi che diversamente non possono essere raggiunti dalle singole aziende».

Le fiere di settore rappresentano un’occasione per mettere in mostra le produzioni calabresi

E su cosa occorrerebbe puntare per incrementare il livello di conoscenza delle produzioni calabresi?
«Bisogna affidarsi alle buone pratiche, fare rete e scommettere sulla sinergia tra istituzioni e privati. Occorre anche proporre i nostri prodotti nel mondo partecipando a fiere e filiere di settore sia nazionali che internazionali. Vi è la necessità di favorire gli incontri tra territori e realizzare scambi, che siano di prodotti, di idee e di strategie. Occorre entrare in determinati circuiti fondamentali per incrementare promozione e valorizzazione. Ma occorre anche organizzarsi localmente per accogliere i turisti e dare loro l’immagine migliore di un territorio straordinario come quello calabrese. Dovranno rientrare a casa soddisfatti di ciò che hanno visto e vissuto. Con la voglia di ritornare in Calabria alla prima occasione. Sarà il loro passaparola, il più efficace biglietto da visita per promuovere produzioni e bellezze della Calabria. È una regola che vale per ognuno di noi: se ci si trova bene nel luogo che si visita, trovando ospitalità, competenza e qualità quando si rientra non si potrà che parlarne bene. Anche questo è credere nelle nostre potenzialità. Anche questo è agire per farle conoscere».

La Borsa italiana del turismo (Bit) è punto di riferimento per intercettare i mercati esteri

C’è anche l’aspetto della valorizzazione del patrimonio artistico, storico e paesaggistico su cui la Calabria ancora resta indietro rispetto a regioni del sud, come anche la Basilicata. Cosa fare su questo fronte per rafforzare la filiera turistica regionale?
«Su questo aspetto, come Gal, abbiamo lanciato un progetto sul quale crediamo tanto e siamo convinti che ci permetterà di avere le carte in regola per competere. Mi riferisco agli itinerari geografici e tematici delle “Terre Vibonesi”, che abbiamo presentato anche alla Bit di Milano nel 2019. Si tratta di alcuni itinerari che, attraversando tutti i centri della provincia, riescono ad unire tutte le loro specificità produttive, turistiche, culturali, artigianali, religiose, ambientali, naturalistiche, architettoniche, enogastronomiche. In modo da consentire a chiunque visiti quest’area di vivere il territorio come un unicum, fatto di tante sfumature. Itinerari uniti da un unico brand, un marchio d’area che ne certifichi qualità delle esperienze, dei sapori e delle professionalità che vi operano. Un marchio che lo renda riconoscibile e ne garantisca la qualità attraverso l’adeguamento a determinati parametri e al rispetto di specifici requisiti».

La valorizzazione delle produzioni locali può creare occasioni per i giovani a popolare le aree interne

L’esodo dalla Calabria soprattutto di giovanissimi sembra aver colpito maggiormente le aree interne. La strategia della valorizzazione delle risorse locali può contribuire a rallentare il fenomeno? Come convincere le giovani generazioni a investire in Calabria puntando sulle risorse locali?
«Per quella che è stata la nostra esperienza nel corso della programmazione appena conclusa, possiamo testimoniare la grande partecipazione di giovani che risiedono soprattutto nelle aree interne e che hanno aderito ai bandi proposti creando nuove realtà imprenditoriali o rinnovando quelle già avviate a livello familiare. Loro, è certo, resteranno. Questi giovani hanno compreso che la Calabria possiede enormi risorse che possano essere messe a frutto in svariati modi. E lo si nota dai progetti che hanno proposto: davvero innovativi e geniali. Un aspetto che fa ben sperare e che ci spinge a scommettere sui i giovani. Per questo sono convinto che vadano incoraggiati e sostenuti, perché sono lo specchio attraverso cui si riflette il futuro della nostra regione. Occorre però che tutti gli attori che operano sul territorio lavorino in questa direzione. Certamente avremmo risultati importanti. Credo che bisogna scommettere sui giovani, fornire loro strumenti semplici e rapidi e snellire le procedure burocratiche di accesso a finanziamenti per spingerli ad investire. Un sistema che permetterebbe di non vedere più i nostri giovani emigrare, ed anzi spingerebbe qualcuno a ritornare nei loro luoghi d’origine». (r.desanto@corrierecal.it).

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