Ci sono territori che si interrogano, che vogliono capire e magari orientarsi su come e chi votare di qui a un mese: sostanzialmente e storicamente sono di sinistra ma hanno perso la bussola. A destra tutto sembra più facile e scontato: lì si annida la conservazione e l’asse è costituto dall’ideologia che, per quanto si tenti di annacquarla, è quella delle esclusioni, dei privilegi, del razzismo, del richiamo a un passato buio.
E dato che gridare al lupo al lupo e sollecitare a votare per il no non basta ma occorre prospettare almeno un’idea di società basata su valori condivisi e praticabili improntati alla solidarietà, al lavoro, alla sostenibilità ambientale, a uno Stato che funzioni ecco che confrontarsi e cercare di annodare i fili della matassa di una sinistra litigiosa, sparpagliata, ma di cui c’è comunque più che mai bisogno occorre lavorare per raggiungere punti quanto mai più è possibile di sintesi identitari e di scopo.
Il territorio in cui questo sforzo, un tentativo del genere, è stato compiuto è quello della Sila, dove, a Camigliatello, sulla scorta di riflessioni e articoli apparsi all’inizio dell’estate su Presila80, testata storica del comprensorio, attenta a quanto si agita nella galassia della sinistra su scala nazionale, si è svolto un confronto a più voci su La Sinistra del Terzo Millennio. Un confronto molto partecipato, improntato a tratteggiare compiti e lineamenti dello Stato, della Politica, dei Partiti, con interventi assegnati alle diverse sensibilità oggi rinvenibili: da quella sindacale a quella istituzionale, a quella movimentista e partitica.
Le votazioni ormai alle porte hanno costituito solo lo sfondo del dibattito che si è incentrato invece su questioni più squisitamente volte a un’analisi storica e alle prospettive.
La sinistra era nata con l’obiettivo di abbattere lo stato borghese, poi divenne statalista, e dopo ancora si è liberata sempre più di una sottolineatura pubblica. È qui il nocciolo della questione, è nel rapporto pubblico-privato, è nello scegliere la sfida del governo abbandonando la collocazione dell’opposizione, nel declinare i valori della sinistra storica dentro lo spazio della modernità. I nuovi lavori, creare posti di lavoro, l’estrema fluidità dei gruppi sociali, il target classico della sinistra di classe, sono capitoli di un che fare cui si accompagnano le questioni legate ai laici, i liberali e ai ceti professionali e produttivi, in deficit di rappresentanza. Per questo era nato il Pd, con la prospettiva e lo scopo, altresì, di veder nascere una forza alla sua sinistra con cui dialogare per una politica che li vedesse agire di concerto.
Vedere oggi le decine di sigle esprimere solo frammentazione e competitività se non avversione non serve e non aiuta la sinistra né il Paese. E attestarsi caparbiamente sul fronte del così-non-va-bene e bisogna-fare-così somiglia di più a un desiderata infantile che non a una prospezione politica.
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