Medici cubani, «i concorsi vanno deserti e lo sappiamo, dobbiamo correggere il tiro»
Il docente di Tor Vergata Rasi: «Il sistema non dà garanzie, troppi medici in fuga dall’Italia. Caso Calabria utile per discutere»

MILANO Il “caso Calabria” – la scelta di assumere medici cubani negli ospedali della regione – approderà tra qualche giorno in consiglio regionale. Intanto continua a far discutere in tutta Italia. Non soltanto negli ambienti politici ma anche in quelli universitari.
Rasi (Tor Vergata): «Troppi medici in fuga dall’Italia, chiediamoci perché»
«I medici italiani stanno emigrando in Paesi dove sono trattati in maniera più decorosa e noi dovremo colmare i vuoti con altri. Dico questo come premessa perché secondo me, se in Calabria sono arrivati a questo livello», cioè a siglare un accordo per portare nelle corsie degli ospedali medici cubani, «è anche perché i concorsi vanno deserti e noi lo sappiamo che succede. Quindi, se non correggiamo il tiro subito avremo i sempre meno medici italiani – molto qualificati – che andranno in posti più motivanti. Non è solo una questione di soldi. È una questione di sicurezza del medico, di carriere garantite, di stabilità, di prospettive». È la riflessione di Guido Rasi, professore di Microbiologia dell’Università Tor Vergata di Roma e direttore scientifico Consulcesi. «Io faccio una considerazione di tipo generale – tiene a puntualizzare all’Adnkronos Salute – perché non ho sufficienti elementi per dare un giudizio sul caso Calabria. È evidente però che la sanità italiana sta andando verso situazioni simili a quelle di molte sanità sudamericane o asiatiche. Cosa vuol dire? Che il livello di remunerazione locale fa sì che i medici siano emigrati da Sudamerica e Asia in Usa e Uk, i medici inglesi sono andati negli Stati Uniti e sono stati sostituiti dai medici asiatici. E qui sta succedendo lo stesso. Non ci chiediamo perché migliaia di medici italiani sono andati via all’estero? Questo è il nucleo» della riflessione che andrebbe fatta, fa notare l’ex consulente del commissario all’emergenza Covid, generale Francesco Paolo Figliuolo ed ex direttore esecutivo dell’Agenzia europea del farmaco Ema. «Arrivare a dare un giudizio sulla Calabria deve farci capire bene che cosa ha spinto a una decisione così eclatante – conclude Rasi -. Che faccia discutere è la cosa più positiva, se poi dalle discussioni trarremo i nostri insegnamenti collettivi. Ma dare giudizi senza approfondire non si può. La considerazione va fatta in ogni caso in questo contesto generale. Ci sono concorsi che vanno deserti, nei pronto soccorso per esempio non si presentano, né alle scuole di specializzazione, perché non c’è una tutela adeguata, perché ci dobbiamo pagare assicurazioni spaventose, perché non c’è tutela della responsabilità. Non è solo il tema dei soldi, non c’è da commentare: come sono venali. Non è questo. È un sistema che non ti dà garanzie».