CATANZARO «La Regione apre in anticipo la caccia, quando ci sono ancora pulcini nei nidi». È quanto contestano le organizzazioni aggregate del Wwf Calabria.
«Come ormai di consueto – scrivono –, anche quest’anno la caccia in Calabria si è aperta in anticipo, addirittura ben 18 giorni prima della data prevista normalmente dalla legge, vale a dire la terza domenica di settembre. Pure in mancanza dei requisiti previsti dalla norma statale – spiegano le associazioni –, come ad esempio la presenza di un adeguato piano faunistico, dal primo settembre si potrà sparare a Gazze e Colombacci, in attesa dell’apertura generale alla maggior parte delle altre specie, fissata per il 18 settembre; dopodiché si andrà avanti fino al 10 febbraio, tutti i santi giorni, tranne martedì e venerdì, dall’alba al tramonto».
«Eppure tale preapertura – incalzano le associazioni – contrasta con il divieto sancito dall’articolo 18 comma 1-bis della legge 157 del 1992, secondo cui l’esercizio venatorio deve essere vietato “durante il periodo della nidificazione e le fasi della riproduzione e dalla dipendenza degli uccelli”, cioè quello che si sta verificando a proposito del Colombaccio, i cui pulcini sono ancora presenti nei nidi, per come testimonia la foto di un pullo trovato a fine agosto in provincia di Vibo. Con la conseguenza che l’uccisione di un adulto può significare la condanna a morte per fame dei pulcini ancora dipendenti dai genitori», sottolineano le associazioni.
«Tutto questo – aggiunge la nota – mentre permane lo stato di gravissima carenza di vigilanza venatoria in tutta la regione, con intere province sfornite ormai da anni di Guardie provinciali e le uniche pattuglie dei Carabinieri forestale purtroppo insufficienti a coprire territori vastissimi e per periodi così lunghi. In tale drammatico contesto, come si può ragionevolmente pensare di poter garantire il rispetto delle norme per quanto riguarda le specie protette, i tempi e i luoghi di divieto?», chiedono le associazioni.
«Per il resto – commenta la nota –, al di là della vuota e ridicola retorica della caccia come arte (l’arte, quella vera, semmai crea, non distrugge), resta la triste realtà di migliaia e migliaia di animali che prima erano liberi di volare e di vivere la loro vita secondo la propria natura e che invece, da adesso, saranno uccisi da una fucilata, per puro divertimento, o “per sport”. Oltre questo gli rimangono alibi puerili da un lato e gli interessi elettorali dall’altro», concludono le associazioni aggregate al Wwf.
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