LAMEZIA TERME «Il cambio di passo» nella tutela del mare e il rilancio dell’Agenzia regionale per l’ambiente. A “L’altra Politica”, l’approfondimento settimanale andato in onda ieri sera alle 21 sul canale 75 de “L’Altro Corriere tv”, il commissario dell’Arpacal Domenico Pappaterra ha fatto il punto della nuova politica ambientale a livello regionale.
Ospite di Danilo Monteleone e Ugo Floro, Pappaterra ha ricordato i risultati raggiunti anche grazie alla task force allestita su input del governatore Roberto Occhiuto ma spiega anche che «ancora c’è parecchia strada da fare, una strada che richiede almeno 3-4 anni». Pappaterra infine si è soffermato anche sulla situazione al Parco nazionale del Pollino, del quale è presidente.
Secondo Pappaterra «c’è stato un rovesciamento di un paradigma e di un’impostazione, non a caso giorni fa in un’iniziativa evidenziavo che ora ci occupiamo del mare alle porte dell’inverno, e già questo è una novità. C’è stato un cambio di passo: ricordo un’iniziativa a Pizzo con il procuratore di Vibo Valentia Falvo e varie associazioni nella quale furono riuniti tutti i soggetti con responsabilità in questa battaglia, e qui nasce la cabina di regia voluta dal presidente della Regione Occhiuto. Qui ognuno ci ha messo del suo: prefetti, le forze di contrasto ai crimini ambientali – penso alle operazioni “Deep” 1 e 2 dei carabinieri, il lavoro straordinario della Capitaneria di porto e della Guardia di Finanza, il lavoro importante delle istituzioni, dal Dipartimento regionale Ambiente a noi dell’Arpacal. E’ cambiata la volontà, la determinazione, anzitutto la determinazione delle istituzioni. Il presidente Occhiuto – ricorda il commissario Arpacal – dice “io ci metto la faccia” e sa benissimo che su questo terreno i suoi predecessori hanno conosciuto scivolate pazzesche con annunci inappropriati e con obiettivi irraggiungibili. Non c’era una conoscenza dello stato della situazione, oggi invece sappiano, e lo sa la Regione anzitutto, qual è lo stato della situazione. Il primo dato che abbiamo trovato è stato un sistema impiantistico quasi da ristrutturare, e infatti la Calabria aveva tantissime procedure di infrazione comunitaria, la seconda cosa – l’abbiamo denunciato apertamente dopo la pubblicazione dei dati Ispra – ha riguardato i fanghi della depurazione, perché abbiamo verificato che una regione come la Puglia, simile alla Calabria, smaltiva legalmente 300mila tonnellate di fanghi e in Calabria se ne smaltivano solo 30mila. Se non se ne fosse fatta carico la Regione con fondi propri sostituendosi ai sindaci e alle società di gestione e con lo smaltimento dei fanghi in impianti autorizzati, quelle tonnellate forse avrebbero preso altre strade com’è sempre avvenuto»». Pappaterra quindi evidenzia: «Poi abbiamo trovato decine di impianti con pompe di sollevamento per finta, anche qui la Regione è intervenuta subito con risorse. Francamente non mi aspettavo questa situazione così diffusa. Io voglio parlare di parziale successo, ancora c’è parecchia strada da fare, una strada che richiede almeno 3-4 anni. Noi abbiamo indagato il tratto oggettivamente più compromesso, da Tortora a Nicotera sul Tirreno, girando sullo Jonio mi auguro e credo non troveremo questa situazione. Poi abbiamo riscontrato che molti dei grandi villaggi turistici non sono collettati in modo corretto alle reti depurative e fognarie e ricorrevano ad attività di autospurgo. Anche qui, con coraggio, il presidente della Regione Occhiuto è intervenuto con un’ordinanza per regolamentare la situazione. Do un dato in anteprima: in questi due mesi ci sono state mille autodenunce, mille gestori di autospurgo hanno fatto domanda, hanno detto in quale villaggio andavano e noi il giorno dopo abbiamo campionato il 50% di questi impianti e verificato che tutto fosse avvenuto correttamente. Prima cosa accadeva? Lungi da me e dalla cabina di regina criminalizzare il mondo degli autospurgo, ma prima tutto questo non accadeva. L’altra novità è il fatto che procuratori della Repubblica come Falvo di Vibo Valentia e Curcio di Lamezia Terme ci hanno messo la faccia e hanno deciso di accompagnare questa azione preventiva a quella della repressione, ed è stato un fatto storico. A loro volta – rimarca il commissario di Arpacal – le associazioni sono passate da un terreno che era quello solo di denunciare inadempienze e irregolarità e oggi si sono messe su un terreno di collaborazione».
Pappaterra si sofferma anche sul nuovo “corso” dell’Arpacal: «Il primo giorno dopo la mia nomina da parte dell’allora presidente Oliverio al Dipartimento Ambiente della Regione un dirigente mi disse che l’Arpacal era assimilabile alla fondazione Calabresi nel Mondo, che era finita in tanti problemi. Dissi: “Adesso salgo al decimo piano alla Presidenza e riconsegno la nomina, se questa è la considerazione”. Mi sembrava una sfida pazzesca, ma poiché sono abituato alle sfide ho detto “vediamo le carte”. C’era poco personale, c’erano tantissimi comandi, ma quello che incideva era una forte demotivazione del personale. Un risultato positivo che rivendico è che prima eravamo fuori dal contesto nazionale ma oggi il direttore di Arpacal è vicepresidente di Arpa nazionale e questo è un riconoscimento, non solo alla persona. Oggi c’è una forte motivazione anche perché finalmente la Giunta su mia proposta ha approvato il regolamento organizzazione e la pianta organica e oggi l’agenzia potrà immettere nuovo personale. Questo è stato un lavoro importante. I concorsi per 30-40 unità partiranno a breve e rafforzeranno tutti i Dipartimenti. Consegniamo un bel lavoro per la prospettiva di vita dell’agenzia».
Infine, il punto di Pappaterra sul Parco nazionale del Pollino, del quale è presidente. «Quando anni fa sono arrivato facevo fatica a vedere l’utilità di questa area protetta. Oggi la mia soddisfazione è che il Parco è diventato internazionale, con tre riconoscimenti dell’Unesco, una grande rete dei geoparchi, penso alla Grotta del Romito, alle Gole del Raganello, che sono diventati meta di turisti stranieri. Questo ha internazionalizzato la nostra storia. Noi adesso abbiamo realizzato a Campotenese un grande hub turistico, al Catasta, che è un grande punto di riferimento: sono bravi i gestori, che stanno facendo una grande attrazione verso cosentini, catanzaresi e reggini perché il mio rammarico è che il Pollino è conosciuto e visitato da oltre il 90% dei pugliesi, solo il 40% dei cosentini e potentini lo conoscono. La terza grande scommessa è che nel mio territorio, anche grazie ai sindaci, si è saldata un’alleanza straordinari tra pubblico e privato: dieci anni fa il parco era visto solo come vincolo e fastidio, oggi è visto con interesse dai giovani, penso al parco della Lavanda. Questo è il paradigma che abbiamo cambiato. Poi – conclude – la Ciclovia dei parchi che è stata un’altra bellissima idea, quella di mettere in rete i parchi: sta avendo un successo enorme, arrivano richieste da ogni parte d’Italia e d’Europa dopo la post pandemia grazie al boom del cicloturismo, e abbiamo fatto anche una grande attività di marketing che propone insieme i tre parchi, e la grande rete dei sentieri con un asse dal Pollino attraverso la Sila per arrivare all’Aspromonte». (redazione@corrierecal.it)
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