Cosa sta accadendo in Canada tra Toronto e Montrèal nel sottobosco della malavita e perché certi eventi riguardano anche la Calabria e la ’ndrangheta?
Questa domanda sul profilo twitter di Antonio Talia, incipit di un thread, mi ha indirizzato ad indagare sull’omicidio di un narcotrafficante calabrese avvenuto qualche settimana fa e mai apparso sui media italiani.
Antonio Talia è un calabrese che si occupa di esteri e criminalità transnazionale su Radio24, autore del valido libro Statale 106. Viaggio sulle strade segrete della ‘ndrangheta. Ma andiamo ai fatti.
Sul sito di annunci funebri sorride nella foto Vincenzo Armeni con cravatta lilla e il fiore all’occhiello dell’abito elegante senza che i parenti ne indichino i motivi del decesso, limitandosi ad annunciare il funerale del caro estinto nato il 24 settembre del 1956 e morto il 25 ottobre di quest’anno.
Quel giorno alle 8 del mattino circa a Laval, sobborgo di Montrèal, nel parcheggio del Centre Cèramique (un posto sospetto da tempo tenuto sott’occhio dalla polizia per possibili summit narcos della famiglia Sollecito, ramo siciliano della mafia di Montrèal) il corpo di Vincenzo Armeni è rinvenuto crivellato di colpi di pistola. Mezz’ora dopo un Suv Honda bruciato viene trovato in una casa abbandonata vicino al Ponte Lachappelle. È certamente l’automobile dei suoi killer.
Ma chi è Vincenzo Armeni? Famiglia originaria di Ardore, nella Locride, provincia di Reggio Calabria, nel 2007 Vincenzo Armeni era stato condannato a 19 anni di carcere per aver importato 760 chili di coca. Nel ’98 era già stato condannato a 10 anni per altri 166 chili di bianca sudamericana.
Era in libertà vigilata dal 2020 grazie a malandate condizioni di salute e al codice molto garantista canadese. Nel 2016 la libertà vigilata era stata negata dal giudice perché ancora inserito «nell’organizzazione criminale di cui fa parte». Ramo calabrese della mafia di Montrèal, vicino al boss Raynald Desjardins detto “il milionario”, rara figura di francofono ai vertici dell’organizzazione.
Le cronache canadesi indicano il clan Armeni (in Italia la pubblicistica, anche quella più autorevole, non ne fa mai menzione), alle dipendenze di Joe Di Maulo, cognato di Desjardins, ammazzato nel 2012 e di Moreno Gallo, boss calabrese ucciso ad Acapulco un anno dopo. Armeni era anche imparentato con Tonino Callocchia, suo cognato assassinato anche lui nel 2014. Troppi morti nelle stesse famiglie.
Ardore, paese della Locride, ha una sua poco nota primigenia di ‘ndrangheta. L’ha rintracciata lo storico inglese John Dickie in una sentenza del tribunale in cui si legge che »un testimone dichiarò che, nel 1920 o nel 1921, sulla spiaggia di Ardore, un malavitoso gli aveva consigliato di entrare nella “setta ndrangata“». Secondo il ricercatore «si tratta della più antica prova conosciuta che identifichi la ’ndrangheta col suo nome moderno». E non mancano neanche le date recenti. ll 22 luglio 1990 si svolse ad Ardore Marina una riunione tra esponenti di livello internazionale della ‘ndrangheta, tra cui Domenico Sergi per l’Australia, Vincenzo Trento per il Canada e Eliseo Lazzarino per il Belgio. Questa è la storia torniamo alla cronaca.
Vincenzo Armeni è il nipote diretto di Giuseppe, indicato dai rapporti di polizia come figura molto influente nella mafia canadese, e con lui indagato per un traffico di eroina, anche coinvolti in una vicenda clamorosa quando si scoprì che la famiglia di Ardore era la proprietaria dello stabile di un distaccamento della polizia di Montrèal. Il paradosso fu che nello stabile degli Armeni era stata installata la squadra Eclipse, specializzata nel monitoraggio dei bar e nella raccolta di informazioni su individui legati alla criminalità organizzata, i quali non sapevano che i propri amministrativi pagavano il fitto alla moglie di Vincenzo Armeni, uno dei maggiori narcotrafficanti canadesi.
Un omicidio pesante quello di Armeni avvenuto il 25 ottobre. A fine agosto un altro importatore di cocaina, Maxime Lenoir, era stato ucciso a colpi di arma da fuoco nel parcheggio del Rockland Center di Montreal. Con il narcos di Ardore sono sette i broker della coca uccisi in zona negli ultimi tre anni e mezzo. E non finisce qua. Nei giorni successivi all’omicidio Armeni sempre a Laval, due uomini a bordo di un’auto tentano di uccidere Francesco Del Balso, 52 anni, figura importante della criminalità organizzata italo-canadese, con varie condanne per traffico di coca e scommesse clandestine. È questo almeno il secondo agguato al quale sfugge.
Cosa pensano in Calabria di questa mattanza canadese non è dato sapere.
Ricostruisce molto bene Antonio Talia. Nel 2019 un familiare di Carmelo Muià, ucciso a Siderno l’anno precedente, capisce che per individuare i responsabili deve andare a Toronto, perché l’omicidio è stato deciso lì. Carmelo Muià detto “Mino” non era uno qualunque, era il braccio destro del boss Giuseppe Commisso. Così, suo fratello Vincenzo vola da Siderno a Toronto per stabilire chi siano i responsabili dell’omicidio. Con chi si incontra Vincenzo Muià a Toronto nel 2019? Secondo gli investigatori con Cosimo e Angelo Figliomeni, tra i leader del Siderno Group, uno dei maggiori network globali della ndrangheta.
La vicenda è stata in passato ricostruita dal Corriere della Calabria.
Altri omicidi di boss calabresi e anche di parenti incensurati si sono registrati con frequenza ad Hamilton nei dintorni di Toronto.
Secondo Talia delitti antichi e recenti si inquadrano in un vuoto di potere che dura da anni, dalla morte del “capo dei capi” di tutto il Canada, Vito Rizzuto. E dopo gli sviluppi delle scorse settimane gli equilibri tra Toronto, Montrèal e la Calabria (in particolar modo a Siderno) restano misteriosi.
Chi sta uccidendo i maggiori narcotrafficanti del Canada? (redazione@corrierecal.it)
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