Negli anni ’80 l’editore Demetrio Guzzardi di Cosenza pubblicò il romanzo epico, “Oga Magoga”, di 1.300 pagine (in tre tomi) di Giuseppe Occhiato. Guzzardi ebbe la vista lunga. Oggi questo libro, a distanza di tanti anni, è stato ripubblicato da “Il Saggiatore” e il Corriere della Sera gli ha dedicato un’intera pagina titolando: “Odissea calabra con minotauro in 1.299 pagine”. Un’opera ciclopica che ricorda “Horcynus Orca” di Stefano D’Arrigo, di 1.278 pagine. Occhiato, morto il 2010, è stato uno storico e scrittore, originario di Mileto (Vibo Valentia).
Faceva il preside, un intellettuale a tutto tondo. Vissuto nella città natale fino al trasferimento a Firenze negli anni ottanta, si interessò sin dall’inizio all’architettura medioevale e fu tra i primi in Calabria a dedicare studi all’architettura ecclesiastica normanna. Dall’espressione “Gog e Magog” deriva il popolare modo di dire “andare in goga e magoga”, che significa “andare in un paese molto lontano”. A esso si rifà il titolo dell’album Goga e Magoga di Davide Van De Sfroos. Gog e Magog sono i nomi dei cani di Stelio Èffrena nel romanzo Il fuoco di D’Annunzio.
*giornalista
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