LAMEZIA TERME «La Via Crucis di Rende, la situazione è ormai ingovernabile, il sindaco si dimetta». Ospite de “L’altra politica”, il settimanale di approfondimento andato in onda ieri sera sul canale 75 de “L’altro Corriere Tv”, Mimmo Talarico, già candidato a sindaco e consigliere comunale di opposizione, commenta l’attuale difficile fase al Comune di Rende, travolto dalle inchieste. Sollecitato dalle domande di Danilo Monteleone e Ugo Floro, Talarico parla di «quadro preoccupante» e annuncia che «tutti i consiglieri di minoranza hanno deciso di presentare una mozione di sfiducia che sarà votata in Consiglio comunale».
Così Talarico inquadra in premessa la vicenda. «Le dimissioni di un consigliere o di più non determinano la decadenza o lo scioglimento del consiglio comunale, essendoci l’istituto della surroga. Però siamo arrivati ormai a una situazione insostenibile per la città. Pertanto tutti i consiglieri di minoranza hanno deciso di presentare una mozione di sfiducia che sarà votata in Consiglio comunale per appello nominale e quello sarà il momento in cui ogni consigliere si assumerà davanti alla città, rispetto a questa Via Crucis rendese, la responsabilità politica e anche civile nei confronti della città che dev’essere protetta e tutelata rispetto a questi eventi, perché la stragrande maggioranza dei cittadini rendesi è assolutamente distante anni luce dagli eventi che si susseguono da ormai un anno e mezzo. Quindi – spiega il consigliere comunale di opposizione – la prima forte reazione ideale delle opposizioni consiliari è la ufficializzazione di questa mozione di sfiducia: il consiglio va convocato entro 10 giorni, anche qui ci aspettiamo un atto di responsabilità e sensibilità del presidente dell’assemblea. Noi comunque presentiamo la mozione di sfiducia, poi ogni consigliere si determinerà. Può darsi anche che ci sia un rinsavimento da parte di alcuni consiglieri di maggioranza: potrebbero decidere di votarla davanti a una situazione non più governabile e non più giustificabile. Se questo non dovesse accadere, poi, ogni consigliere di minoranza si determinerà autonomamente, però credo che sia giusto e doveroso che questo primo passaggio sia collettivo e che le opposizioni si presentino in consiglio compatte e con la stessa idea di chiudere un’esperienza armai finita da tempo».
Quindi Talarico specifica: «Più che una speranza, sono convinto che la maggioranza comunale sia costituita da tante persone perbene, anche se c’è ancora un malinteso senso di appartenenza e lealtà nei confronti del sindaco e della Giunta, c’è ancora una certa resistenza. Non dimentichiamo che più di un mese fa si è insediata una commissione di accesso, non è che sono venuti in vacanza».
Talarico inoltre dice di registrare «una indignazione diffusa nella città, singoli cittadini, gruppi, associazioni, tant’è che il 24 novembre avrà luogo una manifestazione pubblica nei pressi del Municipio promossa da Cigl, Cisl e Uil e da una serie di associazioni culturali e studentesche. Una mobilitazione importante, che non ha precedenti. Il titolo è contro tutte le mafie. Rende non è una città mafiosa, è una città che ha dovuto toccare con mano negli ultimi anni anche episodi riconducibili anche alle organizzazioni criminali. Noi siamo per difendere la città e stimolare gli anticorpi che pure ci sono in una città che è la più colta, la più ricca della Calabria, una città che ha grandi potenzialità, più di altre, ma che però si sta normalizzando a causa di una classe dirigente assolutamente inadeguata a governare un luogo che ha rappresentato un’anomalia positiva nel Mezzogiorno».
Per Talarico la questione relativa alle sorti del Comune di Rende al momento non è penale ma soprattutto politica. «Non voglio anzi non devo entrare nel merito, non spetta ai consiglieri comunali esprimere giudizi di natura legale sulla vicenda, ma certo davanti a questi fatti in un qualsiasi Comune del mondo il sindaco si sarebbe già dimesso dedicandosi alla difesa propria e della propria città ed evitando di trascinare la città in un giudizio mediatico, a volte anche frettoloso, che ha interessato i media regionali e anche nazionali. La Rende che si ricordava all’inizio oggi non c’è più e viene ricordata per episodi. Il sindaco come il soldato giapponese della seconda guerra mondiale resiste all’assedio della magistratura, all’assedio mediatico e all’assedio dei cittadini: ma cosa aspetta a liberare il campo ed evitare di trascinare la città in tutte le sue componenti in questa contrapposizione con la magistratura? A pagare – rileva il consigliere comunale di opposizione – è certamente la città. Siamo in una fase molto delicata, come tutte le istituzioni locali, per via del flusso di denaro consistente che arriverà, tra Pnrr e Agenda urbana: i Comuni dovrebbero avere una Giunta libera da questi condizionamenti, serena nell’esercizio dell’attività amministrativa. La città non è così. Già era problematica la situazione, in una città che ha raggiunto i livelli negativi inenarrabili, senza precedenti indipendentemente dalle inchieste giudiziarie. Ma attenzione: faccio una netta distinzione tra il giudizio di tipo legale e quello politico. Quello politico non è riconducibile a una norma di legge, non spetta a me giudicare se i comportamenti del sindaco siano coerenti alle norme di legge, noi dobbiamo serenamente valutare i comportamenti sul piano politico riconducibile all’opportunità. Può un sindaco su cui gravano pesanti accuse restare in carica? Può un sindaco che ha frequentato – nessuno lo nega – personaggi discutibili durante la campagna elettorale, non avvertire il pudore di fare autocritica e di dimettersi? Può un sindaco che costituisce una società, con i propri familiari, insieme a un personaggio discutibilissimo, non avvertire la sensibilità di rendere conto ai cittadini di queste cose? Qualcuno ci accusa di giustizialismo dicendo che queste cose potrebbero non avere rilevanza penale, ma non stiamo discutendo della rilevanza penale: qui dev’essere attivata una censura politica che si richiama all’opportunità. Questo ha creato uno scollamento, una distanza evidente tra amministratori e amministrati, un senso di sfiducia che dev’essere al più presto recuperato. Alcune iniziative – specifica Talarico – devono servire soprattutto a questo perché c’è una comunità ferita e lacerata su cui qualcuno tenta di applicare la contrapposizione tra garantisti e giustizialisti ma non è questo il punto».
Per Talarico quindi «siamo davanti a un caso che riguarda una città di 70-80mila abitanti, una città che è sede di una prestigiosa università, con il reddito pro capite più alto della regione, com l’area industriale più grande della Calabria, e con insediamenti economici avanzati e moderni che meriterebbero di avere una rappresentanza trasparente libera e capace. C’è oggi invece un processo di normalizzazione in negativo, l’anomalia postavi purtroppo sta diventando la normalità regionale. Nel Consiglio comunque ci sono rappresentanti del Pd, di Forza Italia, alcuni chiaramente riconducibili a Fratelli d’Italia, altri legati in qualche modo ai partiti. Bene: al momento non c’è alcuna dichiarazione pubblica anche rispetto alle iniziative da intraprendere. Sarebbe ora che Forza Italia, anche attraverso il suo leader indiscusso, Roberto Occhiuto che in città ha molti legami, dicesse qualcosa, che il Pd dicesse qualcosa, che Fratelli d’Italia dicesse qualcosa, che in qualche modo i partiti in qualche modo richiamassero i propri rappresentanti ad assumere atti di responsabilità rispetto a questa situazione. È scandaloso – rimarca il consigliere di opposizione alò Comune di Rende – come le segreterie nazionali e regionali di questi soggetti politici abbiano sinora gestito, o meglio non gestito, la vicenda. C’è una debolezza strutturale dei partiti ma c’è anche una sorta di complicità, di cointeressenze. In a questi anni la vita pubblica della città ha assunto i caratteri di una palude in cui è difficile distinguere chi è con chi, soprattutto quali interessi si rappresentano. Se si pensa che un sindaco eletto e sostenuto da un centrodestra, anche quello più radicale e più hard, oggi governano un vicesindaco che ha messo un’Opa sul Pd e anche lei raggiunta da un provvedimento della magistratura, fermo restando il massimo rispetto per la persona. Il Pd è lì, Forza Italia, FdI, il Pd ha qualcuno all’opposizione e qualcuno al governo. Insomma – sottolinea Talarico – ci sono situazioni strane che alimentano confusione e alimentano ulteriore distacco con i cittadini mentre dovremmo accorciare queste distanze recuperando la loro partecipazione».
Infine, Talarico definisce «fastidiosa la contrapposizione artificiosa tra giustiziasti e garantisti, siamo tutti garantisti, ancorati fedelmente alla Costituzione. A nessuno, a me certamente, non sfugge che possano verificarsi eccessi nella magistratura, superficialità investigative, abbiamo assistito negli ultimi anni a questi episodi e a riabilitazioni ex post sul piano giudiziario, tutto questo deve indurci ad avere maggiore rispetto per le persone ed essere maggiormente garantisti. Ma non dobbiamo nemmeno avere il sospetto che i giudici non facciano il proprio dovere, perché anche questo utilizzo superficiale del garantismo sta trasformando un principio giuridico di civiltà in un garantismo peloso. Le inchieste, le intercettazioni, i fatti raffigurano un quadro che è preoccupante. Io, da amministratore pubblico, cittadino, mi pongo una domanda: come è stato possibile che il Comune sia diventato permeabile alle frequentazioni e al condizionamento di questi soggetti? Fin dove sono arrivati non lo so, spetta ai magistrati accertarlo, ma mi pongo questo problema. Allora – conclude Talarico – dobbiamo attivare gli anticorpi, tant’è che non è solo il sindaco coinvolto, ma c’è un assessore dei Lavori pubblici, esponente di Forza Italia, su cui pendono accuse. Il sindaco si è avvalso per tanti anni della collaborazione di questo assessore: non ha mai avuto la possibilità di accorgersi di queste attività? Il contesto che viene fuori da queste ultime due inchieste è preoccupante, e io come cittadino chiedo al sindaco di liberare la città da questi condizionamenti per ricostruire dalle fondamenta il senso di comunità e appartenga alla città di Rende». (redazione@corrierecal.it)
x
x