Ultimo aggiornamento alle 19:28
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 6 minuti
Cambia colore:
 

la decisione

“Reset”, vicinanza tra D’Ambrosio e Manna «non presuppone l’accordo illecito»

Depositate le motivazioni che hanno convinto il Riesame ad annullare la misura nei confronti del sindaco (sospeso) di Rende. «Attestata la mia estraneità ai fatti»

Pubblicato il: 18/11/2022 – 11:08
di Fabio Benincasa
“Reset”, vicinanza tra D’Ambrosio e Manna «non presuppone l’accordo illecito»

COSENZA Sono state depositate le motivazioni che hanno convinto il Tribunale del Riesame di Catanzaro a ridare la libertà al sindaco (sospeso) di Rende, Marcello Manna, finito ai domiciliari nell’inchiesta “Reset” della Dda di Catanzaro. Secondo l’accusa «il candidato a Sindaco del Comune di Rende per le elezioni amministrative del 26 e 27 maggio 2019 (e già Sindaco uscente del medesimo comune), accettava la promessa da parte di Adolfo D’ambrosio e Massimo D’Ambrosio di procacciare voti in favore dello stesso Manna».

Le motivazioni del Riesame

Dall’imponente mole delle investigazioni è emerso che il territorio cosentino, e quindi il Comune di Cosenza e il suo hinterland (principalmente Rende e Raggiano Gravina), costituisce il territorio di riferimento di diverse articolazioni ‘ndranghetiste che, seppur distinguibili, mantengono un carattere unitario. In particolare, al capo 171, viene contestato a Manna «di aver stipulato, anche per il tramite di intermediari, un patto elettorale politico – mafioso con Adolfo e Massimo D’Ambrosio, nella loro qualità di vertici e promotori del sodalizio criminale. I D’Ambroso, secondo l’impostazione accusatoria, avrebbero procurato (o, in ogni caso, promesso di procurare) voti utili alla elezione di Marcello Manna avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e delle condizioni di assoggettamento e di omertà che ne derivano e, in cambio, Manna avrebbe promesso l’utilità consistente nell’affidamento del Palazzetto dello Sport di Rende». Nel caso di specie – si legge nelle motivazioni – «poiché la condotta contestata si colloca in data anteriore e prossima alla competizione elettorale avviata il 26 maggio 2019, e conclusa con il turno di ballottaggio del 9 giugno 2019, trova applicazione la formulazione dell’art. 416 terc.p. nella disposizione propria della L. n. 62/2014. Ebbene, venendo alla valutazione del compendio indiziario, ritiene il Collegio che la condotta addebitata al Manna non sia sussumibile nella fattispecie di cui all’art. 416 terc.p. difettando, allo stato, qualsivoglia elemento su cui fondare la partecipazione del ricorrente a tale specifico accordo illecito».

D’Ambrosio vicino a Manna ma senza gravi indizi

Le conversazioni confidenziali, nel corso delle quali gli interlocutori riportavano frasi pronunciate da Manna, dimostrano, a parere del Collegio, «un effettivo avvicinamento dei D’Ambrosio a Manna, ma non assurgono a gravi indizi della commissione del delitto contestato al ricorrente, in assenza di elementi da cui desumere l’intervenuto scambio delle promesse». In particolare, in una captazione si evince come «l’interesse di D’Ambrosio Massimo fosse finalizzato ad assicurare voti in favore di Munno (ex assessore poi dimessosi) non anche di Manna, arrivando finanche ad affermare di disinteressarsi del soggetto che sarebbe stato eletto come sindaco». Il riferimento all’attuale sindaco sospeso di Rende si coglie in una comunicazione intercettata il 19 aprile 2019, nel corso della quale, durante gli squilli in ambientale, si sente la voce di Massimo D’Ambrosio, il quale parla con altre persone vicino a lui e dice testualmente: «Io sto portando a Manna e Munno». Secondo il Riesame, «tale frase, tuttavia, per le evidenziate circostanze in cui è stata espressa, appare totalmente priva di contesto, di talché non può ricavarsene con sufficiente grado di probabilità il significato che l’interlocutore intendeva attribuirle. Pertanto, tenuto conto delle circostanze descritte, la frase pronunciata potrebbe ben assumere un significato alternativo, quale, ad esempio, quello di manifestare la propria preferenza di voto, attesa anche la maggiore utilità di risultati di un voto congiunto rispetto ad uno disgiunto».

Le frasi pronunciate da Manna

Nel corso di una conversazione confidenziale intercorsa con la moglie, Massimo D’ambrosio riporta indirettamente le parole che sarebbero state pronunciate da Manna. «No all’epoca ha detto…all’epoca non l’abbiamo potuto fare un’altra gara ha detto…se ti dico che tutti i giorni veniva la Dda qua…ora io faccio la gara apro il bando…e qual è il problema ha detto…gli ha detto il fatto del palazzetto…ha detto mancano altri duecentomila euro per finirlo… ha detto portami il nominativo…che firmiamo il bando…». Per il Riesame «la prima parte della conversazione fa riferimento, diversamente da quanto ritenuto dal gip, non già al Palazzetto dello Sport, come risulta dal fatto che l’argomento viene introdotto successivamente, ma, verosimilmente, alla vicenda del rilascio forzato dei locali ove era ubicato il Bar Colibrì imposto anni addietro dall’amministrazione Manna alla famiglia D’Ambrosio. Quanto, invece, alla riferita richiesta di un nominativo in vista della firma del bando, seppur mancano riscontri dell’effettiva aggiudicazione del Palazzetto da parte dei D’Ambrosio, si ribadisce in ogni caso che, allo stato, in assenza di elementi da cui tranne la sussistenza della promessa di voti da parte dei D’Ambrosio e della relativa accettazione da parte del Manna, sussistono senza dubbio elementi da cui trarre una vicinanza ma che tale vicinanza, se pur idonea ad integrare accordi delittuosi, non è allo stato idonea, a parere del Collegio, ad integrare i presupposti richiesti dalla fattispecie di cui all’art. 416 terc.p». In definitiva, gli elementi raccolti dagli organi investigativi presentano una valenza indiziaria non univoca, in quanto, da un lato, come si è visto, vi sono conversazioni che inducono a ritenere che il D’ambrosio avesse un forte interesse alla sola elezione di Munno, dall’altro lato, i dati fattuali indicativi di un rapporto tra il Manna e il D’Ambrosio sono plurivoci, in quanto potrebbero essere rivelatori semplicemente di aspettative da parte di D’Ambrosio circa determinati vantaggi che avrebbe potuto ottenere dal sindaco».

Il commento di Manna

Il sindaco (sospeso) di Rende, Marcello Manna ha commentato le motivazioni relative al Riesame. «Mi è stato notificato ieri il provvedimento in cui vengono depositate le motivazioni emesse dal Tribunale del Riesame di Catanzaro in merito all’inchiesta “Reset”. Il Collegio, si legge: «ritiene che la condotta addebitata al Manna non sia sussumibile nella fattispecie di cui all’art. 416 ter c.p. difettando, allo stato, qualsivoglia elemento su cui fondare la partecipazione del ricorrente a tale specifico accordo illecito».
E prosegue dicendo: «si riscontrano addirittura elementi contrari alla sussistenza di tale sinallagma». Infine: «alla luce di quanto esposto, il Collegio ritiene, allo stato, insussistenti i gravi indizi di colpevolezza in relazione al reato di scambio elettorale politico-mafioso». Oggi si è attestata la mia estraneità ai fatti in fase cautelare. L’augurio è che ora tale vicenda possa trovare conclusione definitiva al più presto e si ripristini finalmente l’ordine delle cose. (redazione@corrierecal.it)

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del mare 6/G, S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano | Privacy
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x