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“Sangue infetto”, annullata senza rinvio la sentenza di assoluzione del dottore Bossio

Il decesso di Cesare Ruffolo è avvenuto a seguito di somministrazione di sangue infetto. Nel processo, anche l’Ao di Cosenza è responsabile civile

Pubblicato il: 23/11/2022 – 8:06
“Sangue infetto”, annullata senza rinvio la sentenza di assoluzione del dottore Bossio

COSENZA La Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato Massimiliano Coppa, difensore dei familiari di Cesare Ruffolo, insieme con gli avvocati Luigi Forciniti e Giovanni Ferrari, avverso la sentenza di assoluzione della Corte di Appello di Catanzaro nei confronti del dottore Marcello Bossio, ex primario di Immunoematologia dell’Ospedale di Cosenza. L’avvocato Coppa, difensore dei congiunti di Cesare Ruffolo, aveva richiesto l’annullamento della sentenza di assoluzione del dottore Marcello Bossio, mediante un lungo ed articolato ricorso depositato immediatamente dopo il deposito della sentenza di assoluzione della Corte di Appello di Catanzaro. Successivamente, anche la Procura Generale della Repubblica di Catanzaro aveva proposto ricorso contro l’assoluzione invocando l’annullamento della sentenza.

La decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione, previa richiesta di accoglimento del ricorso dell’avvocato Coppa da parte del Procuratore Generale della Cassazione, ha quindi annullato senza rinvio ai fini penali la sentenza di assoluzione del dottore per intervenuta prescrizione e non perché il fatto non sussiste, per come motivato precedentemente dalla Corte di Appello di Catanzaro quale giudice del rinvio, annullando anche la sentenza ai fini civili, rinviando al giudice civile competente per valore che dovrà quantificare, dunque, il danno da reato accertato con le precedenti sentenze di merito. Il decesso di Cesare Ruffolo è avvenuto in poche ore a seguito di somministrazione di sacca di sangue infetto da serratia marcences, precedentemente già accertate dalle due sentenze di condanna del Tribunale di Cosenza e della Corte di Appello di Catanzaro. Dal 2013 ad oggi, nulla di concreto è stato posto in essere a titolo di risarcimento dall’Azienda Ospedaliera di Cosenza, nonostante tre sentenze. Ora spetterà al tribunale civile a cui la Corte di Cassazione ha inviato gli atti, quantificare anche i danni da reato provocati. La famiglia Ruffolo, in attesa delle motivazioni di quest’ultima sentenza della Corte di Cassazione ha espresso grande soddisfazione per l’esito e, soprattutto, per l’operato del proprio legale, l’avvocato Coppa. (f.b.)

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