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l’inchiesta

Libertà di stampa sotto attacco, l’allarme dell’Unesco

Sul sito di “Ossigeno per l’informazione” l’ultimo report: quadro preoccupante nel mondo e in particolare in Italia

Pubblicato il: 09/12/2022 – 11:08
Libertà di stampa sotto attacco, l’allarme dell’Unesco

L’attacco alla libertà di stampa e di espressione attraverso “l’uso scorretto” del sistema giudiziario resta sempre a livelli d’allarme in tutto il mondo, e in Italia in particolare. È quanto emerge dall’ultimo rapporto Unesco pubblicato da “Ossigeno per l’informazione”, osservatorio su informazioni giornalistiche e notizie oscurate. Sul sito di “ossigeno”, che cita il numero di 6.249 giornalisti minacciati in Italia dal 2006, il report – che si può scaricare alla fine di gusto articolo – è al centro di numerosi approfondimenti.

Le tendenze nel mondo

In generale, comunque lupesco registra il fatto che «la graduale tendenza verso la depenalizzazione della diffamazione sta rallentando, con 160 Stati che non hanno ancora depenalizzato la diffamazione», che «il ricorso alla contestazione del reato di diffamazione per ridurre la libertà di espressione digitale è aumentato in tutto il mondo», che «molti Stati hanno rafforzato o reintrodotto norme che puniscono diffamazione semplice e a mezzo stampa e ingiuria con nuove leggi per garantire la ciber-sicurezza, combattere “false notizie” e linguaggio d’odio», che «l’aumento del ricorso alle cause civili per diffamazione civile spesso comporta risarcimenti eccessivi che hanno un effetto raggelante sulla libertà di espressione e il lavoro dei giornalisti». ancora, l’Unesco riscontra «l’aumento di pratiche scorrette come il turismo giudiziario (ricerca di tribunali più convenienti) e il ricorso alle querele e cause temerarie (Slapp) da parte di potenti che vogliono zittire voci critiche ed evitare i giudizi», spiegando che «sono emerse nuove sfide per la comunicazione on line, tra le quali una maggiore vulnerabilità di giornalisti, artisti, difensori dei diritti umani e blogger».

Il contesto italiano

Nel suo commento al report Giuseppe Mennella, giornalista e segretario generale di “Ossigeno”, sostiene che «la lettura dei nuovi dati dell’Uneesco rende di un’evidenza incontestabile la distanza tra l’apparato normativo italiano in materia di diritto all’informazione e gli standard internazionali chiesti dagli organismi internazionali in materia di diffamazione sia in campo penale sia in campo civile. Sono più di vent’anni che il Parlamento italiano discute di abolizione delle pene detentive a carico dei giornalisti. Senza risultato. Cinque legislature non sono bastate a mettere mano al Codice penale fascista e alla legge sulla stampa. Su quest’ultima – in vigore dal febbraio dal 1948 –è intervenuta nel 2021 la sentenza della Consulta che ha stabilito l’”illegittimità costituzionale” dell’articolo 13 della legge sulla stampa. La norma per il reato di diffamazione a mezzo stampa aggravato dall’attribuzione di fatto determinato prevedeva la reclusione da uno a sei anni più – cioè in aggiunta – la multa fino a 50mila euro. La stessa sentenza ha invece “salvato” l’articolo 595 del Codice penale che prevede per la diffamazione a mezzo stampa una pena detentiva da sei mesi a tre anni o – in alternativa – la multa fino a 50mila euro. (limite massimo non indicato dalla norma ma dall’articolo 24 del Codice penale che fissa appunto in 50mila euro il massimo della multa comminabile)». Mennella ricorda che «dinanzi allo stallo politico-parlamentare è dovuta intervenire la Corte costituzionale che con la sentenza del 2021 ha sollecitato il Parlamento a intervenire anche per aggiornare la normativa sulla stampa al mondo nuovo. Poi, dal 2020 funzionano benissimo alcuni alibi: l’emergenza pandemia, la guerra, la crisi economica, la crisi energetica, le quali vengono prima di ogni altra cosa ed è dunque comprensibile e giustificato il fatto che non venga garantito il pieno diritto dei cittadini a essere informati. Perché di questo parliamo quando discutiamo di libertà di stampa se è vero – com’è vero – che il titolare del diritto all’informazione è il cittadino. Che cosa accadrà in questa legislatura e di che cosa avremmo bisogno? Quali misure dovremmo adottare per soddisfare le richieste dell’Unesco? Accadrà che verranno ripresentati i disegni di legge delle ultime legislature. Anzi, almeno due proposte sono state già presentate: una al Senato (primo firmatario Walter Verini del Pd) e l’altra alla Camera (primo firmatario Pietro Pittalis di Forza Italia). Di quest’ultima proposta non è ancora disponibile il testo. Abbiamo invece quella del senatore Verini. Può risultare interessante analizzarla, anche se in modo sintetico, perché l’articolato ripercorre e riproduce le stesse scelte operate nei disegni di legge delle passate legislature intorno ai quali si era coagulata la convergenza di forze politiche di maggioranza e opposizione. Insomma, qual è l’orientamento, quale la direzione di marcia. Cosa c’è e che cosa manca?». (redazione@corrierecal.it)

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