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il verdetto

Bracciante ucciso nella fornace Tranquilla, definitiva la condanna di Pontoriero

La Cassazione conferma la pena di 22 anni di carcere per l’uomo che esplose quattro colpi di fucile contro Soumaila Sacko nel giugno 2018

Pubblicato il: 19/01/2023 – 7:11
Bracciante ucciso nella fornace Tranquilla, definitiva la condanna di Pontoriero

ROMA La Cassazione ha confermato la sentenza di appello nei confronti di Antonio Pontoriero, ritenendolo in via definitiva responsabile dell’omicidio – avvenuto il 2 giugno 2018 – del bracciante e sindacalista maliano Soumaila Sacko. È dunque definitiva la condanna a 22 anni di reclusione. Sacko fu ucciso con quattro colpi di fucile mentre stava raccogliendo lamiere nella vecchia fornace Tranquilla a San Calogero, il 2 giugno 2018. Pontoriero era già stato riconosciuto colpevole dell’omicidio e condannato a 22 anni di carcere sia in primo grado che in appello. Lo rende noto Aboubakar Soumahoro in una nota. «Ieri ho parlato a lungo con la famiglia Sacko, si sono detti soddisfatti della sentenza e mi hanno chiesto di ringraziare la giustizia italiana, le forze dell’ordine, i nostri legali Arturo Salemi e Mario Angelelli, le organizzazioni sindacali e sociali, le associazioni laiche e religiose, le forze politiche, gli organi di stampa, ed ognuna e ognuno di voi per il sostegno morale e materiale fornito in questo cammino alla ricerca della verità e della giustizia per Soumaila Sacko», dice Soumahoro, deputato e attivista sociale, che ha continuato a seguire il caso anche attraverso la Lega Braccianti Ets sostenendo la famiglia e le spese vive del processo. «Oggi – continua Soumahoro – la verità e la giustizia hanno trionfato. Questa sentenza ci riempie il cuore perché cinque anni fa la Lega Braccianti aveva promesso alla mamma, alla moglie, alla figlia e a tutta la famiglia Sacko che avremmo lottato con perseveranza, determinazione e dedizione per stabilire la verità e garantire giustizia a Soumaila Sacko. Il tempo permette sempre di ristabilire la verità, di riparare i torti e di dare ragione ai giusti. Nell’epoca del “tutto e subito” è una virtù sapere domare l’impazienza e attendere con perseveranza il momento in cui la verità e la giustizia verranno ristabilite», conclude il deputato. «Vi ringrazio perché ci siete stati fin dall’inizio e per aver mantenuto la promessa di ottenere giustizia e verità sulla morte di mio figlio», queste le parole di Youma Koita, madre di Soumaila.

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