MILANO Prime condanne a Milano nell’ambito dell’inchiesta a carico di oltre 40 persone indagate per la vicenda che ha ipotizzato, tra l’altro, presunte infiltrazioni delle cosche nei lavori sulla rete ferroviaria italiana e che lo scorso febbraio ha portato a 15 arresti. La scorsa settimana il gup Luca Milani, al termine del processo in abbreviato, ha inflitto pene che vanno da 7 anni di carcere a 1 anno e 4 mesi.
Il giudice ha pronunciato sentenza nei confronti di 14 imputati destinatari di misura cautelare e accusati dal pm della dda Bruna Albertini di far parte di «una associazione per delinquere, operante tra Varese e Milano e zone limitrofe nonché sull’intero territorio nazionale avente solidi e perduranti legami» con la cosca Nicoscia-Arena di Isola di Capo Rizzuto.
Tra le persone condannate ci sono i fratelli Aloisio, formalmente imprenditori ma «contigui alla ‘ndrangheta»: Maurizio ha preso 7 anni, Antonio 6 anni e mezzo, Francesco 4 anni e 8 mesi e Alfonso 4 anni e 2 mesi. Inoltre è stata disposta la confisca per una decina di milioni di euro.
Nell’atto di chiusura dell’inchiesta, in cui Rfi è parte offesa, sono anche ipotizzati reati tributari, bancarotta, riciclaggio, autoriciclaggio e per alcuni l’aggravante dell’agevolazione mafiosa, perché con un sistema di incassi “in nero”, società riconducibili ai clan, avrebbero sostenuto affiliati detenuti e le loro famiglie.
Per alcuni degli altri indagati destinatari dell’avviso di conclusione dell’indagine, come Maria Antonietta Ventura, ai vertici del del Gruppo Ventura, (fu anche in predicato di essere candidata dal centrosinistra e Cinque stelle alla presidenza della Calabria) ed Alessandro e Edoardo Rossi, alla guida dell’omonima multinazionale che lavora pure in Svizzera e nel Nord Europa, il procedimento è congelato, in attesa della pronuncia del Tribunale del Riesame sul ricorso della Procura contro il rigetto della richiesta di misura cautelare da parte dell’ex gip Giusy Barbara. Nei loro confronti, per il giudice, gli «esiti delle indagini non» consentivano di «ritenere sussistenti gravi indizi di colpevolezza della partecipazione» all’associazione dei «fratelli Aloisio». (Ansa)
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