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In carcere anche l’ex assessore regionale Stillitani. Messina: «Smantellata consorteria riconducibile al “crimine” di ‘ndrangheta»

Il Direttore Centrale Anticrimine: «Condizionata la libertà economica dell’intero tessuto del litorale della Costa degli Dei»

Pubblicato il: 26/01/2023 – 11:44
In carcere anche l’ex assessore regionale Stillitani. Messina: «Smantellata consorteria riconducibile al “crimine” di ‘ndrangheta»

CATANZARO Tra le persone arrestate stamattina nel blitz della Polizia di Stato effettuato in tutta Italia, figurano anche Francescantonio ed Emanuele Stillitani, il primo ex assessore regionale mentre il secondo imprenditore, entrambi già imputati nel processo Imponimento contro la cosca Anello-Fruci di Filadelfia. Francescantonio Stillitani è stato anche sindaco di Pizzo.

Consorteria riconducibile al “crimine” di ‘ndrangheta

«La poderosa operazione di polizia giudiziaria oggi portata a conclusione dalla polizia di Stato nelle province di Catanzaro, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Roma, Palermo, Avellino, Benevento, Parma, Milano, Cuneo, L’Aquila e Perugia, ha consentito di smantellare una agguerrita consorteria mafiosa riconducibile al “crimine” di ‘ndrangheta vibonese, da almeno quattro anni costantemente impegnata nella massiva consumazione di diversi delitti che vanno dall’associazione mafiosa, alle estorsioni, all’intestazione fittizia di beni, alla detenzione illegale di armi, al traffico di influenze illecite e alla corruzione – questi ultimi due aggravati dal metodo mafioso – nonché all’associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione e al riciclaggio di macchine agricole, aggravata dalla transnazionalità con il conseguente inquinamento dell’economia locale, finendo così con il condizionare la libertà economica e commerciale dell’intero tessuto del litorale e delle aree prossime alla rinomata località turistica di Tropea».

A dichiararlo è il Direttore Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, Francesco Messina, il quale aggiunge che «colpiscono a fronte della consistente attività estorsiva consumata dalla struttura mafiosa disarticolata nei confronti di numerosissime imprese locali , sia la totale assenza di denunce all’Autorità giudiziaria, di fatto costituente una cessione di libertà economica da parte degli estorti dei confronti degli estorsori, che l’azione facilitativa ad opera di pubblici funzionari coinvolti nelle indagini in quanto prossimi all’organizzazione investigata. L’enorme ammontare (250 milioni di euro) del valore dei beni sottoposti a sequestro preventivo (con provvedimento emesso su richiesta della Dda di Catanzaro) perché riconducibili alle attività illecite dell’associazione mafiosa, conferma la potenza economica di una forza di ‘ndrangheta finalmente colpita  – in adesione a una strategia di contrasto realmente efficace e incisiva perseguita dalla Direzione Centrale Anticrimine della polizia di Stato negli ultimi anni – anche nei suoi interessi economici oltre che militari».

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