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«Ammaturo, l’assassino in libertà»

Ruba una mela e finirai in galera, ruba un palazzo e diventerai un Re.Di questa vecchia massima l’Italia sembra essere la rappresentanza più plastica.E del resto, quindici anni fa, proprio a Cosen…

Pubblicato il: 31/01/2023 – 9:00
di Mario Campanella
«Ammaturo, l’assassino in libertà»

Ruba una mela e finirai in galera, ruba un palazzo e diventerai un Re.
Di questa vecchia massima l’Italia sembra essere la rappresentanza più plastica.
E del resto, quindici anni fa, proprio a Cosenza, un giovane si fece 24 ore di carcere per avere rubato una (!)  mimosa.
L’incipit serve a ricordare che c’è un uomo in Italia, oggi ottantaduenne, che vive da “onesto” cittadino proprio come (anzi molto meglio) chi ha lavorato una intera vita.
Si chiama Umberto Ammaturo, anche se gli hanno cambiato identità, ed è stato un boss spietato della camorra, non meno di Raffaele Cutolo. Ha ordinato omicidi, ha ucciso personalmente il più grande psicopatologo forense italiano, oltre a essere stato il principale narcotrafficante nostrano negli anni ottanta.
Su Aldo Semerari, decapitato personalmente da Ammaturo, è necessaria una parentesi. Indicato da una narrazione postuma come uno dei mali assoluti del nostro Paese, dipinto come nazista, paranoico, massone, arrestato ( e scagionato subito dopo) con l’infame accusa di essere coinvolto nella strage di Bologna, mori da incensurato. Certo, non era un santo. Faceva perizie che erano sentenze per i giudici e lavorava per camorra e organizzazioni criminali. Le sue, però, erano perizie dì parte e non di ufficio. E con lui, la stessa cosa facevano altri grandissimi psichiatri del tempo
Ordinario a La Sapienza, studiato in tutto il mondo, pagò, per avere tradito, così dice egli stesso, Ammaturo, lavorando anche per Cutolo.
Uno Stato dignitoso avrebbe raccolto il pentimento strumentale di Ammaturo dandogli certo dei benefici in cambio, ma non la libertà assoluta , con il legittimo sospetto ( è successo con Franco Pino) di avere con sé anche una buona parte del bottino criminale guadagnato in trent’anni .
Nel Paese dove tutto è possibile, invece, l’ex marito di Pupetta Maresca vive in libertas totale.
Condonato l’omicidio Semerari, gli altri omicidi eseguiti, il traffico internazionale di droga, l’associazione mafiosa. Tutto per avere fornito, dopo un esilio dorato in Sudamerica, i nomi di altri suoi consimili.
Cancellato dal gruppo collettivo che lo avrebbe messo sullo stesso piano di Cutolo ( che invece è morto dopo 40 anni di carcere e oltre venti di 41 bis) e della congregazione di mafiosi e ndranghetisti con cui faceva affari.
Ammaturo è un caso unico, più ancora di Brusca o , per citare il terrorismo, degli esuli aiutati da Soccorso rosso che sfuggirono, come Alessio Casimirri, finanche alle conseguenze dell’eccidio di via Fani.
Una brutta pagina di resa incondizionata di uno Stato che dopo le stragi di mafia visse una transizione poco onorevole. Da giovane ( e non grazie al famigerato Semerari) usciva dalle carceri dicendo che vedeva gli asini. Falso schizofrenico, falso in ogni sua manifestazione. Chissà come è registrato oggi all’anagrafe il signor Ammaturo, cattiva coscienza di un Paese senza memoria.

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