COSENZA «Giovanni Falcone era il più importante, il più capace, il più famoso tra i giudici che hanno combattuto la mafia. Per questo nello stesso giorno in cui Claudio Martelli fu nominato ministro della Giustizia lo chiamò per affidargli l’incarico più importante del ministero, quello di direttore degli Affari Penali. La mafia reagì uccidendo prima Falcone poi Borsellino con una violenza terroristica più efferata e rabbiosa di quella armata in precedenza contro i molti giudici, poliziotti, uomini politici che l’avevano contrastata». L’ex ministro Claudio Martelli ha presentato il suo libro “Vita e persecuzione di Giovanni Falcone” a Cosenza. Un incontro che ha richiamato tanti socialisti, insieme dopo un «doloroso divorzio». «Sono 30 anni di separazione, dopo un divorzio così complicato è difficile rimettersi insieme però io non dispero e penso che se anche il Pd aprisse ad una riflessione fondamentale su se stesso e la propria ispirazione e si avvicinasse seriamente ai partiti socialisti europei, assumendo un profilo laburista, tutto si semplificherebbe», sostiene Martelli ai nostri microfoni.
Tornando al libro ed alla figura di Falcone, Martelli ricorda come se pur tra tante affinità, la storia del magistrato ucciso dalla mafia sia assai diversa da quella degli altri uomini dello Stato che hanno combattuto la criminalità organizzata. «Ho scritto un libro non tanto per rivendicare tutto ciò che di eccezionale, non di buono ma di eccezionale, ha fatto Giovanni Falcone ma anche per assegnare le giuste responsabilità a quella parte dei suoi colleghi magistrati che – come disse Borsellino – avevano cominciato a farlo morire. Poi la mafia ha eseguito la sentenza».
Il tema della giustizia in Italia è quotidianamente travolto da polemiche. «Regna una grande confusione non soltanto tra giustizialisti tipo il sottosegretario del Mastro o questo fascistello Donzelli. Il ministro Nordio mi sembra combattuto tra la lealtà al Governo e la lealtà delle sue idee e per ora ha scelto la lealtà al Governo», afferma Martelli. Che difende il 41-bis. «L’arma del 41 bis si è rivelata quella più efficace in assoluto, non mi sembra che nessuno lo stia rimettendo in discussione salvo quelli che sono direttamente coinvolti che si tratti dell’anarchico Cospito o dei boss mafiosi. E’ comprensibile che a loro non piace affatto». (f.b.)
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