LAMEZIA TERME Ospite della seconda parte del talk “L’altra Politica”, in onda ieri sera su L’altro Corriere Tv (Canale 75 dtt), il giornalista e storico volto del Tg1 Paolo Di Giannantonio. Tema caldo di discussione, con i conduttori Danilo Monteleone e Ugo Floro, la tragedia di Steccato di Cutro. Il drammatico viaggio della morte affrontato dalle tante vittime di un naufragio su cui la procura di Crotone ha avviato una indagine. «L’Europa dei diritti consente alle persone di circolare nel mondo e cercare occasioni migliori di vita. Il nostro Paese, il nostro continente, la nostra civiltà, vive una fase di regressione perché ha paura, pensa che alzando muri si possano conservare un po’ di privilegi e si omette la necessità invece di inquadrare l’immigrazione come un fenomeno globale e ampio che vede 90 milioni di persone ogni anno alla ricerca di occasioni migliori per fuggire da guerre, carestie, questioni climatiche. Ecco pensare di risolvere tutto con un paio di decreti non fermerà mai quella marea umana che sta cercando di trovare un modo di vivere».
Il giornalista sottolinea il ruolo importante ma non decisivo delle Ong. «C’è chi ritiene le Ong fonte di ogni male senza considerare che hanno soccorso il 9% delle persone che poi arrivano sulle nostre coste. E’ materia di scontro politico, è materia elettorale. E sappiamo che nel nostro paese le campagne elettorali non finiscono mai». Di Giannantonio continua la sua analisi che sposta su un piano prettamente geopolitico. «Questi sbarchi, in questo momento storico, hanno ripreso la rotta che dalla Turchia conduce sulle coste della Calabria. Può voler dire che la Turchia e il regime vogliano esercitare pressione su di noi e quindi sull’Unione Europea per ottenere qualcosa. Sappiamo che i migranti vengono utilizzati anche come un’arma. Ecco, questo è un cinismo inaccettabile, e non possiamo dare la colpa solo agli scafisti». Combattendo i trafficanti di morte – aggiunge Di Giannantonio – «non risolviamo il problema, perché ci sarà sempre gente disperata che cercherà con ogni mezzo di fuggire da un destino che non permette di avere speranza, soprattutto per i figli».
«Sono stato di recente in Senegal ed ho visto alcune famiglie partire senza poi dare più notizie, è un dolore tremendo vedere i volti di queste madri, padri, fratelli e sorelle che per anni cercano notizie dei loro congiunti. Siamo un paese di tradizione cristiana e non possiamo limitarci ad una serie di decisioni burocratiche che salvano la faccia. Il fenomeno delle migrazioni va regolato. Quando arrivano centinaia, migliaia di clandestini non vivono nei quartieri migliori delle grandi città, vanno in quelle aree di periferia dove c’è già molta difficoltà, dove le frange più povere della popolazione hanno difficoltà a sbarcare il lunario. E quindi c’è un conflitto tra i più poveri, tra gli ultimi. Qui doveva intervenire, se mi permettete, lo Stato o se vogliamo essere ancora più specifici, la sinistra, quella dei diritti di tutti».
A proposito di sinistra, il Pd ha scelto la nuova segretaria: Elly Schlein. Un partito che ha deciso di virare a sinistra bocciando la nomenklatura storica, rivoluzionando l’establishment. «Non sono particolarmente appassionato delle vicende del Pd, però è chiaro che con Schlein c’è un’apertura verso le nuove marginalità, c’è una radicalità maggiore del partito, mentre invece con Bonaccini avrebbe avuto un po’ di conferma la classe dirigente attuale e diciamo così l’ala più moderata del partito», sottolinea Di Giannantonio. Che aggiunge: «A mio avviso il Pd deve fare una grande azione culturale che lo deve portare al fianco delle nuove sofferenze. La sinistra si è occupata sempre di quello, però non è più la sinistra dei sindacati, delle fabbriche, della classe operaia che di fatto non esiste più. Se il partito riuscirà a trovare la strada maestra per lavorare su questi settori ritroverà il suo elettorato». (f.b.)
x
x