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‘Ndrangheta, il rapporto Anello-Fruci e il disprezzo del boss Rocco. «Vincenzino è un pupazzo ‘e festa»

In aula bunker il maresciallo della GdF Vecchione ricostruisce i legami tra i due gruppi e, il dominio su Acconia, Curinga, San Pietro a Maida e Maida

Pubblicato il: 17/03/2023 – 7:06
di Giorgio Curcio
‘Ndrangheta, il rapporto Anello-Fruci e il disprezzo del boss Rocco. «Vincenzino è un pupazzo ‘e festa»

LAMEZIA TERME «Il gruppo Fruci è parte integrante del clan Anello sebbene in una posizione gerarchicamente sottordinata. È stato riscontrato come gli stessi operino principalmente con la loro influenza nei territori di Acconia di Curinga, Curinga, San Pietro a Maida e Maida». A parlare è Fiorenzo Vecchione, maresciallo capo in servizio attualmente presso il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Salerno, ma in passato in servizio a Catanzaro. Le sue dichiarazioni sono state ascoltate in aula bunker, a Lamezia Terme, nel corso dell’udienza del processo “Imponimento” nato dall’inchiesta della Dda di Catanzaro, guidata dal procuratore Nicola Gratteri. 

La deposizione in aula bunker

Il militare ha risposto alle domande formulate dal pm Gallo e ha ricostruito la genesi degli Anello-Fruci e la loro struttura. «I primi dati che sono stati acclarati – ha detto – sono stati quelli riferibili al rapporto esistente e percepito da elementi stessi della cosca circa il rapporto esistente tra Giuseppe Fruci cl. ‘69 e Rocco Anello, classe ‘61». E fa riferimento ad un primo dialogo intercettato attraverso il telefonino di Daniele Prestanicola (cl.’82) insieme a Nicola Antonio Monteleone (cl. ’80), entrambi coinvolti nell’inchiesta. I due stavano effettuando un sopralluogo presso un cantiere edile nella zona di Falerna, e dal tenore dei dialoghi era chiaro che stessero pianificando il furto di un mezzo edile. «Nella circostanza era proprio Monteleone a suggerire a Prestanicola di interessare del furto Pino Fruci. I due poi risalgono in auto e Prestanicola chiede all’altro di che natura fosse il rapporto esistente tra Giuseppe Fruci e lui». Il riferimento, racconta in finanziere, era al boss Rocco Anello e Monteleone spiega Prestanicola che il rapporto tra Pino Fruci e Rocco Anello «era da intendersi come quello suo con i suoi operai» e quando Fruci per conto di Rocco Anello aveva dovuto recarsi a fare «casini o bordelli, riferito a fatti di criminalità o comunque a reati di cui Fruci annovera diversi precedenti, e quindi per dar conto a Rocco Anello si era fatto anche dieci anni di carcere e per questo motivo usava l’espressione “per questo motivo gli tocca mezza torta”».

La richiesta di incontro con il boss

Nel corso della deposizione in aula bunker, il maresciallo Vecchione racconta un altro episodio significativo sull’alleanza, forte, tra gli Anello e i Fruci, risalente al 2015 quando l’indagine poi confluita nell’operazione Imponimento era già partita. «Il 16 novembre 2016 – racconta – abbiamo intercettato una conversazione ambientale nell’auto di Francescantonio Anello (cl. ’89), figlio del boss Rocco, all’interno del distributore di benzina CP Polito ad Acconia di Curinga. Francescantonio Anello era in macchina e ad un certo punto si avvicina all’autoveicolo Vincenzino Fruci che abbiamo riconosciuto dal tono di voce visto che lo stavamo già intercettando da tempo. Dopo alcuni convenevoli, Fruci racconta ad Anello che era stato “liberato” dalla misura della sorveglianza speciale di cui era gravato, e quindi chiede di riferire al proprio padre la necessità di organizzare un incontro con quest’ultimo, rimandando, dicendosi disponibile a ricevere un’imbasciata nel momento in cui il boss avesse ritenuto opportuno poterlo incontrare». Francescantonio Anello spiega a sua volta che il padre era, in quel momento, agli arresti domiciliari in seguito all’operazione “Gentleman”. «Anche questo era uno dei primi sintomi – spiega il maresciallo – captati nella prima fase delle indagini trattandosi del 2015, del rapporto esistente tra il gruppo Fruci, quindi i due fratelli, Giuseppe e Vincenzino, e la cosca Anello».

Il consenso sociale nel comprensorio di Acconia di Curinga

Nel corso dell’udienza il maresciallo della Guardia di Finanza è stato ascoltato su un altro argomento decisivo, l’acquisizione del consenso sociale da parte del gruppo Fruci e dei fratelli Vincenzino e Giuseppe, attraverso tre episodi che hanno visto i fratelli Fruci essere interessati da cittadini del comprensorio di Acconia di Curinga e non solo per il rinvenimento di due autovetture rubate e di un escavatore rubato. «Il primo evento lo si monitorava tra il 7 e il 10 febbraio del 2016. In quella circostanza un uomo di Sant’Eufemia Lamezia aveva denunciato il furto subìto in Acconia di Curinga di una FIAT Panda di cui risulta la denuncia in banca dati SDI e da qui si iniziano a monitorare tutta una serie di telefonate intercorse con l’interessamento dello stesso Vincenzino Fruci, poi, e si è dimostrato come dopo tutta una serie di telefonate tra il 7 e il 10 febbraio 2016 Fruci si è attivato per il rinvenimento e il recupero dell’autoveicolo rubato, cosa che poi effettivamente è avvenuta».

Il furto dell’escavatore

Altro episodio è quello legato al ritrovamento dell’escavatore rubato alla ditta di Giuseppe Michienzi per il quale si è interessato il figlio, Francesco Michienzi. La prima conversazione captata dagli inquirenti risale al 20 giugno 2016.  «Francesco Michienzi – racconta in aula il maresciallo – con un tono abbastanza agitato, chiedeva un incontro a Giuseppe Fruci che diceva di essere al piazzale, luogo abitualmente frequentato da lui, e acconsentiva a che questi lo raggiungesse». «Abbiamo fatto delle verifiche sulle banche dati per cercare qualche elemento che potesse farci comprendere la natura di questa agitazione, e in effetti dalla consultazione della banca dati SDI emergeva come Michienzi, titolare della ditta individuale proprietaria dell’escavatore, il 20 giugno aveva presentato presso la Stazioni Carabinieri di Curinga una denuncia di furto dell’escavatore presso la propria azienda, dov’era parcheggiato». «Vincenzino Fruci – racconta – evidentemente messo al corrente di quanto accaduto, inizia ad attivarsi e in un primo momento contatta Teodoro Mancari concordando con quest’ultimo un appuntamento presso il distributore di benzina sulla SS18». «Alle 8.54 dopo aver contattato Mancari di nuovo e avergli dato appuntamento, questa volta, presso un altro distributore di benzina, sempre sulla Strada Statale 18, era possibile notare come le celle agganciate dai due nella fascia oraria che va tra le nove del mattino e le 11 del mattino insieme si spostavano nell’area di Rosarno e Gioia Tauro, verosimilmente anche in compagnia di Francesco Michienzi, che era stato convocato in precedenza. Una serie di conversazioni intercettate avevano fatto capire agli inquirenti che sulla vicenda si fosse attivato anche Vincenzino Fruci. «Abbiamo captato una conversazione effettuata da quest’ultimo verso Domenico “Nico” Rutigliano (cl. ’88) al quale Fruci chiede se nel corso della notte, all’incirca alle ore una, si era recato presso il distributore di benzina a fare rifornimento. Rutigliano nega questa eventualità e successivamente Fruci gli chiede se un suo mezzo, in particolar modo un suo bilico, fosse transitato presso il distributore di benzina. Questa conversazione faceva comprendere come Fruci stesse materialmente visualizzando delle immagini relative alla videosorveglianza».

Le ricerche e il ritrovamento sulla Provinciale

Seguiranno settimane concitate in cui il gruppo si mette in contatto con diversi soggetti, tra Rosarno, Gioia Tauro e il Vibonese. «Il 29 giugno Vincenzino Fruci ha un incontro concordato nel Lametino, in una Tamoil sulla SS18, e dopodiché finiscono i contatti e gli incontri (…) poi attraverso un controllo sulla banca dati abbiamo riscontrato come Giuseppe Michienzi, titolare dell’escavatore rubato, era stato contattato dall’Arma dei Carabinieri, che aveva rinvenuto nel territorio di Francica, e più precisamente sulla Strada Provinciale 78, un escavatore che era stato posto lungo l’asse stradale e ostruiva il passaggio in entrambi i sensi».

Vincenzino Fruci «nu pupazzo ‘e festa»

In una conversazione intercettata poi a dicembre 2017 tra Michienzi e Daniele Prestanicola, i due ritornano sulla vicenda del furto dell’escavatore Michienzi «si lamentava del fatto che Vincenzino Fruci era diventato una presenza scomoda, pressante, e che di questa cosa lui stesso ne avesse parlato anche con Rocco Anello che lo aveva più volte invitato a non dar troppo peso alla presenza di Fruci o a quanto questi gli chiedesse». «Prestanicola – racconta ancora in aula il maresciallo – rispondeva sottolineando come in realtà proprio Rocco Anello gli avesse riferito di non vedere di buon occhio Fruci e che anche per quanto concerne l’episodio relativo all’escavatore rubato un anno prima a Michienzi, il boss Anello avesse parlato in un’occasione dei suoi sospetti su Vincenzino Fruci come ideatore del furto, salvo poi far finta di impegnarsi nella ricerca». Rocco Anello aveva definito Vincenzino Fruci “nu pupazzo ‘e festa”. Per di più Daniele Prestanicola «forniva anche dei dettagli ulteriori comunicando a Michienzi che l’escavatore non era mai stato a Rosarno e che in realtà era stato sotto il ponte di Francica, controllato per tutto il periodo delle ricerche da un soggetto del posto». (g.curcio@corrierecal.it)

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