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Sette giorni di calabresi pensieri

La decadenza dell’area urbana cosentina federata dai clan prima che dalla politica

L’inchiesta Reset. Il patto di potere in frantumi a Rende. I numeri impossibili di Coldiretti e gli scienziati da esportazione. I voti della settimana

Pubblicato il: 18/03/2023 – 6:59
di Paride Leporace
La decadenza dell’area urbana cosentina federata dai clan prima che dalla politica

La prosa giudiziaria di Gratteri e collaboratori definisce il perimetro dell’inchiesta “Reset” che dà un punto di vista inquisitorio e chiede un processo per 245 imputati con circa 300 capi d’imputazione. Benvenuti a Cosenza città di ‘ndrangheta. Rimossa nella testa dei suoi abitanti che ci convivono da sempre facendo finta di niente. Città mai isola felice, con il suo Giro che si “appara” al notabilato. Non erano mafiosi ma gangster secondo il gran sociologo Arlacchi. Tutto sommato aveva forse ragione visto che anche Al Capone lo era a Chicago e anche il suo antagonista irlandese che faceva l’impresario di fiori come Franco Pino.
La novità è il nuovo pentito Ivan Barone, collaboratore 143 dal 1992, annota con precisione geometrica il mafiologo militante Gianfranco Bonifiglio (voto “otto” per abnegazione e costanza), che dal numero ci fa dire niente di nuovo sul fronte criminale bruzio.
Ha scritto Badolati sulla Gazzetta del Sud che imprese edili, supermercati, gioiellerie, laboratori medici, parrucchieri, concessionarie di auto, venditori di fiori, commercianti ambulanti, ristoranti, bar e pizzerie, società di sicurezza privata, proprietari d’immobili stanno tutti sotto il tallone delle ‘ndrine o paranze, fate voi. Ad Arcangelo voto “nove” per come l’ha sempre raccontata sul giornale mettendoci faccia e firma. Almeno la mafia cosentina l’area urbana l’ha unita e federata prima della politica che per attuare il comune unico impiegherà almeno un quarto di secolo. E meno male che la discussione con atto politico l’ha aperta la deputata Simona Loizzo, la stessa che ha alzato lo sguardo sul fatto che l’area urbana è invasa dalla cocaina e ha invitato a riprendere l’azione di cooperazione sociale della cooperativa del Delfino che negli anni Ottanta fu una risposta seria alle dipendenze dalla droga. Voto “nove” a quell’esperienza e “otto” alla parlamentare leghista per l’impegno e dedizione, aggiungendoci qualcosa in più visto che ha donato anche un loculo di famiglia per i morti di Cutro.

marcello-manna

In Reset compare anche il sindaco sospeso di Rende, Marcello Manna. Primo cittadino con la toga d’avvocato e forse da ciò sono dipesi tanti guai. A capo di una città molto ricca e molto colta invischiata nel pantano dell’inchiesta. Una giunta azzoppata parla di Piano Regolatore in un territorio principe per le scelte urbanistiche e che meriterebbe miglior dibattito considerato che si dovrebbe regolare un’area urbana. Rende città dello sport ha il Lorenzon inagibile da quattro anni, ha svenduto i suoi campi da tennis a cifre irrisorie ai privati e splende per fortuna nei Diritti grazie ad assessori di area alternativa che mantengono alta qualche questione. Un patto di potere nato da accordi trasversali privi di civismo sta andando in frantumi.
La commissione d’accesso sta dietro la porta del municipio ed è molto probabile che si arrivi ad un commissariamento per mafia. Non c’è effetto Elly a Rende con un Pd mani e piedi coinvolto nello scandalo. Il segretario regionale Nicola Irto non ha mai detto una parola sul tema (voto “tre” per indifferenza). A Rende ci sembra che regni più che altro l’approssimazione. Non va meglio oltre il Campagnano con un altro sindaco avvocato, Franz Caruso, che si limita a governare il tran tran. Anche qui un assessore è indagato per mafia e per nessuno esiste un caso De Cicco, e neanche qui si discute al di là del bene e del male. La spazzatura è ricomparsa per le strade, la circolazione registra ingorghi da Muro Torto capitolino, il centro storico muore lentamente con molti medici al capezzale come nel Pinocchio di Collodi. Alla fiera di Coldiretti bella comunicazione unidirezionale si sbandierano numeri oceanici francamente impossibili (in quei giorni il meteo ha registrato bufere e trombe d’aria) e quelli che sono stati reali sono stati disagi per commercianti senza clienti, residenti inviperiti per allestimenti durati giorni, e le opere del Museo all’aperto impacchettate tra le baracche Coldiretti come fosse una performance di Christo. Ora ritorna la Fiera di San Giuseppe. Lontana dal centro storico dove nacque secoli addietro. Qui non c’è responsabilità del Comune perché nuovi regolamenti di Pubblica Sicurezza ne impediscono l’autorizzazione. E forse qualcuno, anche tra i cittadini, in una città che sempre ha discusso, dovrebbe porsi il dilemma di favorire un dibattito pubblico sull’esigenza di costruire uno spazio fieristico moderno, strumento di posizionamento in una città di commercio e terziario che ritrovi la sua passione civile e che la smetta di attuare la politica dello struzzo. Che voto posso dare alla mia patria che dal Crati si estende al Campagnano fino a salire a Castrofranco senza mettere da parte i Casali che la circondano sui Colli e nel Manco? Mi metto io un’insufficienza per dare ad ognuno il giusto monito all’autocoscienza autocritica che serve alla decaduta Cosenza. 

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Il suo fatturato annuo è stimato a 53 miliardi di euro: se fosse uno Stato, sarebbe il 70° più ricco del mondo. Si contano circa quattromila agenzie  diffuse in oltre trenta nazioni e circa 60 mila affiliati. È l’unica multinazionale calabrese. Apprendiamo ora che è sospettata di avere affari di capitali con Eurospin in Calabria e Sicilia. Si chiama ‘Ndrangheta e merita meno di zero per come toglie respiro e aria alla Calabria che l’ha fatta nascere. 

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Lo scrittore Domenico Dara vive a Milano, ma da intellettuale ha il suo paese che è il centro vitale delle sue ispirazioni. Girifalco è il suo mondo ideale. Ho molto apprezzato su Facebook lo scritto con cui Dara ha denunciato che nel bosco di Rimitello, per far cassa con la vendita, l’amministrazione comunale si appresta ad abbattere 15000 alberi. Al netto della transizione ecologica e di quanto siano vitali questi dieci ettari di bosco a dare respiro e aria gli abitanti di Girifalco, valgono voto “dieci” queste parole di Dara: «Il taglio di un bosco, di un qualunque bosco, è una scelta inspiegabile. Poche cose belle ci sono rimaste, teniamocele strette». All’amministrazione di Girifalco non dò un voto ma faccio mio il consiglio di Dara: ripensateci.

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Ho ammirato domenica scorsa a “Che tempo che fa” da Fazio Sandra Misale dello Memorial Sloan Kettering Cancer Centre di New York, giovane scienziata impegnata in ricerche all’avanguardia contro diversi tumori. È calabrese, di Palmi.  Voto “dieci”. Ma nelle facoltà calabresi vecchie e nuove di medicina  non si può coinvolgere in nulla Sandra Misale?

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Sono tutti e due calabresi della provincia di Cosenza, la donna solo di origine, e questa settimana hanno infiammato gossip e social con le loro gesta. Infatti, Lucio Presta ha mandato un ufficiale giudiziario negli studi tv di Belve dove Heather Parisi si stava facendo intervistare, per recuperare una ingente somma di denaro che la showgirl gli doveva dopo essere stata condannata, 6 anni fa, per diffamazione. Per evitare il pignoramento Parisi ha fatto un bonifico e ha pareggiato i conti. Voto “otto” a Lucio Presta per cazzimma e capa tosta. Ad Heather “cicale”.

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