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«Mi hanno indicato il balcone ed ho sparato per uccidere». La confessione del pentito cosentino

Barone tira in ballo Maurizio Rango e Antonio Abbruzzese. La moglie di Sottile scrive una lettera: «Ho una figlia, il suo futuro lo sto assicurando dando buoni esempi»

Pubblicato il: 24/03/2023 – 7:00
«Mi hanno indicato il balcone ed ho sparato per uccidere». La confessione del pentito cosentino

COSENZA «Su ordine di Maurizio Rango ho commesso vari delitti, dallo spaccio ai danneggiamenti, fino al tentato omicidio di quel soggetto sul balcone sopra il bar». A parlare è Ivan Barone, neo collaboratore di giustizia cosentino che qualche giorno dopo l’arresto nell’ambito dell’inchiesta “Reset” della Dda di Catanzaro ha deciso di saltare il fosso. Sul fatto, il pentito aggiunge: «Ribadisco che in questa occasione ero accompagnato direttamente da Maurizio Rango e Antonio Abbruzzese detto “Banana” a bardo di un’Audi A3 grigia». «Sono stati loro – aggiunge – che mi hanno indicato il balcone ed il soggetto che avrei dovuto colpire e al quale io ho sparato per ucciderlo».

Le estorsioni «in autonomia»

Un capitolo a parte, meritano le estorsioni che Barone ha ammesso ai magistrati di aver commesso per conto del clan ma anche in autonomia. «Dopo l’arresto dei fratelli Abbruzzese nel 2019, ho operato per conto dell’organizzazione in prima persona gestendo anche direttamente le estorsioni, in quanto con l’arresto dei fratelli Abbruzzese avevo assunto una maggiore autonomia decisionale». Questa “promozione” avrebbe consentito al pentito di muoversi con libertà e decidere anche se esentare dal pagamento della tassa non dovuta alcuni esercenti commerciali. «E’ avvenuto con un bar, il cui titolare mi ha assicurato che mandava direttamente un pensiero a Maurizio Rango e per questo io ho deciso di non chiedergli più di pagare l’estorsione. Decidevo anche a chi continuare, rinnovare o modulare le richieste di estorsione».

Gli stipendi

Dopo aver confessato dettagli sulle attività illecite del clan, reso edotti i magistrati sul suo pieno coinvolgimento negli affari della cosca, Barone conclude il suo racconto aprendo il capitolo riferito agli “stipendi”. «Mi occupavo di consegnare gli stipendi a Franco Bruzzese, Gennaro Presa e Carlo Lamanna» che avrebbero ottenuto del denaro per il tramite di alcuni familiari. A quanto ammontavano gli stipendi riconosciuti agli affiliati alla cosca? «Oscillavano tra i 1.200 ed i 1.300 euro per Rango e Sottile, e tra i 600 e gli 800 euro per Ciancio Francesco e Marco Abbruzzese». Chi consegnava il denaro nelle mani di Barone? «Gli stipendi me li consegnava direttamente Cosimo Bevilacqua a casa sua, che io frequentavo spesso». (f.b.)

La lettera di Alessandra Nigro

Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata alla nostra redazione da Alessandra Nigro, moglie di Ettore Sottile. «A poche ore dalla pubblicazione di diversi articoli, sui quotidiani locali, riguardanti dei verbali di un nuovo collaboratore di giustizia, Ivan Barone mi corre l’obbligo di fare delle precisazioni. Invio questa lettera, sperando che qualcuno di voi, abbia la possibilità di dare seguito a questa mia denuncia. Sono la moglie di un detenuto, di un ragazzo che sta scontando la sua pena in silenzio, con tante difficoltà, finito nel tritacarne della giustizia che purtroppo, ad oggi, posso dire giustizia non è. Le dichiarazioni dei collaboratori, dei loro verbali, hanno per gli inquirenti un notevole peso e capisco che questo determini anche dei risvolti in termini processuali, io sto assistendo da anni ad un vero è proprio accanimento. Nella ormai carrellata di collaboratori e nei loro verbali è da anni che vengono citate circostanze poco chiare riversando su chi invece sta scontando la propria pena tutte le proprie frustrazioni. Quello che spesso viene dichiarato è sempre frutto di un risentimento personale più che una presa di coscienza dei propri errori. Premetto che non appartenendo a nessuna sfera criminale, non nutro risentimento per chi dopo aver commesso degli errori nella vita decide di intraprendere un’altra strada dandosi un’altra possibilità soprattutto se, come citato, ciò avviene per garantire ad un figlio un futuro migliore ma chi lo fa deve necessariamente mantenere un onestà intellettuale per poter essere credibile innanzitutto a se stesso e rispettando chi, come le famiglie di chi rimane, affronta la vita con onestà e sacrificio. Nessuno si chiede mai come vivono le famiglie dei detenuti, i figli quanti problemi si trovano ad affrontare a livello psico-sociale, si viene catalogati e basta senza nessuna possibilità di scampo, senza un minimo di analisi concreta soprattutto da chi ha il potere di giudicare e lo fa dando ad ogni vita umana un valore pari a zero. Come si fa? Come si può essere così cinici? La mia giornata inizia tutti i giorni alle sei di mattina, ho una laurea che spesso non mi è stata utile per il pregiudizio intrinseco appellandomi come la moglie di … ma ciò nonostante ho 17 anni di contributi lavorando onestamente spesso facendo due lavori, una casa di proprietà frutto dei sacrifici dei miei genitori, una macchina sempre uguale da dieci anni, una vita semplice ma dignitosa. Sono anni che le difficoltà quotidiane le affronto grazie all’aiuto della mia famiglia e della famiglia di mio marito ma mai nessuno mi ha consegnato nulla da più di otto anni (ironicamente mi verrebbe da dire: magari lo avessero fatto quando il mio frigo era vuoto). Ho affrontato finora le spese legali di mio marito con l’aiuto del mio avvocato pagando un po’ alla volta in base al mio stipendio, non riesco a fare un pacco tutti i mesi e non riesco a fare colloqui assidui in quanto un viaggio mi costerebbe quello che guadagno. Diamo tanto spazio a chi si pente e parla a ruota libera sparando a zero su tutti ma nessuno sa cosa prova chi legge. In otto anni ho denunciato il furto di sei autovetture due delle quali mai ritrovate e leggere ancora oggi che mio marito ha percepito dei benefici dal sistema organizzato mi lascia senza parole. Anche io ho una figlia ma il suo futuro lo sto assicurando dando dei buoni esempi e svolgendo una vita all’insegna dei valori cardini che ognuno dovrebbe avere; così come suo padre che sta scontando la sua pena pentendosi dei suoi reati ma con se stesso senza il bisogno di riempire pagine vuote di fatti inventati per avere degli sconti».

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