REGGIO CALABRIA «La popolazione ha veramente bisogno del ponte? O forse il ponte sullo Stretto è un po’ la vacca da mungere per tante organizzazioni, per tante realtà che non aspettavano altro che questo momento?». È un netto “no” al progetto che da anni vede protagoniste Calabria e Sicilia. Non hanno dubbi gli attivisti che da Villa San Giovanni – sponda calabrese dell’infrastruttura che nelle previsioni del governo Meloni e in particolare del ministro Matteo Salvini unirà lo Stretto con un’opera considerata «strategica» – hanno fatto partire l’onda di protesta che ha già investito la Sicilia. Anche gli attivisti calabresi si sono mossi per rilanciare la mobilitazione contro quello che definiscono «il mostro sullo Stretto» che «metterebbe a rischio un’area da salvaguardare». Ma è solo l’inizio, assicurano. «Pensavamo che questo progetto irrealizzabile e fumoso fosse ormai stato messo in un cassetto chiuso e non più estraibile. Invece, assistiamo a questo continuo tentativo di mettere fumo negli occhi alla gente e alla popolazione del Sud», afferma ai microfoni del Corriere della Calabria Giovanni Cordova, attivista della rete “No Ponte” Calabria e presidente del centro socio-culturale “Nuvola Rossa” di Villa San Giovanni, dove si è svolto il primo incontro lo scorso 5 aprile, nel corso del quale i membri del comitato hanno fatto il punto e programmato le prossime azioni da intraprendere.
«Si tratta di un progetto vecchio, che non ha una grande consistenza e che è assolutamente incompatibile con gli standard geologici e sismici dell’area dello Stretto di Messina», afferma Cordova parlando «di spreco di risorse pubbliche che è già in atto nel resto del territorio».
Il riferimento è all’opera completata nel 2012 e nota come “variante di Cannitello” a Villa San Giovanni, la deviazione di un tratto di ferrovia che era propedeutica all’avvio dei lavori per il ponte. «Quell’ecomostro – spiega Cordova – esiste già, esiste ancora e niente è stato fatto per compensare quella stortura, quella bruttura. Quindi noi abbiamo indetto quell’assemblea per rilanciare un percorso di mobilitazione che deve tenere conto che questo progetto di costruzione del ponte è già attivo». Parla di «un’opera dagli impatti mostruosi» Giuseppe Marra, rappresentante dell’Usb di Reggio Calabria e anche lui membro della rete “No ponte” Calabria.
«Immaginiamo delle devastazioni – spiega l’attivista ai nostri microfoni – che toccherebbero tutta la provincia di Reggio, non solo l’area legata a Villa, Cannitello, Messina. Un’opera dagli impatti mostruosi di cui poco ci si rende conto, e per affrontare poi problematiche che si sarebbero potute risolvere con molto meno dispendio di risorse e con molto meno impatto, semplicemente mettendo a sistema tutto quello che già c’è, intervenendo sui porti, sui traghetti, sulle infrastrutture che permetterebbero non solo di attraversare lo Stretto, ma di muoverci più facilmente nei nostri territori».
Ma i problemi nel Mezzogiorno, in Calabria in particolar modo, rilevano gli attivisti, sono anche altri: «Si parla di ponte sullo Stretto proprio mentre la scure dell’autonomia differenziata sta per abbattersi sul territorio del Mezzogiorno d’Italia. Noi non siamo tanto spaventati all’idea di un un’opera che poggia su basi assolutamente inconsistenti, ma riteniamo necessario mobilitarci perché già c’è un’azione politica che porterà a spreco di risorse pubbliche che avrà conseguenze già in atto nefaste per questo territorio. Per questo vogliamo rilanciare anche un’idea di sviluppo che sia diversa per questo territorio». Sia sul fronte calabrese che su quello siciliano gli attivisti della rete “No ponte” si stanno dunque riorganizzando. A Villa San Giovanni ci sarà un confronto costante, assicurano i membri della rete, che si rivedranno il prossimo 17 aprile. (redazione@corrierecal.it)
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