PALERMO Una operazione frutto di una complessa indagine, avviata nell’ottobre del 2019, e che ha consentito di ricostruire quella che secondo gli inquirenti è una stabile associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Parte da questo spunto il blitz dei finanzieri del comando provinciale di Palermo che hanno eseguito un’ordinanza cautelare in carcere emessa dal gip Lirio Conti su richiesta della Dda, diretta dal procuratore Maurizio de Lucia, nei confronti di 21 persone.
Per gli inquirenti, sull’asse Calabria-Sicilia, sarebbero stati trasportati anche ingenti quantità di cocaina. L’indagine condotta dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Palermo, coordinata dalla Dda del capoluogo siciliano, avrebbe così acceso i riflettori sul gruppo criminale con sede proprio a Palermo, promosso, diretto, finanziato e organizzato dai fratelli Giuseppe (cl. ’72) e Salvatore Fascella (cl. ’72) (entrambi finiti in carcere) e in affari – direttamente o tramite alcuni fidati sodali – con alcuni componenti della famiglia calabrese dei Barbaro attivi nel territorio reggino di Bovalino, attraverso quello che gli inquirenti definiscono uno storico vincolo cliente-fornitore su un piano di assoluta parità.
L’inchiesta ha, inoltre, fatto emergere come nella compagine palermitana, sempre con un ruolo apicale, operassero anche i coniugi Veronica Cusimano (c. ’79) finita in carcere e Salvatore Orlando (cl. ’63) anche in lui in carcere che, in condizione di sostanziale parità con i fratelli Fascella, si occupavano della ricezione e dello smistamento (spesso anche del finanziamento) della droga i calabresi facevano arrivare oltre lo Stretto attraverso corrieri fidati, inseriti anche loro nell’organizzazione criminale, e in grado di occultare quantità anche ingenti di cocaina occultata in doppi fondi o in carichi di copertura. E i viaggi, quelli documentati, erano numerosi tra Calabria e Sicilia. L’attività investigativa ha consentito poi di risalire all’identità dei coniugi Vincenza Denise Bonanno (cl. ’89) finita in carcere – nipote dei Fascella – e Antonino Pilo (cl. ’90) anche in lui in carcere. Per gli inquirenti il loro compito era quello di fornire, in via continuativa e dietro corresponsione di una somma di denaro elargita per ogni settimana di custodia, un nascondiglio sicuro per lo stupefacente, o per lo meno di una parte di esso, prima che venisse frazionato e distribuito ai successivi acquirenti.
Insomma, un gruppo ben nutrito e composto da 12 persone: due fornitori calabresi, quattro acquirenti palermitani, due custodi e quattro corrieri che non si occupavano del piccolo spaccio ma del traffico di ingenti quantità di droga, solo grossi carichi. In totale, infatti, sono stati sequestrati quasi 50 kg di cocaina. Secondo gli inquirenti è probabile che l’associazione trattasse quantità nell’ordine dei quintali di droga. La coca, una volta arrivata a Palermo dalla Calabria veniva in parte ceduto dal gruppo palermitano anche in altre zone della Sicilia. Una rete di “subfornitori” operanti nel territorio trapanese attraverso le figure di Gaetano Capizzi (cl. ’69), Gaspare Sanseverino (cl. ’73), Giuseppe Cusmano (cl. ’70), Mariella Di Majo (cl. ’76), soggetti progressivamente tratti in arresto in altri procedimenti, comunque, per reati in materia di stupefacenti. (g.curcio@corrierecal.it)
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