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Ferro: «Ecco il piano del governo per potenziare l’utilizzo dei beni confiscati»

Il sottosegretario: «Il 67% delle aziende gestite dall’Agenzia sono cartiere. Aiuteremo le aziende sottratte alle mafie a stare sul mercato»

Pubblicato il: 23/04/2023 – 9:05
Ferro: «Ecco il piano del governo per potenziare l’utilizzo dei beni confiscati»

NAPOLI «L’idea di legalità è direttamente connessa a quella dello sviluppo. I beni confiscati non devono essere lasciati improduttivi o peggio rappresentare un costo per la comunità. Per questo l’obiettivo del governo Meloni è quello di valorizzare e potenziare le attività volte al riutilizzo a fini sociali e istituzionali dei beni confiscati alla criminalità organizzata, che non solo colpiscono le organizzazioni criminali nel punto più doloroso, quello finanziario, ma hanno anche un fortissimo valore simbolico per la comunità. I luoghi del potere mafioso diventano presidi delle Forze dell’ordine o realtà al servizio dei più deboli». Lo ha detto il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro (FdI),
concludendo a Napoli i lavori del Secondo Forum Espositivo sui beni confiscati, organizzato dalla Regione Campania.
«L’azione dello Stato non si ferma agli arresti, alla cattura di pericolosi latitanti, ma continua a colpire le cosche al cuore dei loro interessi, sottraendogli gli enormi patrimoni accumulati con le attività criminali sulle spalle dei cittadini onesti e delle attività economiche sane – aggiunge Ferro – per questo con il ministro Piantedosi stiamo rafforzando l’Agenzia nazionale dei beni confiscati e migliorando il quadro normativo e organizzativo per superare alcune inefficienze su cui si è costruita una ingiusta narrazione negativa che tende a delegittimare le misure di prevenzione facendo il gioco delle organizzazioni mafiose».
«Non può passare l’immagine di uno Stato che con gli interventi di prevenzione e repressione lascia sui territori miseria e disoccupazione, mentre prima la criminalità, in qualche modo, creava ricchezza e dava lavoro», avverte.
«I dati smentiscono questa ricostruzione: delle 3mila aziende gestite dall’Agenzia solo il 5 per cento risulta attiva sul mercato, mentre oltre il 67 per cento sono scatole vuote che non hanno mai effettuato alcuna attività economica o commerciale o non hanno mai avuto dipendenti, ma erano semplici cartiere che servivano soltanto a svolgere il ruolo di falsa fatturazione o di riciclaggio – spiega il sotto segretario – per queste realtà pensiamo di accelerare le procedure di cancellazione dal registro delle imprese, anche per non mantenere in vita aziende inattive con alti costi di gestione. C’è però una quota di aziende, quasi un terzo, che è costituita dalle aziende che potrebbero avere una prospettiva economica qualora fossero nella condizione di superare il cosiddetto shock di legalità, e l’obiettivo è quello di riportare queste realtà ad essere competitive nel mercato legale, affiancandole con veri e propri strumenti di management e affidandone la gestione non a semplici consulenti tecnici, ma a figure professionali con competenze manageriali, capaci non solo di mantenere ma anche di potenziare la produttività e il giro di affari e di commesse. Bisogna fare in modo che queste aziende vengano sostenute dal territorio e anche tenute in conto dalla pubblica amministrazione, e vanno aiutate a fare filiera».
Ferro rimarca che «si sta lavorando anche per una più completa conoscenza dei beni sequestrati e confiscati; una riduzione dei tempi di conclusione delle procedure di destinazione; l’interazione tra le banche dati dei soggetti istituzionali coinvolti; il supporto ai comuni, soprattutto quelli più piccoli e in cui c’è una maggiore concentrazione di beni, per una razionale ed efficace valorizzazione attraverso l’indicazione delle risorse nazionali e comunitarie disponibili e l’affiancamento nella progettazione».
«Serve un gioco di squadra tra la magistratura, i ministeri dell’Interno e della Giustizia, l’Agenzia del Demanio, possono essere coinvolti nei progetti di utilizzo dei terreni confiscati i ministeri dell’Agricoltura e dell’Ambiente, ed è decisivo anche il ruolo delle Regioni, che possono mettere a disposizione risorse importanti sia per la ristrutturazione che per la gestione dei beni e che possono supportare i comuni nella predisposizione e nell’avvio dei progetti», conclude.

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