VIBO VALENTIA La posizione di Pietro Giamborino, ex consigliere regionale oggi imputato nel maxi processo Rinascita Scott con l’accusa di associazione mafiosa, era già emersa nel corso dell’inchiesta “Rimpiazzo” che fece luce sulla cosca che prende il nome dal quartiere di Vibo, Piscopio. I piscopisani miravano a rimpiazzare i Mancuso e i loro sodali, in quel periodo decimati dagli arresti, nel controllo del territorio e in particolare per quanto riguarda le estorsioni. Il pubblico ministero Andrea Mancuso ha sottolineato, nel corso della requisitoria, come già all’epoca di Rimpiazzo i collaboratori di giustizia Andrea Mantella, Raffaele Moscato e successivamente di Bartolomeo Arena, avessero parlato di Pietro Giamborino.
Nel 2016 viene intercettata una conversazione tra due cugini di Pietro GIamborino: Salvatore Giuseppe Galati – detto “Pino il ragioniere”, vertice del locale di Piscopio – e Giovanni Giamborino, accusato di essere uomo di fiducia del boss Luigi Mancuso. Quest’ultimo riferendosi al cugino Pietro dice: «Uno come lui dovrebbe vergognarsi perché prende 2000 euro di stipendio, più 4000 della Regione e più quelli che imbroglia che prende i soldi pure là sotto da Ciccio Crudo».
Visto che il nome di Pietro Giamborino emerge poi in altre intercettazioni di interesse investigativo la Dda decide di eseguire nei suoi confronti un’attività investigativa «più invasiva».
Il pm parte dalla vicenda dell’imprenditore Pino Cuomo, amministratore della società Gemes srl, che ha interesse ad avviare “un’iniziativa relativa alla gestione di migranti all’interno di un albergo che, terminata l’emergenza migranti, avrebbe convertito nuovamente ad albergo”. “Per fare ciò contatta Pietro Giamborino affinché possa aiutarlo” ad arrivare all’amministrazione del Comune di Paola per perorare la sua causa davanti al sindaco Roberto Perrotta (non implicato nella vicenda giudiziaria). Per rispondere alla richiesta di Cuomo, Giamborino contatta Luigi Incarnato, «candidato per le imminenti elezioni politiche del 2018» e gli chiede di avvicinare Perrotta. La possibilità gli viene accordata, spiega il magistrato, e in cambio Giamborino promette di «interessarsi per la campagna elettorale di Incarnato». Secondo l’accusa Giamborino avrebbe accettato somme di denaro da Cuomo in cambio della sua mediazione. Mediazione che si è concretizzata, spiega l’accusa, in un incontro nel municipio di Paola il 28 febbraio 2018 tra Incarnato, Perrotta, Giamborino e Cuomo.
È in questa occasione che gli investigatori ritengono di avere acquisito il riscontro che Pietro Giamborino abbia assicurato a Incarnato di fare di tutto per sostenerlo politicamente.
Le intercettazioni partono il 29 gennaio 2018 quando Giamborino contatta Pino Cuomo e lo informa della candidatura di Incarnato. Il 31 gennaio 2018 Cuomo contatta Giamborino il quale, a sua volta chiama Incarnato per poter fissare un appuntamento con il sindaco di Paola. «Prendi un appuntamento Gigi mio», gli chiede Giamborino.
All’attività intercettiva nei confronti del politico si associa l’attività di pedinamento. Emerge che Pietro Giambrino incontra quasi sempre i suoi interlocutori lungo la strada, svincoli autostradali, corsie di emergenza. L’ex consigliere regionale «parcheggia la macchina, lascia il cellulare all’interno» e parla con gli interlocutori all’esterno.
Ad una conoscente Pietro Giamborino «riferisce i suoi movimenti e dice che si sta muovendo verso Amantea, da lì a Fiumefreddo, per dare una mano al candidato del Pd in quel collegio». La donna chiede di chi si tratti e Giamborino risponde «Gigi Incarnato».
Parlando con Cuomo, Giamborino, riferendosi a Incarnato, dice: «Il fatto è che adesso lui è in campagna elettorale e io ti do un “fiore” in segno di amicizia. Gli imprenditori danno 1000 lire in aiuto. In più però, essendo io un amico, ti do una mano. Pure se ho un voto te lo do pure. Che c***o ti posso dare di più? Giusto? E in fondo ti chiedo a te di essere conseguenziale su una cosa possibilissima, di accreditarmi e di andare avanti».
Il pm dissezione e analizza il ragionamento dell’ex consigliere regionale: «Il “fiore” è linguaggio a noi molto noto. È una terminologia che dà anche il conto dello spessore… “Un fiore in segno di amicizia”. “Pure se ho un voto te lo do”. Parrebbe che l’impegno è duplice: è sia un impegno economico – le 1000 lire – sia l’aiuto: ti do anche un aiuto, il voto. Cosa ti chiedo? “Ti chiedo di essere conseguenziale”. Lo dice lui che c’è conseguenzialità tra l’una e l’altra cosa».
Il 28 febbraio 2018 Pietro Giamborino e Pino Cuomo si recano a Paola. Nel piazzale del municipio i carabinieri osservano la vettura di Giamborino, quella di Incarnato e l’auto di Cuomo.
Nel corso dell’incontro Giamborino presenta Pino Cuomo al sindaco: «Pino è un imprenditore giovanissimo che ho conosciuto. Che io ho avuto, sindaco, la possibilità di conoscere. E ti chiederei un po’ di bontà istituzionale. Mi permetto, a 60 anni, di chiederti fiducia, garantisco io».
«Se queste sono le procedure amministrative ordinarie, cioè la garanzia di Pietro Giamborino, per arrivare a ottenere le autorizzazioni che si stanno chiedendo, è questione che affido al collegio», dice il pm rivolgendosi ai giudici.
Giamborino prosegue: «Io, sindaco, sono qua perché ho trovato il filo di Arianna con Gigi per pregarti di prestare attenzione laddove le condizioni siano quelle che…».
Pino Cuomo espone la propria idea: fare un centro di accoglienza su Paola per un paio d’anni e poi trasformarlo in albergo.
Il sindaco di Paola avvisa che in quel momento a quella iniziativa non si può dare corso perché il Comune ha da poco aderito allo Sprar e ha già riempito tutte le disponibilità previste dalla normativa. Perrotta però «non sbarra del tutto la strada» e propone a Cuomo di presentare una proposta che verrà valutata. «La richiesta non viene del tutto inascoltata – afferma il pm –, anzi, c’è una totale apertura da parte di Perrotta, evidentemente in virtù della intermediazione che c’è stata da parte di Incarnato». Ma solo nei termini in cui la proposta di Cuomo non entrasse in insanabile contrasto col bando che si era appena concluso.
Alla fine della riunione gli astanti si salutano. Giamborino promette a Incarnato: «Gigi mio, io fino a domenica vedo che posso fare».
Incarnato: «Poi ci parlo pure io con…». La frase è mozza ma secondo l’accusa il nome non pronunciato è quello del sindaco di Paola.
«Ancora una volta – ribadisce Mancuso – si vede il vincolo, il sinallagma tra le due proposizioni. Le elezioni erano il 4 marzo, la domenica successiva». (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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