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Droga, petrolio e diamanti. Il «figlio dell’ex presidente» della Guinea Bissau a cena con il broker della ‘ndrangheta

Nelle carte dell’inchiesta “Gentleman 2” l’incontro a Francoforte tra Bacai Sanha e Claudio Cardamone. Per la Dda di Catanzaro parlano di importare droga in Europa utilizzando canali diplomatici. L…

Pubblicato il: 06/06/2023 – 7:03
di Pablo Petrasso
Droga, petrolio e diamanti. Il «figlio dell’ex presidente» della Guinea Bissau a cena con il broker della ‘ndrangheta

COSENZA L’idea del broker del clan Abbruzzese-Forastefano appartiene alla sfera del narcotraffico creativo. Nelle sue triangolazioni tra Germania, Sud America e Sibaritide, Claudio “il bello” Cardamone inserisce una variabile inedita. In una serie di conversazioni finite nei faldoni dell’inchiesta “Gentleman 2”, si parla di una «operazione» subordinata all’interessamento di un 51enne straniero, non indagato. Quest’uomo, un «guineano», appuntano gli investigatori, sarebbe stato accolto proprio da Cardamone a Francoforte sul Meno, base dei traffici in Nord Europa, «proveniente in treno da Parigi». Le discussioni captate dagli investigatori avrebbero riguardato «inequivocabilmente il progetto di importazione di stupefacente per il tramite del canale diplomatico rappresentato» dal 51enne che la polizia tedesca identifica in Bacai Sanhà, detentore di un passaporto diplomatico e figlio – secondo quanto risulta agli inquirenti da fonti aperte – di un ex presidente della Guinea Bissau. Un intrigo intercontinentale che rimane, negli atti della Dda di Catanzaro, senza sviluppi ulteriori. C’è, però, un contesto.  

«Non parliamo in macchina, io sono molto calabrese…». Le precauzioni per evitare orecchie indiscrete

Cardamone si accorda per presentare il presunto diplomatico a una terza persona, un uomo di origine sarda che vive da tempo in Germania. Dopo il soggiorno a Francoforte, dovrebbe iniziare l’organizzazione vera e propria per perfezionare il traffico di droga: il guineano entrerà in contatto con «i sodali di stanza in Portogallo», Cardamone con i colombiani. I dettagli vengono definiti a cena, ma c’è una precedente conversazione in auto nella quale è possibile ricostruire, secondo i magistrati antimafia, il quadro dell’affare. Il calabrese racconta di conoscere l’Africa («io sono stato un militare, l’Africa mi è piaciuta ma me la sono vista brutta (…) è dura… voi siete tosti»), poi spiega che l’incontro avverrà con i suoi amici sudamericani: «Io dall’altra parte ho molte persone, le tengo là (Colombia, ndr) e anche in Messico». Parla dei «lavori» fatti in Repubblica Dominicana («poi ci siamo fermati per via del virus») e il suo interlocutore rilancia («anche noi vorremmo farlo da qui, dall’Africa»). Bisogna però fare attenzione a chi ascolta, spiega Cardamone: «Adesso ci sediamo e parliamo in tranquillità che è meglio che parlarne qui (in macchina, ndr). Io sono molto calabrese… uno parla di lavoro pulito e pensano che si tratta di cose non buone. Che non si tratta solo della polizia di qui, qui ci sono poliziotti del mio Paese, perché noi qui siamo una comunità molto grande e forte che sta qui in Francoforte e la polizia di là (Italia, ndr) viene qua perché spiegano il dialetto» ai tedeschi, «come parliamo, come ci comportiamo». 

Petrolio con la Corea del Sud e diamanti dall’Africa «per lavare il denaro»

La conversazione intercettata è del novembre 2021. I due sperano di «fare qualcosa prima di Natale». Per il guineano non ci sarebbe molto da aspettare: «Se fosse per Portogallo direi stesso domani di mandare, perché io ho il controllo diretto lì». Queste intercettazioni sono contenute nella richiesta di misure cautelari e fanno tutte riferimento a un «procedimento penale instaurato dall’Autorità giudiziaria tedesca». Ovviamente, tutti i protagonisti vanno considerati innocenti. 
Prima che il potenziale socio torni a Lisbona, tra una chiacchiera e l’altra, i due continuano a parlare di affari. «Tu sei messo peggio di me, amico», dice Cardamone. «No – risponde Bacai – è che sto trattando un affare riguardo il petrolio». «E chi te lo compra questo petrolio?», chiede il calabrese. «La Corea del Sud». Tanto per restare in tema di traffici internazionali, Claudio “il Bello” fa sapere all’amico che dovrà dargli una mano per «comprare diamanti». Quello risponde che c’è da stare attenti «perché ci sono molti falsi. Per delle pietre buone bisogna vede in Ghana o Sierra Leone, Botswana… Tanzania… in Tanzania sono i migliori… si può conseguire il diamante Violetta». Cardamone conferma: «Wow… molti amici mi hanno consigliato questo». «Sì – è la risposta – per lavare il denaro (riciclaggio, ndr) il diamante è buono. Diamante e oro sono i migliori». 

«Il papà è stato presidente di un Paese in Africa»

La sintonia tra i due è totale. «Che buono averti conosciuto, Bac», dice il presunto broker dei clan della Sibaritide, «sempre tramite l’applicazione mi spiegherai tutto». Si riferisce ai sistemi di comunicazioni criptati che sono diventati un must per le organizzazioni criminali. «Lo facciamo sempre tramite Napoleon (Napoleon chat, ndr)», chiarisce Bacai. E Claudio spiega: «Quando vai in Portogallo compra un telefono di 50… 100 euro, economico, installa Napoleon e lo usi solo con me». Al mosaico descritto in questo segmento dell’inchiesta “Gentleman 2” manca un solo tassello: chi è Bacai Sanha, questo 51enne originario della Guinea Bissau che si muove tra Africa e Portogallo e intrattiene rapporti d’affari con un presunto narcotrafficante italiano di stanza in Germania? Lo stesso Cardamone aggiunge un pezzo al puzzle e – intercettato – «dice a una donna che sta accompagnando un amico alla stazione e che il papà di questa persona è stato presidente di un Paese in Africa dal 2009 al 2012».

Il passaporto diplomatico di Bacai Sanhà 

GIALLO | I documenti di Sanhà compaiono nella richiesta di misure cautelari della Dda di Catanzaro

È un’annotazione degli inquirenti a chiudere il cerchio sull’identità di Bacai Sanhà. L’identificazione scaturisce «da un servizio di osservazione effettuato dalla polizia giudiziaria tedesca il 27 dicembre 2021, quando Sanha» si sarebbe recato a Francoforte per incontrare Cardamone «e definire i dettagli afferenti all’importazione del narcotico» attraverso l’Africa o, in alternativa, «via Spagna con scalo in territorio portoghese». Sahnà, «al momento del controllo, esibiva un passaporto diplomatico». E «da fonti aperte», così riferiscono gli investigatori, sarebbe «figlio dell’ex presidente della Guinea Bissau, Malam Bacai Sanhà (morto nel 2012, ndr) e sarebbe proprio il soggetto che Cardamone, a più riprese, nel riferire ai propri interlocutori, identificava come “il politico”». L’intrigo internazionale – condito da passaporti diplomatici e discussioni su vendite di petrolio e diamanti – è servito. Un giallo in cui sono tutti innocenti fino a prova contraria e che non trova sbocco nelle carte filtrate nell’inchiesta “Gentleman 2”. Di certo c’è soltanto che la polizia tedesca stava indagando. (p.petrasso@corrierecal.it)

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