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La denuncia

Vertenza Amaco, Cgil all’attacco: «Lavoratori ancora senza stipendi»

I segretari Angotti, Ianni e La Rocca denunciano: «Indifferibile una discussione vera sul futuro dell’azienda»

Pubblicato il: 09/06/2023 – 11:18
Vertenza Amaco, Cgil all’attacco: «Lavoratori ancora senza stipendi»

COSENZA «Dopo la protesta spontanea dei lavoratori del 24 maggio scorso e l’incontro che è seguito in Regione che ha escluso i sindacati tra il Governatore Occhiuto, il Sindaco Caruso, l’amministratore Amaco Mastrolorenzo e i rappresentanti di BPER, nel corso del quale sembrerebbe che sia stata trovata una soluzione tampone, almeno così ha dichiarato il Sindaco per il tramite di un comunicato del suo ufficio stampa». Lo affermano, in una nota congiunta, i segretari generali Giovanni Angotti (Filt Cgil Cosenza), Massimiliano Ianni (Cgil Cosenza) e Salvatore La Rocca (Filt Cgil Calabria) che aggiungono: «Oltre a quanto appreso dalla stampa alla scrivente O.S. non è pervenuta alcuna comunicazione ufficiale da parte dell’Azienda, né tanto meno dal Sindaco, così come non è stato comunicato nulla di ufficiale persino ai lavoratori, che da tempo vivono in una situazione di sofferenza».
«E non è questo – sottolineano – il primo episodio del genere capitato recentemente; da quanto è iniziata la procedura concorsuale, infatti, si susseguono una serie di eventi negativi, tutti concentrati in un breve lasso di tempo e senza che mai la nuova amministrazione Amaco, abbia inteso convocare i sindacati di categoria per fare il punto della situazione».
«L’Amaco, e soprattutto i propri dipendenti e le loro famiglie – evidenziano gli esponenti della Cgil – meritano più rispetto, sono tenuti a conoscere in tempo la sorte dell’Azienda e conseguentemente la loro posizione e questo lo merita anche la collettività, che ambisce ad un servizio di trasporto pubblico più efficiente, con mezzi decenti, puliti, per un servizio puntuale ed affidabile, insomma per conseguire una mobilità sostenibile capace di migliorare la qualità della vita dei cittadini. Ed è per queste ragioni che oggi i lavoratori, la scrivente Organizzazione sindacale e la stessa utenza non possono ritenersi soddisfatti da un semplice annuncio peraltro di una soluzione tampone».
«Non si possono chiedere ulteriori sacrifici ai lavoratori – affermano – tantomeno farli vivere in uno stato di incertezza quotidiana, considerato, secondo voci di corridoio, che nei prossimi mesi, diventeranno certezze negative, in quanto ci sarà da affrontare il pagamento del salario di giugno e luglio, le quattordicesime, rimborsi 730 ecc. Si ha bisogno pertanto, di certezze, di conoscere quale sarà il futuro dell’Azienda e dei lavoratori, e dello stesso servizio di trasporto urbano per l’intera comunità, che per anni è stato il fiore all’occhiello grazie all’Atac prima e l’Amaco dopo».
«Ed è per queste stesse ragioni che oggi la scrivente Organizzazione sindacale chiede ufficialmente – annunciano gli esponenti sindacali – di avere un incontro urgente con il sindaco Caruso, l’Amministratore Mastrolorenzo, e con la Regione Calabria, affinché si chiarisca e si ponga fine alla estrema incertezza, che provoca disagio, malumore ai lavoratori, alle loro famiglie e a tutta la collettività. Non c’è un barlume di programmazione sul trasporto pubblico locale in tutta la Regione Calabria, e questo non è certo un quadro rassicurante, in particolare nella Provincia di Cosenza, dove, persistono numerose zone di criticità, che, salvo rare eccezioni di alcune aziende, si ripercuotono sia sui servizi offerti ai cittadini, sia sui lavoratori, che pagano un prezzo alto in termini di salari bassi, di ritardi e incertezze nella erogazione delle retribuzioni mensili nonché della mancanza di una sana e proficua contrattazione a livello aziendale».
«In questi ultimi 20 anni, infatti – sottolineano i segretari generali della Cgil – si è decretato il fallimento completo delle politiche praticate in Calabria, ivi compresa la costituzione dei consorzi, che non ha prodotto nulla in termini di miglioramento dei servizi offerti, di miglioramento della qualità delle aziende e delle condizioni di lavoro degli addetti. Allora ci si chiede, qual è la soluzione possibile e se ci sono strade diverse percorribili nell’immediato».
«Noi pensiamo ormai da molto tempo – scrivono ancora – che nelle more delle gare, sia necessario e non più differibile una forte spinta per poter avviare un confronto tra tutti i soggetti interessati, Aziende, Regione, Comuni, parti sociali; per dare vita ad un’unica azienda di trasporti in Calabria a maggioranza pubblica, che per dimensioni e robustezza economico-strutturale sia in grado di competere con le realtà che già operano nel resto del territorio nazionale e dell’Europa. Il settore infatti è caratterizzato dalla coesistenza di due caratteristiche, in teoria configgenti: un quadro normativo nazionale che dall’entrata in vigore del Decreto legislativo 422/1997, ha introdotto la gara (concorrenza regolata appunto) come forma normale di affidamento dei servizi di TPL e una situazione che di fatto ha visto il regime della concessione, di cui gli attuali contratti di servizio, si rendono prorogabili all’infinito e non sono aggiudicati mediante gara, come prevede il regolamento CE 1370/2007 (art. 5)».
«Ciò ha determinato inefficienza sul piano economico ed inefficacia su piano della qualità dei servizi – sottolineano – in quanto la gara è uno strumento studiato in un tempo per rendere contendibile un settore che rientra tra i servizi di interesse economico generale, là dove prevale la necessità di fornire alla collettività un servizio essenziale, e di mettere in competizione le aziende, le quali tra l’altro sono soggetti ad obblighi di servizio pubblico e al diritto di esclusiva. In Calabria l’assetto del mercato del trasporto pubblico regionale e locale è sostanzialmente rimasto invariato da molti anni, con spazi ridotti per una reale concorrenza tra gli operatori, persistendo la mancanza di un benché minimo confronto competitivo che spinga le aziende a migliorare le loro performance, a migliorare l’efficienza e la qualità dei servizi e a farne le spese sono gli addetti e la collettività, un progressivo ed inesorabile scadimento dell’offerta e dell’efficienza dei servizi di TPL, che in alcuni casi, come nel caso dell’Amaco, ha assunto connotati patologici anche sotto il profilo dell’accumularsi di perdite di bilancio e di debiti. Tutto ciò ha comportato uno spreco di risorse pubbliche al quale la Regione non ha saputo porre rimedio, persistendo in tutta la Regione prevalentemente imprese di micro e media dimensione».
«Un’azienda unica regionale o quantomeno di bacino provinciale a trazione pubblica – chiedono – che sia in grado pure di assicurarsi l’aggiudicazione delle gare per l’affidamento dei servizi e garantire la produzione di un servizio adeguato alle esigenze dei cittadini, che sempre di più reclamano più efficienza e qualità. Un servizio di trasporto che non abbia confini municipali, ma che risponda pienamente alla domanda che proviene in primis dalle realtà urbane e che guardi anche al trasporto a domanda debole. Oggi è arrivato il momento di abbattere barriere e campanili».
«Riteniamo quindi che non sia più differibile una discussione per verificare se vi siano strade percorribili nell’immediato che non devono in maniera assoluta gravare sui lavoratori – concludono – ovvero, trovare soluzioni strutturali per garantire il pagamento dei salari e soprattutto salvaguardare tutti i posti di lavoro in Amaco, in altro modo, chiediamo l’immediata applicazione di tutte le regole che disciplinano la materia del TPL, comprese le gare e i corrispettivi alle aziende nel pieno rispetto del D.M. 157/2018 sui costi standard».

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