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il verdetto

Ristrutturazione del “Mariano Santo” a Cosenza, tutti assolti. I costi non furono gonfiati – NOMI

La sentenza del Tribunale di Reggio su imprenditori e manager. Accuse non dimostrate nel processo. Anche i materiali usati erano conformi

Pubblicato il: 17/06/2023 – 12:54
Ristrutturazione del “Mariano Santo” a Cosenza, tutti assolti. I costi non furono gonfiati – NOMI

COSENZA-REGGIO CALABRIA Tutti assolti a quattro anni di distanza dagli avvisi di garanzia. Si tratta dei quattro imputati coinvolti nel processo sui lavori di “ristrutturazione e adeguamento normativo” dell’ospedale di Cosenza. La decisione del Tribunale di Reggio Calabria presieduto dal giudice Silvia Capone riguarda l’imprenditore Antonio Scopelliti del consorzio Gico Srl, il direttore dei lavori e membro del consiglio direttivo del Consorzio Telesio Sts Spa Leone Pangallo, il responsabile della contabilità del cantiere Eugenio Minniti e il geometra dell’ufficio 6 delle opere marittime per la Calabria e la Sicilia del ministero delle Infrastrutture Paolo Abagnato.
Secondo gli inquirenti (le indagini all’epoca furono portate avanti dalla Guardia di finanza), nell’appalto da 6 milioni di euro per i lavori dell’ospedale ci sarebbero stati importi gonfiati per circa 120mila euro. Per l’accusa, l’imprenditore Scopelliti avrebbe garantito ai pubblici ufficiali la ristrutturazione gratuita di alcune case private e gratuiti traslochi da Reggio Calabria in Sicilia coi mezzi della ditta impegnata nei lavori al “Mariano Santo” di Cosenza dove, per i pm, «per l’esecuzione dell’appalto venivano forniti vetrocamere per infissi esterni non a norma e pannelli di polistirene estruso non conforme a quello previsto in capitolato». Ma anche, ricorda il Fatto Quotidiano, «marmi, stucchi e intonaci di qualità inferiore – si leggeva nel capo di imputazione – a quanto previsto contrattualmente, porte non a tenuta stagna, materiali per gli impianti elettrici obsoleti e guaine impermeabilizzanti non calpestabili».
Le accuse erano di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, corruzione di persona incaricata di pubblico servizio e frode nelle pubbliche forniture. Tutte accuse non dimostrate nel processo al termine del quale il Tribunale di Reggio Calabria ha dato ragione al collegio difensivo composto dagli avvocati Giuseppe Alvaro, Massimo Canale e Carmelo Chirico. I legali degli imputati, infatti, hanno dimostrato che nessuna utilità era stata offerta dalla ditta in favore del direttore dei lavori e non vi era alcuna maggiorazione negli importi liquidati alla Gico che ha utilizzato materiale «conforme alla normativa di riferimento».

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