Calabria, la politica è ancora a prevalenza ideologica?
La politica è ancora a prevalenza ideologica? Le più recenti notizie spostano le lancette in direzione del dubbio, fino a farle fermare sull’opportunismo che, in alcuni casi, è il vero “partito” di r…

La politica è ancora a prevalenza ideologica? Le più recenti notizie spostano le lancette in direzione del dubbio, fino a farle fermare sull’opportunismo che, in alcuni casi, è il vero “partito” di riferimento, sospinto da quel pensiero popolare secondo il quale l’importante è raggiungere l’obiettivo.
Stando ai “si dice” una componente politica di destra, in prossimità dell’ultima campagna elettorale per le “Amministrative” di Catanzaro, avrebbe bussato alla porta di un candidato a Sindaco per proporgli di cambiare casacca, assicurandogli supporto e voti di preferenza. Ecco come l’interesse di parte può ammantarsi di sociale e tendere a profittare del turno elettorale per tentare di dirottare i voti. Un sistema al quale si sarebbe fatto ricorso con disinvoltura, ma anche con spregiudicatezza visto come, in taluni ambienti, si considera la politica: un mezzo per raggiungere un obiettivo, piuttosto che un “target ideologico”.
Le tante vicende che si scoprono a campagne elettorali concluse, danno uno spaccato di come si intende la politica in alcuni ambienti; persino “oltraggiosa” riguardo alla sensibilità dell’elettorato che, nonostante tutto, continua a credere nei valori della rappresentanza, anche quando si potrebbe sospettare che si è in presenza di manipolatori. Non è raro, infatti, che dall’azione politica si passi ai compromessi, ai comportamenti dettati dal vantaggio personale che si può ottenere. E si capisce anche come e perché possono avvenire, con naturalezza, gli spostamenti da uno schieramento ad un altro oppure, come si dice, cambiare “casacca” quando l’offerta è più appetibile.
Tutto questo si chiama: “circo mediatico”, che solitamente si nutre di spettacolarizzazione della sfera politica trasformata in una delle componenti della vita sociale. Tuttavia va tenuto presente che la personalizzazione della politica ha una sua storia complessa che, sia pure con misure e modalità diverse, riesce a condizionarla. Da un certo punto di vista si può dire che la “personalizzazione” è sempre esistita. Capita, infatti, che il candidato possa essere un signore sconosciuto ai più, presentato nella sua individualità e con la sua “presunta” storia. E questo, al di là dell’interesse dell’elettore, è sempre un motivo che, alla fine, può fare la differenza, considerata la “parcellizzazione” che supplisce alla mancanza di idee.
C’è un aspetto della politica che va al più presto dibattuto e superato se si vuole effettivamente lavorare per consentire alla Calabria di compiere un salto di qualità. Ed è il “provincialismo” che divide le popolazioni e alimenta interessi di parte a discapito di uno sviluppo coordinato e collettivo della Calabria. Da ciò sono nate, e continueranno ad essere presenti, le lotte intestine tra le cinque province. Inutile dire che, così continuando, non si va da nessuna parte. Se non si prendono drastiche iniziative la Calabria è destinata a rimanere la “cenerentola” del Paese, altro che una regione che si può confrontare con le altre. Di tanto l’elettorato calabrese dovrà farsi carico il più in fretta possibile, senza lasciarsi incantare dal “padrino” di turno disposto a promettere anche l’impossibile pur di far ottenere i voti alla sua parte politica. La Calabria ha bisogno, oltre che di “politici” capaci, anche di condivisione di intenti. Il resto è solo un mezzo per ottenere qualche suffragio in più. Ma questa non è politica, semmai è il tentativo per raggiungere un obiettivo che, facilmente, si traduce in interesse personale.
*giornalista