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L’analisi

Sanità, Calabria (ancora) in perenne affanno

È dato record per perdita di medici e pediatri: in tre anni, via oltre il 27%. Chimera i Lea e la mobilità sanitaria “peggiora” i conti del Ssr

Pubblicato il: 24/06/2023 – 7:00
di Roberto De Santo
Sanità, Calabria (ancora) in perenne affanno

CATANZARO Il costo della mobilità sanitaria pesa come un macigno sul sistema sanitario regionale della Calabria. Un record che fa il paio con l’assenza di garanzie offerte dai Lea e dalla scarsezza del personale medico e pediatrico i cui contingenti si riducono più che altrove.
E come un cane che si morde perennemente la coda, la sanità calabrese si avvolge su se stessa, finendo per ridurre all’osso il sacrosanto diritto dei cittadini ad avere cure e servizi socio-sanitari adeguati. Così in una regione con un tasso alto di povertà diffusa tra le famiglie residenti, questo quadro si traduce in un cappio al collo per quanti devono ottenere assistenza.
Incrociando i dati dell’ultimo report dell’Eurispes ed Enpam “Il termometro della salute”, arriva la conferma dello stato comatoso in cui versa il Sistema sanitario calabrese.
Ad iniziare dalla carenza di personale medico.

In tre anni il numero di medici si è ridotto del 27,1% in Calabria


Stando alle elaborazioni riportate nel report, in tre anni il numero di medici di medicina generale è passato da 1.496 del 2019 a 1.089 del 2021 (ultimo dato preso in esame). Una flessione che si traduce in termini percentuali in un crollo di oltre 27 punti (per l’esattezza 27,1%). Nello stesso lasso di tempo l’emorragia di medici in Italia anche se consistente si ferma al 5,13%.
Speculare anche la situazione tra i pediatri di libera scelta che da 256 del 2019 si sono ridotti a 186: segnando una decrescita del 27,34%. Decisamente di gran lunga superiore a quanto avvenuto in Italia dove la media della flessione si arresta al 5,21%.
E per il futuro non si aspettano previsione rosee, se è vero che in tutto il Paese si stimano flessioni del personale sanitario.
«Dal 2022 al 2027 – si legge nel report Eurispes-Enpam – il Sistema Sanitario Pubblico perderà ogni anno una media di 5.866 medici dipendenti, e una media di 2.373 medici di medicina generale. Per l’intero quinquennio vanno calcolatele uscite di 29.331 medici dipendenti, e di 11.865 medici di base. Rispetto agli attuali organici, per entrambi i comparti si tratta di perdite di poco inferiori al 30%.  E questo ‒ va ribadito ‒ solo nel prossimo quinquennio».

Lea: chimera per la Calabria

Numeri pesanti che si riflettono anche sulla garanzia delle prestazioni. Da qui infatti emerge che i Livelli essenziali di assistenza in Calabria non vengono soddisfatti. Stando ai dati Gimbe elaborati dall’Eurispes la regione è penultima in Italia per questo indice e per questo il sistema sanitario regionale risulta «inadempiente». Con un totale di “appena” 125 punti, infatti, è sotto la soglia minima di 140. E risulta inadempiente nella sperimentazione 2019, del monitoraggio Lea sui tre pilastri dell’assistenza medica: prevenzione, distrettuale ed ospedaliera. Se l’indice è fissato al punteggio minimo di 60, in tutti e tre i monitoraggi i servizi sanitari offerti in Calabria non centrano l’obiettivo. Visto che per prevenzione il dato è pari a 59,90, mentre per l’assistenza distrettuale questo dato si ferma a 55,50 ed ancora più basso si collocano i servizi ospedalieri: 47,43. In quest’ultimo caso ottenendo la maglia nera in Italia.

Mobilità alle stelle

Difronte a questo quadro, i calabresi sono costretti – chi può permetterselo – di andare fuori regione ad ottenere quel diritto di fatto negato nella regione. Incrementando così la mobilità sanitaria interregionale che pesa sulle casse della già disastrata sanità calabrese.
Nel corso del 2018, ultimo dato preso in esame del rapporto, sono stati 52.888 i pazienti che hanno varcato i confini della Calabria per ottenere cure e servizi sanitari in altre regioni. Mentre appena 4.856 persone provenienti fuori dalla regione hanno scelto la Calabria per curarsi.
Segnando così un saldo negativo di 49.032. Numeri che si sono tradotti in un vero e proprio salasso per le casse regionali.
Stando sempre ai numeri riportanti nel report, infatti, il costo complessivo che la Calabria ha dovuto sostenere per quelle prestazioni è stato pari ad oltre 319 milioni di euro (per l’esattezza 319.445.111).
Con una beffa ulteriore che quelle somme sono confluite nelle regioni più ricche come la Lombardia, l’Emilia Romagna, il Veneto e la Toscana. Finendo così per sostenere quei sistemi sanitari a tutto discapito di quello calabrese.
Un paradosso che finirà per incrementare il gap esistente tra la Calabria e le aree maggiormente opulente del Paese. In attesa che l’Autonomia differenziata – che delinea competenze e risorse anche nella materia sanitaria – non possa apportare ulteriori danni ad un già “ingiusto” processo di redistribuzione della ricchezza. (r.desanto@corrierecal.it)

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