LAMEZIA TERME I numeri contenuti nell’ultimo report di Avviso Pubblico certificano, anche per l’ultimo anno, una tendenza stabile e quindi tuttora preoccupante: amministratori locali, sindaci, consiglieri comunali e dipendenti della pubblica amministrazione sono un bersaglio di incendi, aggressioni e invio di proiettili. Intimidazioni, insomma, che continuano ad influenzare la vita democratica del nostro Paese. Un potere e una pressione criminale esercitata da esponenti dei clan mafiosi che resta costante anche nel 2022 e nei primi mesi del 2023 (QUI LA NOTIZIA).
Ai microfoni del Corriere della Calabria, proprio in occasione della 12esima edizione di Trame Festival a Lamezia Terme il vicepresidente di Avviso Pubblico, Andrea Bosi, ha spiegato i contorni e le dimensioni del fenomeno delle intimidazioni nel settore pubblico che, oltre alla Calabria e alle regioni meridionali, colpisce il Nord Italia. Segno inconfondibile di come le pressioni degli esponenti dei clan di ‘ndrangheta siano sempre più in crescita. «Il rapporto – ci spiega Bosi – a leggerlo anche quest’anno davvero è qualcosa di profondamente significativo. E il fenomeno mafioso è un fenomeno che anche nel Nord Italia si è radicato e siamo oltre le infiltrazioni, siamo al radicamento pieno, come dimostrano tantissime inchieste delle procure del Nord Italia, il processo Aemilia, Grimilde e molti altri. È diventata terra in cui anche la ‘ndrangheta ha costituito una ricca rete di interessi di affari e mafiosi malavitosi».
Le campagne mediatiche, le inchieste e gli arresti. Ma anche l’impegno concreto delle istituzioni rappresentate da quei sindaci e dagli amministratori che, con coraggio, si mettono in prima fila per contrastare e fare luce sulle pressioni mafiose. «Avviso Pubblico – ci spiega ancora Bosi – è una rete di enti locali con oltre 500 associati tra Comuni, Province e Regioni. Ed è un’associazione importantissima perché, oltre a raccogliere le buone prassi e fare della formazione sui temi dell’anticorruzione nel contrasto a tutte le mafie, riesce a costruire anche una rete di amministratori impegnati proprio su queste tematiche che dalla Val d’Aosta alla Sicilia, condividono il tema della promozione della cultura, della legalità e del contrasto al fenomeno mafioso a partire dai grandi approfondimenti».
Che le regioni settentrionali siano terra di conquista dei locali di ‘ndrangheta è un fatto accertato. E per questo la consapevolezza è sempre maggiore, ma tuttora non sufficiente. «C’è un po’ più di consapevolezza, perché effettivamente c’è stato un grande clamore mediatico, giustamente, soprattutto a partire dopo il processo Aemilia, e quindi dopo i fatti anche legati al sisma del 2012 e la ricostruzione con i tentativi di infiltrazioni di interessi malavitosi dentro le aziende del Nord Italia per aggiudicarsi gli appalti sulla ricostruzione. Le forze dell’ordine, i tribunali, le procure, le prefetture e gli enti locali hanno reagito bene, hanno reagito facendo rete e creando dei sistemi di filtro. Ma è innegabile che il fenomeno mafioso ‘ndranghetista è presente e che la popolazione ne è da un lato consapevole, anche se probabilmente non completamente, non fino in fondo, non è completamente chiara la portata del fenomeno». (g.curcio@corrierecal.it)
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