Ingiurie a Carola Rackete, il Senato “scherma” Salvini
La Giunta per le Immunità di Palazzo Madama nega l’autorizzazione a procedere. Il legale: «È l’insindacabilità dell’insulto»

ROMA L’Aula del Senato ha respinto – con 82 voti favorevoli al parere espresso dalla Giunta per le Immunita’ – l’autorizazione a procedere chiesta nei confronti di Matteo Salvini, allora ministro dell’Interno, accusato di diffamazione continuata e aggravata per aver offeso la reputazione di Carola Rackete, comandante della nave “Sea Watch 3”, con riferimento alla missione con soccorso in mare di 53 persone nella zona SAR libica del 12 giugno 2019.
Il parere della Giunta per le Immunità di Palazzo Madama, a maggioranza, ha chiesto all’Assemblea di deliberare che “le dichiarazioni rese dal senatore Matteo Salvini costituiscono opinioni espresse da un membro del Parlamento nell’esercizio delle sue funzioni e ricadono pertanto nell’ipotesi di cui all’articolo 68, primo comma, della Costituzione”.
Sessanta i voti contrari espressi nell’Emiciclo e 5 gli astenuti. Contro il parere M5s, Pd e Avs. Astenuti gli esponenti di Azione-Italia viva.
ll legale di Rackete: «È l’insindacabilità dell’insulto»
«Che dire? Notizia attesa e scontata. È l’insindacabilità dell’insulto. È interessante notare come il Parlamento abbia ritenuto un’opinione espressioni come “zecca tedesca”, che qualificano chi le pronuncia ben più di una donna che è stata costretta a subirle». E’ il commento dell’avvocato Alessandro Gamberini, legale di Carola Rackete, alla decisione del Senato di negare la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini, che era a processo per diffamazione davanti al Tribunale di Milano.