COSENZA Un asse criminale proficuo lungo la rotta che collega Cassano allo Ionio e Bari, in Puglia. Uno dei tanti segnali sui legami del locale di ‘ndrangheta degli Abbruzzese con altre organizzazioni criminali al di fuori dei confini calabresi. A scriverlo nero su bianco sono gli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, guidata dal procuratore Nicola Gratteri. Le loro ricostruzioni sono finite al centro dell’inchiesta “Athena” coordinata dai procuratori aggiunti Vincenzo Capomolla e Giancarlo Novelli e dal sostituto Alessandro Riello che, il 30 giugno scorso, ha portato – su richiesta del gip – all’emissione di 68 misure cautelari, decapitando a tutti gli effetti la cosca Abbruzzese attiva nella Sibaritide.
L’altra realtà criminale presente in Puglia, e strettamente connessa alle attività degli Abbruzzese, è quella della famiglia Lovreglio del capoluogo pugliese, con i quali gli inquirenti sono riusciti a ricostruire diversi incontri, sia nel territorio di Cassano allo Jonio, sia a Bari. Famiglia non indagata in questa inchiesta della Dda di Catanzaro ma il cui spessore criminale è riconosciuto. Ed è grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali che gli inquirenti sono riusciti a comprendere gli interessi dei Lovreglio nel traffico di stupefacenti collegati, in relazione al locale contesto di criminalità organizzata, al clan Parisi del quartiere Japigia alla periferia sud-orientale di Bari. «Savino non è uscito ancora, no?» «…dice che doveva uscire per primo, il trentennale l’ha fatto (…)». È il 14 luglio 2019 quando gli inquirenti riescono a captare una conversazione telefonica tra Nicola Abbruzzese, cl. ’79 finito in carcere, e Francesco Lovreglio dalla quale la vicinanza tra le due famiglie sarebbe innegabile. Già perché è proprio “Semiasse” a chiedere di un tale Savino, evidentemente riferendosi a quello che è considerato il boss indiscusso dell’omonimo clan barese, Savino Lovreglio, cl. ’60 e attualmente in carcere a Terni dove sta scontando una condanna per diversi reati connessi all’associazione di tipo mafioso. Un’occasione per gli inquirenti per risalire al coinvolgimento della famiglia barese nel traffico di droga con il clan cassanese. Nicola Abbruzzese si rivolgeva ai suoi amici baresi perché «aveva bisogno di acquistare più di 100 chili di sostanza stupefacente non specificata, presumibilmente del tipo eroina».
La Dda di Catanzaro, nel corso dell’indagine, è riuscita a ricostruire in modo dettagliato i rapporti tra gli “zingari” di Cassano allo Ionio e tutti i membri di spicco della famiglia Lovreglio, i cui componenti apicali erano stati individuati in: Franco Lovreglio, (cl. ’62) in carcere dal 2004 al 2012; Nicola Lovreglio (cl. ’85) che annovera sul suo conto diversi precedenti di polizia per armi, incendio, lesioni, furto, oltraggio, violenza e resistenza a P.U. e reati in materia di stupefacenti. E poi Eugenio Traversa (cl. ’82) anche lui con precedenti di polizia per reati contro la persona e reati contro il patrimonio nonché genero di Francesco Lovreglio e cognato di Nicola Lovreglio in quanto marito di Vittoria Lovreglio, figlia del primo e sorella del secondo. La famiglia Lovreglio era stata invitata anche ai festeggiamenti del battesimo della figlia di Leonardo Abbruzzese, cl. ’85 finito in carcere, avvenuto in un noto hotel di Altomonte il 10 giugno 2018, così come documentato nel corso di un’attività di polizia giudiziaria. Episodio confermato dallo stesso Abbruzzese quando, un mese più tardi, è al telefono con il titolare del noto hotel per prenotare delle camere per Ferragosto, in previsione dell’arrivo in Calabria degli “amici” di Bari che avevano già preso parte al battesimo.
«… quelli sono amici miei, quelli che le hanno prenotate…» spiega Leonardo Abbruzzese al titolare «Ce ne sono altre che sono venute al battesimo della piccolina…». Poi la conferma della prenotazione: «(…) quattordici, quindici e sedici (…) questi sono ospiti miei, sì, sì, sì! Questi sono ospiti miei!». Ospitalità e massima disponibilità garantita dall’albergatore. E, il 17 agosto, è lui stesso a riferire a Leonardo Abbruzzese. «Gli amici vedi che si sono scialati!» «Il compare vostro ci ha portato in giro a destra e a sinistra». E Abbruzzese continua a raccomandare all’albergatore un trattamento esclusivo per i suoi ospiti pugliesi. «Vedete se devono pranzare, li fate pranzare, se gli servono le stanze fino al pomeriggio gliele fate tenere, compa’!».
Un’accoglienza che sarà ricambiata l’estate successiva, alla fine di luglio 2019, quando i Lovreglio «avrebbero ricambiato l’ospitalità degli Abbruzzese approfittando di un viaggio a San Giovanni Rotondo» scrivono i magistrati. Ma a segnare le vacanze estive c’è un episodio di cronaca particolarmente significativo per le logiche criminali del territorio pugliese, l’agguato avvenuto ad Andria il 24 giugno 2019 costato la vita a Vito Griner con il grave ferimento nella circostanza di Nicola Lovreglio (cl. ’80) figlio di Luigi Lovreglio, fratello di Francesco. Il 14 luglio 2019 Nicola Abbruzzese è a Bari ed incontra – secondo la ricostruzione degli inquirenti – la famiglia Lovreglio e, inevitabilmente, la loro discussione si focalizza sui recenti fatti di cronaca. «… quello vuole comandare, quello vuole comandare e si sono scannati!» spiegherà Eugenio Traversa a Nicola Abbruzzese mentre Francesco Lovreglio spiegava «che era in atto uno scontro sul territorio sui nuovi assetti criminali non accettati da alcuni soggetti tornati da poco in libertà». La vittima dell’agguato, infatti, è considerato il fratello del presunto boss Filippo Griner, classe ’82, attualmente in carcere a Sassari. «… hai capito? Sta al quarantuno il fratello» dice Nicola Lovreglio «comunque gli è andata bene!». E poi spiega quella che, secondo lui, era la dinamica dell’agguato. «(…) due colpi, uno è entrato ed è uscito. L’altro si è fermato e la polvere da sparo ha fatto infezione». Poi il paragone “lusinghiero”. «Ehhh Nico’ – dice Lovreglio ad Abbruzzese – è come te che non ti piace spostarti, vuole stare sempre là, al paese suo!».
È il 26 luglio 2019 quando, da Cassano allo Ionio, gli “zingari” partono alla volta di Bari con un furgone noleggiato. Come ricostruito dagli inquirenti erano partiti Nicola e Rocco Abbruzzese con i rispettivi nuclei familiari. E, una volta ritrovati con Traversa, è ancora la cronaca ad essere al centro della discussione. Il giorno prima, infatti, un altro agguato, sempre ad Andria, aveva scosso gli equilibri della criminalità locale con l’omicidio di Vito Capogna (cl. ’57), altro personaggio di rilievo. «(…) questo è un periodo peggio di quello vostro! Come a voi, così a noi l’estate!». Un episodio particolarmente preoccupante perché, come spiegano i pugliesi a Rocco Abbruzzese, Vito Capogna era tra i soggetti di spessore criminale più “vicini” ai Lovreglio: «(…) perché uno dei più vicini a noi è questo! Che stava libero…» e ancora: «Quando voi uscirete di qua, non dovete andare a destra, dovete riprendere di nuovo la tangenziale perché, se andate a destra vi ritrovate nel “San Paolo” in mezzo… è peggio pure di quello vostro a Cassano!». (g.curcio@corrierecal.it)
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