Sergio Crocco, il comunista che non mangia i bambini
«È il figlio adottivo di Padre Fedele. Un comunista “canaglia”a cui non si può non volere bene»

«Quando conobbi Sergio Crocco ero così piccolo e lui così magro che a pensarci oggi mi viene da piangere. L’ho conosciuto come piccolo ultras, io, e leader della curva,clui. Mai avrei immaginato, nemmeno nelle serate al Crocefisso con Padre Fedele che quel comunista sfegatato e insolente diventasse l’erede del monaco. Erano gli anni di Jean Paul, il ragazzo di colore che Fedele portò a Cosenza e che tutti guardavano come un alieno. Forse era l’unica persone di colore che camminasse in città, il mio amico del cuore. Non parlerò della sua esperienza di drammaturgo dialettale ma dell’impegno che ha messo nella Terra di Piero, dedicata a Piero Romeo, altro angelo ultras volato via troppo presto. Questo nugolo di spretati è divenuto il centro più spirituale e religioso che ci sia. Sergio aiuta chi ha bisogno ed è aiutato da chi può farlo. Un po’ come la massima napoletana della solidarietà. Così come Padre Fedele non toccò una lira dei miliardi che gli passarono sotto il naso, Sergio non prende nulla per sé. Non vota, perché è un anarchico, non sopporta la Juventus e il Catanzaro ma mai non darebbe il suo aiuto a un ultras giallorosso che fosse in difficoltà. È il centurione romano del Vangelo, il comunista che non mangia i bambini ma li ama. Soprattutto quelli poveri. Il figlio adottivo di Padre Fedele. Un comunista “canaglia”a cui non si può non volere bene».