«Perseguire una cultura al femminile»
Nelle fotografia sbiadita della donna di Palermo si ha l’impressione di vederla scortata da un plotone di esecuzione che la conduce inesorabilmente senza un processo alla punizione per i suoi capricc…

Nelle fotografia sbiadita della donna di Palermo si ha l’impressione di vederla scortata da un plotone di esecuzione che la conduce inesorabilmente senza un processo alla punizione per i suoi capricci. Mi chiedo come sia stato possibile per tutte noi donne madri abbandonare quel corridoio autentico che era il femminismo della prima ora, quel laboratorio di idee che nella rivendicazione della propria libertà di scegliere a chi dare il proprio corpo, se essere o no madri, se e cosa indossare costruiva una identità femminile culturale e ideologica. Dove è finita oggi quella forza dirompente che ha travolto un ‘ idea del maschio superiore che poteva sfruttarci, mentirci e abusare di noi psicologicamente. Non si può accettare che l’idea preponderante siano le quote rosa, le rivendicazioni di equità salariale che pur vanno nella giusta direzione. Quello che manca è perseguire una cultura al femminile che come dice la mia amica Matilde Lanzino vada insegnata nelle scuole fin dalla prima infanzia, va ricodificata nella formazione come nella promozione di una progettualità più concreta della costituzione di parte civile nei processi per stupro, va insegnata a coloro che hanno dato da bere alla donna barcollante di Palermo, a tutti coloro che padri, figli, compagni l’hanno vista trascinare fuori per strada da un plotone di esecuzione. Le donne hanno bisogno di una libertà vera che può provenire solo da una crescita culturale di genere… le donne vanno protette dagli uomini violenti ma vanno protette anche da se stesse e dai limiti che si pongono e non gli sono imposti… vanno protette dall’ignoranza di genere