Il caso del cantante cosentino morto a Bari nel 2013. La famiglia: «Chiediamo giustizia»
Luigi Ferraro perse la vita a soli 30 anni dopo un intervento chirurgico: 11 gli indagati. Il fratello: «Udienze del processo rinviate di anno in anno»

COSENZA Luigi Ferraro nel 2013 aveva 30 anni. Giocava molto bene a calcio, ma la sua vera passione era la musica. Era un cantautore cosentino, conosciuto non solo nella sua città. Cantava l’amore e la sua “Tvb”, uscita nel 2011, era diventata in breve tempo un tormentone. Senza una community, in pochi giorni aveva raggiunto 30 mila visualizzazioni su YouTube. Luigi aveva iniziato a collezionare successi già da adolescente, con il prestigioso “Premio Mia Martini”, seguito dalla partecipazione al “Festival di Napoli” e all’Accademia di Sanremo dove aveva incontrato il noto cantautore e produttore discografico Mauro Lavezzi che lo aveva voluto nella sua scuderia. Grazie a questa collaborazione era arrivato il suo primo brano inedito: “Tvb”. Insomma, una carriera in rampa di lancio, interrotta da un imprevisto, una deviazione inattesa sul percorso: «un operazione di routine», avevano detto i medici, la sostituzione della valvola mitralica da effettuare nella clinica “Santa Maria” di Bari. Un’operazione che, però, non andata come doveva andare. Già poche ore dopo l’intervento, eseguito il 7 febbraio 2013, il 30enne iniziò ad avere febbre molto alta, calo della vista, ipertermia e il suo quadro clinico peggiorò sensibilmente. Fino alla morte, il 22 febbraio. Tre giorni dopo avrebbe compiuto 30 anni.
L’intervento chirurgico e l’iter giudiziario
Quell’intervento chirurgico che ha portato Luigi ad un periodo di agonia e al decesso, non ha mai convinto del tutto i familiari del ragazzo. Da quel 22 febbraio, è iniziata la loro battaglia giudiziaria per ottenere le risposte che cercavano sulle cause di quella morte inattesa. Su ordine dell’allora pm di Bari Lidia Giorgio, la salma di Luigi fu posta sotto sequestro e sottoposta ad autopsia. Da quel momento in poi l’iter giudiziario ha conosciuto numerose fasi. Undici le persone indagate, tra cui cardiochirurghi, anestesisti e cardiologi con l’accusa di omicidio colposo. Nel maggio 2015 il gip del Tribunale di Bari Antonio Diella, accogliendo l’opposizione depositata dai legali della famiglia di Luigi, ha rigettato la richiesta di archiviazione del fascicolo d’indagine e ha disposto la perizia dei documenti in cui era stato riconosciuto che il decesso era ricollegabile all’infezione del sito chirurgico. «Ancora oggi – sottolinea Cesare Ferraro, fratello di Luigi -, dopo oltre 10 anni, Luigi non trova giustizia, nonostante già nella prima fase della causa i fatti di malasanità erano stati accertati. Ad oggi le udienze vengono rinviate di anno in anno prima per un motivo poi per un altro. Noi familiari abbiamo deciso di far sapere a più persone possibili come sono andati i fatti, speriamo nell’invito di televisioni locali e nazionali per raccontare quello che è accaduto a Luigi, quello che è stato accertato e quello che sta succedendo dietro le quinte».
«Purtroppo – dice Mario Lavezzi in un videomessaggio inviato idealmente a Luigi – un destino crudele non l’ha concesso, ma la tua voce e le tue canzoni rimarranno e sono certo che chi avrà la fortuna di ascoltarle non potrà che provare l’emozione che ho provato io quando le ho ascoltate per la prima volta». (redazione@corrierecal.it)