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la sentenza

Estorsione aggravata dalle modalità mafiose, assolto Antonio La Rosa

Ritenuto il capo dell’omonimo clan di Tropea, attualmente detenuto al 41 bis, era stato arrestato al termine di una operazione della Dda di Catanzaro

Pubblicato il: 21/10/2023 – 8:30
Estorsione aggravata dalle modalità mafiose, assolto Antonio La Rosa

CATANZARO Il gup di Catanzaro (Romano) ha assolto Antonio La Rosa dal reato di estorsione aggravata dalle modalità mafiose, a fronte di una richiesta di pena dell’Ufficio di Procura di otto anni di reclusione. Colui che è ritenuto il capo del clan La Rosa di Tropea, attualmente detenuto in regime di 41 bis, era stato tratto in arresto nell’ambito di un’operazione dei Carabinieri, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, che aveva raggiunto 4 persone (in carcere i fratelli Antonio e Pasquale La Rosa, di Tropea, Domenico Fraone di Filadelfia, commercialista, Elio Ventrice, di Tropea, medico in pensione finito ai domiciliari): tra i reati contestati estorsione e usura aggravate.
Secondo l’accusa Fraone avrebbe, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, realizzate in tempi diversi, a fronte della concessione di un prestito di 200mila euro, si era fatto promettere da Antonio Mondella, imprenditore in stato di difficoltà, interessi mensili nella misura compresa tra il 6% ed il 7%, e comunque altri vantaggi di carattere usuraio, in quanto sproporzionati rispetto alla prestazione di denaro erogata dal momento che, in caso di mancata restituzione della somma ricevuta nel termine di un anno, maturava titolo di proprietà dell’immobile, libero da vincoli. Infatti, il 3 dicembre 2012, stipulava un contratto di compravendita in forma di scrittura privata con Antonio Mondella, per effetto del quale quest’ultimo si impegnava a cedere a titolo definitivo e libera da ipoteche la struttura denominata “Casa di Ulisse” di Tropea, laddove non avesse restituito al Fraone 200mila euro. La Rosa era chiamato a rispondere dell’ipotesi di reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso, insieme ad Elio Ventrice, poichè avrebbero fatto presente all’imprenditore di essere in pericolo di vita. La difesa rappresentata dagli avvocati Giovanni Vecchio e Sandro D’Agostino, era riusciti già nella fase cautelare a dimostrare la completa inesistenza del quadro di gravità indiziaria, valutazione confermata anche in sede di giudizio di legittimità. A seguito del giudizio abbreviato (gli altri coimputati rispondono dei reati dinanzi al Tribunale di collegiale di Vibo Valentia, avendo scelto il rito ordinario) La Rosa è stato assolto con l’ampia formula di non aver commesso il fatto.

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