REGGIO CALABRIA Prima la stipula del rogito notarile per la cessione del diritto di superficie, poi un incontro nel corso del quale è stato illustrato il progetto di completamento curato dall’Uta (Unità Tecnica Amministrativa della Presidenza del Consiglio dei Ministri di Napoli). La questione che vede protagonista il nuovo Palazzo di Giustizia di Reggio Calabria torna al centro del dibattito nazionale con la visita del viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto. A distanza di quasi vent’anni dall’avvio dei lavori l’opera è ancora ferma al 75% del completamento: un enorme ritardo che nel corso degli anni ha suscitato l’indignazione di quanti hanno definito il mancato completamento di un’opera, anche dal grande valore, un vero e proprio «fallimento dello Stato in terra di mafia» di cui il Corriere della Calabria si è occupato recentemente (QUI LA NOTIZIA) con l’inchiesta di “Calabria dell’altro mondo”.
L’approvazione del progetto avvenne nel 2004 con un volume finanziario di circa 88 milioni di euro. L’appalto fu assegnato alla ditta Bentini Spa di Faenza che propose un ribasso di circa il 19%. Il volume dei lavori in termini finanziari, dunque, era di circa 50 milioni di euro. Il quadro economico cambia, i lavori proseguono ma solo fino al dicembre del 2012: trascorse le ferie natalizie, nel gennaio del 2013 ne viene segnalata l’interruzione. Il cantiere si ferma, gli operai messi in cassa integrazione e poi licenziati. Da quel momento in poi si apre un difficile contenzioso tra la Bentini S.p.a. e il Comune di Reggio Calabria. Da allora sostanzialmente i lavori sul cantiere sono fermi allo stesso punto: manca il 25% dell’opera.
«Il Ministero della Giustizia – ha detto nel corso del suo intervento Sisto – ha per questo fenomeno dei palazzi di giustizia un interesse particolare. Una giustizia migliore passa da un ambiente migliore, soprattutto per il Mezzogiorno». Per completare i lavori, ha spiegato il viceministro a margine dell’incontro parlando con i giornalisti, serviranno «74 milioni di euro». «Il nostro – ha aggiunto – non è solo un impegno, ma una realtà. Stiamo cercando di recuperare il tempo perduto, oggi siamo qui per dire che questa creatura è pronta per partire. Credo che nei prossimi quattro o cinque anni saremo in gradi di offrire a Reggio Calabria il presidio che merita, una giustizia migliore per cittadini del Sud che hanno particolare diritto a una giustizia più giusta e più efficiente».
Al tavolo con il viceministro Sisto, la presidente della Corte d’Appello di Reggio Calabria Olga Tarzia, il procuratore generale presso la Corte d’Appello Gerardo Dominijanni, il direttore generale presso il Ministero della Giustizia Massimo Orlando. Presenti, tra gli altri, anche il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri, il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro, la vicepresidente della Regione Giusi Princi, il deputato Francesco Cannizzaro, il presidente dell’Ordine degli avvocati di Reggio Rosario Infantino.
“Una storia ventennale” su cui si potrebbe vedere presto la luce dunque. Almeno questa è la speranza e il sentimento che ha caratterizzato la mattinata presso la Corte d’Appello reggina. Nel corso dell’incontro il direttore Orlando, che ha ripercorso la lunga storia dell’opera, ha parlato di «una giornata importantissima per la giustizia reggina e la città di Reggio Calabria», mentre la presidente del Tribunale Olga Tarzia ha parlato di «un grande sforzo da parte del Ministero per la risoluzione della questione, nella certezza che questa opera sarà presto fruibile alla cittadinanza e a tutti noi».
Un passaggio sulla situazione degli uffici attualmente operativi è stato dedicato dal procuratore generale Gerardo Dominijanni: «Abbiamo un problema per quanto riguarda gli uffici della Procura generale che sono in una struttura assolutamente inadeguata, ma c’è stata una proficua riunione e speriamo presto ci sia anche una risoluzione di questa vicenda».
«Reggio è una città sofferente e sensibile e ha bisogno dell’attenzione dello Stato», ha spiegato Luciano Gerardis, già presidente della Corte d’Appello reggina, che ha aggiunto: «È una città che non dimentica e che percepisce il sentimento di ogni gesto, rispetto a uno Stato che non sempre si è dimostrato nella storia attento alle esigenze. Noi non siamo una città come le altre, siamo una città diversa». Il nuovo Palazzo di Giustizia, ha spiegato Gerardis «è un’opera attesa perché risolve tantissimi problemi, perché è un palazzo all’avanguardia: a partire dal sistema antisismico, oppure perché c’è un auditorium di oltre 400 posti che potrebbe essere utilizzato per tutte le iniziative che si intendono adottare, per esempio l’inaugurazione dell’anno giudiziario». (redazione@corrierecal.it)
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