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“domus aurea”

La mancanza di pulizia per tagliare i costi, a Reggio l’incubo per 31 anziani

Nella “Domus Aurea” a Gallico l’orrore che emerge dalle testimonianze: «Visite organizzate per celare ai parenti le condizioni igieniche della struttura»

Pubblicato il: 22/11/2023 – 17:56
di Mariateresa Ripolo
La mancanza di pulizia per tagliare i costi, a Reggio l’incubo per 31 anziani

REGGIO CALABRIA Anziani dimagriti, con puntini rossi sul volto e che soffrivano di uno strano prurito, in quanto affetti – a loro insaputa – da scabbia. Lasciati con i panni sporchi di feci e urina, «esposti a continue sofferenze e privazioni e nella sostanziale incapacità di reagire alle giornaliere mortificazioni e vessazioni», costretti a stare in locali del tutto inadeguati, dove spesso non si puliva per giorni e giorni. E’ un quadro di assoluto degrado quello scoperto dai Nas di Reggio Calabria e che ha portato, a conclusione dell’indagine denominata “Domus Aurea”, all’arresto di due coniugi gestori di una casa di riposo abusiva, Luigi Moragas (cl. ’68) e Mariangela Di Benedetto (cl. ’85), finiti agli arresti domiciliari. I due sono gravemente indiziati, secondo l’ipotesi investigativa, dei reati di maltrattamenti e abbandono di persone incapaci, con l’aggravante di aver causato lesioni personali. Il 29 giugno del 2023 i Nas entrano in un albergo dismesso a Gallico, dove era stata allestita una vera e propria casa di riposo senza alcun titolo autorizzativo. Nella struttura, che ospitava trentuno anziani, trovano una situazione di «drammatico degrado, abbandono e incuria».

Anziani «abbandonati a se stessi, sofferenti fisicamente e psicologicamente»

Una condizione di assoluto degrado che – si legge nelle carte dell’inchiesta – «erano del resto specchio del più allarmante abbandono in cui erano costretti a vivere i fragili trentuno ospiti, cui erano di fatto negate le minime e più basilari cure alimentari, igieniche e sanitarie». All’interno della struttura i Nas hanno anche trovato cibo avariato e farmaci scaduti.
«Molto trascurati nell’aspetto, abbandonati a se stessi, con evidente stato di sofferenza fisica e psichica», così vengono descritte le drammatiche condizioni in cui versavano i trentuno anziani ospiti della struttura, lasciati in una «una condizione di totale incuria», tanto che otto di loro risultavano affetti da sospetta scabbia, malattia poi effettivamente diagnosticata a seguito di preliminari accertamenti compiuti presso il Gom di Reggio Calabria.

La mancanza di pulizia per tagliare i costi

«Presumo che la scabbia si sia diffusa in struttura per la poca igiene dovuta a una non adeguata operazione di pulizia degli ambienti, delle lenzuola e dei vestiti», è il racconto di una donna che aveva lavorato per un breve periodo all’interno della struttura, anche lei aveva contratto la scabbia. Un problema che era sorto con il taglio del personale, secondo quanto emerso i due gestori, che conoscevano le condizioni della struttura e dei pazienti, infatti «pur di ottenere il massimo profitto a discapito degli anziani ospiti, riducevano all’osso il personale, in particolare non assumendo, dal febbraio 2023, alcun addetto al servizio pulizia e comunque omettendo di sostituire i lavoratori che, con il passare del tempo e a causa dei mancati pagamenti, abbandonavano l’impiego». All’interno della struttura «per circa 2 mesi non essendo presente personale addetto, le pulizie giornaliere non sono state eseguite sia nelle stanze che nei bagni all’interno».

I pazienti coperti con indumenti lunghi per nascondere i segni della scabbia

«I parenti degli ospiti non si sono accorti di nulla in quanto la direzione non ha mai comunicato nulla e quando vi erano le visite gli ospiti indossavano indumenti invernali che coprivano tutte le parti del corpo e pertanto non si accorgevano delle lesioni da grattamento. Le poche volte che qualche parente chiedeva sui motivi del prurito del parente gli veniva riferito che ciò era dovuto ad allergia», racconta ancora l’ex dipendente. Ignari, dunque i parenti degli anziani, che li andavano a trovare, ma che non avevano piena contezza di quello che stava accadendo. «Durante una visita avevo notato che mia mamma presentava dei piccoli punti rossi sul viso», racconta la figlia di un’anziana ospite: «Ogni qual volta che facevo visita a mia madre, la stessa indossava degli indumenti con le maniche lunghe, quindi non ho potuto appurare la presenza di altri segni, non potevo immaginare che potevano essere verosimili sintomi legati ad eventuali malattie». La donna racconta anche di aver notato un dimagrimento nella donna: «Relativamente all’alimentazione non posso riferire nel merito in quanto non ho mai avuto in visione il suo piano alimentare. Nell’ultimo periodo ho notato che mia madre era dimagrita, non posso affermare, ma neanche escludere con certezza che tale dimagrimento sia stato riconducibile ad una alimentazione poco adeguata o alla carenza dei globuli rossi».
Dalle testimonianze dei parenti emerge, inoltre, il fatto che spesso gli anziani venivano trovati con i panni sporchi. Una sporcizia diffusa in tutta la struttura. «Particolarmente gravi – si rileva ancora – erano soprattutto le condizioni igieniche dei vicini servizi igienici, dove nei pavimenti e nei sanitari, vi era la presenza di feci, urine e resti di pannoloni sporchi».
Una situazione segnalata ai due gestori, che «venivano informati sulle problematiche legate al prurito degli anziani e rassicuravano i parenti con false promesse di cura o comunque minimizzando le preoccupazioni esternate, pur sapendo che era in corso un focolaio di scabbia». I due – scrive il gip – «organizzavano le visite in modo da celare ai parenti degli ospiti le condizioni igieniche della struttura (impedendo loro di salire ai piani superiori, generalmente autorizzando le visite solo su appuntamento e vestendo gli ospiti con abiti a maniche lunghe idonei a coprire i segni della scabbia».

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